Il PD decide cosa vuole fare di sé

Sabato ci sarà l'Assemblea nazionale: con ogni probabilità Maurizio Martina sarà confermato segretario e si deciderà quando fare il nuovo congresso

Matteo Renzi e Maurizio Martina nell'aprile 2017 (ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI)
Matteo Renzi e Maurizio Martina nell'aprile 2017 (ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI)

Sabato il PD riunirà la sua Assemblea nazionale per eleggere un nuovo segretario e per stabilire la data del congresso che porterà alle prossime primarie. Il risultato dell’Assemblea è molto incerto, ma a quanto sembra l’attuale segretario Maurizio Martina sarà confermato nel suo ruolo, mentre l’assemblea indicherà per il congresso una data tra l’autunno e l’inizio del 2019. Non è però impossibile che all’ultimo momento vengano prese decisioni differenti.

Parte dell’incertezza sull’esito dell’Assemblea è dovuta al fatto che la situazione nel PD è confusa e in via di rimescolamento. Dopo le elezioni del 4 marzo e le successive dimissioni del segretario Matteo Renzi, i rapporti di forza tra le varie fazioni interne al partito sono cambiati e al momento non è chiaro se a controllare la maggioranza dei più di mille delegati che saranno presenti all’Assemblea siano i sostenitori dell’ex segretario Renzi o i suoi oppositori.

Questi ultimi, al momento, sembrano il gruppo più organizzato e sono riuniti dietro al presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha già annunciato di volersi candidare segretario al prossimo congresso. I più importanti esponenti di questo schieramento sono l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, ex alleato di Renzi passato all’opposizione dopo la sconfitta del 4 marzo, e l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, leader della minoranza dal congresso del 2017.

I sostenitori di Renzi al momento sono invece divisi, in parte a causa dello stesso Renzi, che ha detto in più di un’occasione di non essere interessato alle dinamiche interne del partito e che viene descritto come poco presente e attivo nelle decisioni del suo gruppo di riferimento. Il risultato è che i suoi sostenitori non hanno presentato un unico candidato alla segreteria. Due esponenti di questo gruppo, l’ex presidente della regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e il deputato Matteo Ricchetti hanno entrambi detto di essere intenzionati a partecipare al congresso, ma non sembrano ancora avere il sostegno di tutto il loro gruppo. Un altro dei possibili candidati “renziani”, l’ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, ha detto oggi di non essere interessato a partecipare al congresso.

Difficilmente domani si arriverà a uno scontro diretto con un voto su una mozione chiave tra i due gruppi. In queste circostanze, solitamente, i dirigenti del partito preferiscono trovare un accordo e poi portare al voto in Assemblea una posizione unica (è quello che è accaduto all’ultima Assemblea nazionale, lo scorso 18 maggio, quando il partito decise sostanzialmente di non decidere).

Sabato, secondo osservatori e membri dell’Assemblea nazionale, il compromesso più probabile sarà l’elezione di Martina a segretario del partito. Significa che l’attuale segretario, che ha assunto l’incarico in quanto vice di Matteo Renzi, diventerà a tutti gli effetti il nuovo leader (al momento Martina si trova invece in una sorta di “limbo” non previsto dallo statuto del partito). In base allo statuto, Martina potrebbe rimanere segretario fino al 2022, fino alla scadenza dei cinque anni di mandato del segretario che ha sostituito (cioè Renzi, che era stato eletto nel 2017).

Martina però è considerato da gran parte dei dirigenti del partito un segretario di compromesso e quasi nessuno ritiene che possa rimanere in carica ancora a lungo. Per questo è possibile che un altro dei compromessi all’Assemblea di domani sia un accordo sulla data in cui tenere il prossimo congresso. Si tratta di un processo lungo che dura vari mesi e che conduce al rinnovo di tutti i principali organi del partito e che si conclude poi con le primarie per la scelta del segretario.

Come date possibili per il congresso si parla del prossimo autunno o della primavera del 2019, in modo che le primarie arrivino pochi mesi prima delle elezioni europee fissate per la fine di maggio. I dirigenti del partito però sono molto divisi sulle date e alcuni ritengono che la scelta migliore sia tenere il congresso soltanto dopo le elezioni. In ogni caso, la decisione che sarà eventualmente presa non sarà vincolante. Per celebrare il nuovo congresso, l’Assemblea nazionale dovrà riunirsi nuovamente, accettare le dimissioni del segretario Martina (o sfiduciarlo, nel caso Martina rifiutasse di dimettersi) e quindi deliberare il proprio scioglimento.