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  • Mercoledì 30 maggio 2018

L’Ungheria contro i migranti, di nuovo

Il governo ha presentato un pacchetto di leggi chiamato "Stop Soros": tra le altre cose prevede il carcere per chi in qualche modo favorirebbe l'immigrazione clandestina

Un manifesto contro Soros a Budapest, 1 febbraio 2018 (AP Photo/Pablo Gorondi)
Un manifesto contro Soros a Budapest, 1 febbraio 2018 (AP Photo/Pablo Gorondi)

Il partito conservatore e populista Fidesz (Unione Civica Ungherese) del primo ministro ungherese Viktor Orbán ha presentato in Parlamento una serie di leggi soprannominate “Stop Soros”, dal nome del finanziere e filantropo statunitense George Soros: tra le altre cose si propone di criminalizzare l’immigrazione clandestina e le persone o le organizzazioni che porterebbero avanti attività che in qualche modo la favorirebbero.

Il pacchetto di leggi era una delle principali promesse elettorali del partito di Orbán, che all’inizio di aprile aveva vinto le elezioni con il 49,5 per cento dei voti ottenendo una larghissima maggioranza per governare e anche per cambiare la Costituzione senza troppi problemi. Orbán e Fidesz avevano basato parte della loro campagna elettorale sulle accuse al miliardario e filantropo George Soros, che è di origine ebrea-ungherese anche se naturalizzato statunitense e residente negli Stati Uniti. Soros, noto per le sue posizioni progressiste e odiato in tutto il mondo da complottisti di idee conservatrici, finanzia molte organizzazioni no profit ungheresi – finanziò anche una borsa di studio che alla fine degli anni Ottanta permise allo stesso Orbán di studiare a Oxford – ed è stato accusato da Fidesz di promuovere l’immigrazione di persone musulmane in Europa per distruggerne l’identità cristiana. A metà maggio Open Society Foundations, la fondazione finanziata da Soros, aveva annunciato la chiusura del suo ufficio di Budapest, proprio a causa della nuova legge soprannominata “Stop Soros”.

Nel testo finale della proposta di legge non ci sono alcune norme molto controverse di cui si parlava prima della sua presentazione, e che stabilivano per esempio che le organizzazioni non governative che lavorano con i migranti sarebbero state soggette a controlli di sicurezza nazionale e a una tassa del 25 per cento sui finanziamenti esteri. Tuttavia, commenta il Guardian, non è chiaro se questo sia un ammorbidimento della proposta originale, dato che in quella finale si parla di sanzioni penali per coloro che “favoriscono” l’immigrazione clandestina. Gli attivisti per i diritti umani si sono chiesti però che cosa significhi: fornire assistenza legale o di altro tipo ai migranti che arrivano ai confini dell’Ungheria rientra per esempio nella definizione di sostegno all’immigrazione illegale? In teoria sì, e anche la distribuzione di opuscoli informativi sull’offerta di cibo potrebbe essere criminalizzata. Csaba Dömötör, il segretario di stato ungherese, durante una conferenza stampa ha detto: «Spetterà ai tribunali decidere come qualificare determinate attività».

Nel pacchetto di leggi – che potrebbe essere votato la prossima settimana – si dice che «chi fornisce aiuti finanziari o di altro tipo per un ingresso e per la permanenza illegale nel nostro paese deve essere punibile con pene detentive fino a un anno di reclusione». Si stabilisce anche che non sarà possibile chiedere asilo in Ungheria se prima del suo arrivo una persona è passata attraverso un paese terzo ritenuto sicuro. Infine si danno al ministro degli Interni i poteri di vietare le ONG che si ritiene rappresentino un «rischio per la sicurezza nazionale». Nel piano c’è anche la proposta di modificare la Costituzione per affermare che una “popolazione straniera” non si può stabilire in Ungheria: «Vorremmo che l’Ungheria rimanesse un paese ungherese», si legge nella presentazione della legge.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha affermato che il piano priverà «le persone costrette a scappare dalle loro case di aiuti e servizi fondamentali, esponendole al rischio di morte». E che al tempo stesso, se approvato, «infiammerà ancora di più un dibattito pubblico già teso e caratterizzato da pesanti atteggiamenti xenofobi». Human Rights Watch ha anche chiesto che Fidesz venga espulso dal Partito Popolare Europeo nel Parlamento europeo.

Dal 2010 Orbán, che ora è al suo terzo mandato, ha introdotto leggi restrittive della libertà di stampa, costruito muri per impedire il passaggio di migranti e promosso posizioni intransigenti contro i musulmani. Nel 2015 il governo ungherese aveva ricevuto molte critiche per la costruzione di una rete lungo i confini con Serbia e Croazia per fermare l’arrivo dei migranti e perché si era rifiutato di collaborare con gli altri paesi della UE nella gestione della crisi.