Cos’è l’equinozio di primavera, e perché è stato il 20 marzo e non il 21

Alle 17:15 di martedì 20 marzo è iniziata la primavera: e quindi non è giusto dire che le stagioni cominciano sempre il 21 del mese

Fiori di ciliegio di fronte al Jefferson Memorial di Washington, negli Stati Uniti, il 29 marzo 2016 (KAREN BLEIER/AFP/Getty Images)
Fiori di ciliegio di fronte al Jefferson Memorial di Washington, negli Stati Uniti, il 29 marzo 2016 (KAREN BLEIER/AFP/Getty Images)

L’equinozio di primavera, cioè l’evento astronomico che segna l’inizio della primavera, quest’anno è avvenuto martedì 20 marzo alle 17.15. Anche se convenzionalmente si dice che le stagioni cominciano sempre il giorno 21 di marzo, giugno, settembre e dicembre, le date esatte di equinozi e solstizi dipendono dalla rivoluzione della Terra: fino al 2102 l’equinozio di primavera non sarà il 21 marzo, ma il 20 o, qualche volta, il 19.

L’equinozio è il momento preciso in cui il Sole si trova allo zenit dell’equatore della Terra, cioè esattamente sopra la testa di un ipotetico osservatore che si trovi in un punto specifico sulla linea dell’equatore. Il giorno dell’equinozio di primavera ha comunque una caratteristica particolare: è uno dei due soli giorni all’anno, l’altro è quello dell’equinozio d’autunno, in cui il dì ha la stessa durata della notte (anche se poi non è esattamente così, a causa di alcune interazioni della luce con l’atmosfera terrestre).

Il significato del termine “equinozio” è chiaro per chi sa qualcosa di latino o è bravo a tirare a indovinare: la parola italiana deriva dal latino “aequinoctium“, composto da “aequus“, cioè “uguale” e “nox“, “notte”. Dopo l’equinozio di primavera il dì – cioè quella parte del giorno in cui c’è luce – continua ad allungarsi ogni giorno nell’emisfero boreale fino al solstizio d’estate: a quel punto le ore di luce cominciano a diminuire, tornando pari a quelle di buio nell’equinozio d’autunno, e ricominciando ad aumentare solo con il solstizio d’inverno. Estate e inverno iniziano nei giorni di solstizio, in cui le ore di luce sono rispettivamente al loro massimo o al loro minimo. Per quanto riguarda l’emisfero australe, cioè la parte della superficie della Terra a sud dell’Equatore, è tutto l’opposto.

Oltre alle stagioni astronomiche, ci sono anche le stagioni meteorologiche: iniziano in anticipo di una ventina di giorni rispetto a solstizi ed equinozi, e durano sempre 3 mesi (marmotta Phil permettendo). Indicano i periodi in cui si verificano le variazioni climatiche annuali, specialmente alle medie latitudini con climi temperati.

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