È morto lo stilista francese Hubert de Givenchy

Aveva 91 anni ed era stato uno dei più grandi stilisti del '900: almeno un suo abito lo conoscete tutti

Hubert de Givenchy nel suo studio a Parigi, 3 luglio 1995
(GERARD FOUET/AFP/Getty Images)
Hubert de Givenchy nel suo studio a Parigi, 3 luglio 1995 (GERARD FOUET/AFP/Getty Images)

Hubert de Givenchy, uno dei più importanti stilisti francesi del Novecento, è morto a 91 anni sabato 10 marzo, nel suo castello vicino a Parigi. La notizia è stata data oggi dal suo compagno, lo stilista di alta moda Philippe Venet.

È difficile non aver sentito mai parlare di Givenchy o dell’omonima casa di moda che fondò nel 1952, la cui direzione creativa è oggi affidata alla stilista Clare Waight Keller. Soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta Givenchy definì l’idea di eleganza e vestì donne come la regina Elisabetta II, Jacqueline Kennedy e Audrey Hepburn: è suo il famoso tubino che l’attrice indossa in Colazione da Tiffany, uno degli abiti più iconici del Novecento.

L’abito di Givenchy indossato da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany

Givenchy era nato in una famiglia aristocratica il 21 febbraio del 1927; suo padre, che era marchese, morì di influenza quando lui aveva 3 anni, e venne così cresciuto dalla madre e dalla nonna. A 17 anni si trasferì a Parigi per studiare Belle arti e iniziò disegnando abiti per altri stilisti francesi insieme ad altri che sarebbero poi diventati celebri, come Pierre Balmain e Christian Dior; dal 1947 al 1951 lavorò con Elsa Schiaparelli, famosa per lo stile d’avanguardia. Givenchy aprì la sua casa di moda nel 1952 nel quartiere di Plaine Monceau a Parigi e dedicò la sua prima collezione a Bettina Graziani, la più richiesta modella dell’epoca.

Mentre Dior fece fortuna rispolverando le linee del passato, Givenchy, che aveva 25 anni ed era il più giovane direttore creativo di Parigi, puntò sull’innovazione e sull’originalità. È facile capire quanto i due, entrambi al centro della moda dell’epoca, fossero distanti: mentre Dior pressava e delineava il corpo della donna in una silohuette elegante e precisa – il cosiddetto New Look, vita strizzata e gonna amplissima – Givenchy rivendicava abiti morbidi e comodi, finendo per diventare anche un simbolo della donna moderna, libera e insofferente alle imposizioni: «Ho sognato una donna liberata – diceva – non più fasciata e blindata nei tessuti. Tutte le mie linee permettono movimenti svelti e fluidi, i miei vestiti sono vestiti reali, ultra-leggeri, senza imbottiture e corsetti, sono indumenti che aleggiano su un corpo libero da lacci».

Givenchy si ispirava all’alta moda e all’elegantissimo stilista spagnolo Cristóbal Balenciaga, con cui ebbe un lungo e proficuo rapporto professionale, mescolando insieme le tendenze d’avanguardia come quelle avvistate nei negoziati del Village a Manhattan, come farebbe per esempio uno stilista contemporaneo con lo streetwear. Inventò il cosiddetto balloon coat, una specie di cappotto bombato indossato spesso da Jacqueline Kennedy e nel 1958 il vestito baby doll, che cingeva le ascelle e proseguiva allargandosi.

La locandina di Colazione da Tiffany con Audrey Hepburn e il famoso abito di Givenchy

La fama di Givenchy deve molto a Audrey Hepburn: i due si incontrarono nel 1953 sul set di Sabrina e divennero amici, e da allora lo stilista disegnò alcuni dei suoi vestiti più celebri, come appunto il tubino di Colazione da Tiffany, nel 1961. Lei una volta disse che i suoi abiti “mi danno sempre un senso di sicurezza e autostima, e mi riesce più facile lavorare sapendo che esteticamente sono a posto. Mi sento così anche nel privato. I vestiti di Givenchy mi offrono protezione contro situazioni e persone strane. Mi ci sento davvero a mio agio». Givenchy le dedicò anche un profumo, L’Interdit: prima di allora nessuna attrice era stata testimonial di una fragranza, cosa che Hepburn fece gratuitamente, per amicizia. Furono sue clienti anche Ingrid Bergman, Lauren Bacall, Maria Callas, Marlene Dietrich, Greta Garbo, e Grace Kelly.

Una pubblicità del profumo L’Intredit

Nel 1969 Givenchy aprì anche una linea maschile; poi nel 1988 l’azienda fu acquistata dal gruppo LVMH per 45 milioni di dollari dell’epoca. Hubert de Givenchy si ritirò nel 1995, la sua ultima collezione fu quella dell’autunno-inverno 1995-96; il suo posto fu preso per un anno dal britannico e stravagante John Galliano, seguito per cinque anni da Alexander McQueen, da Julien Macdonald, e poi da Riccardo Tisci, che arrivò nel 2005 e riportò al successo il marchio dopo anni di stagnazione. Nell’autunno 2017 Tisci si è dimesso – è notizia recente che andrà da Burberry – e il suo posto è stato preso da Clare Waight Keller.
All’opera di Hubert de Givenchy sono stati dedicati libri, mostre e retrospettive importanti, tra cui una nel 1982 al Fashion Institute of Technology di New York, una nel 2014 al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, e un’altra da giugno a dicembre 2017 alla Cité dentelle di Calais, che ha esposto 70 delle sue più celebri creazioni.