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  • Venerdì 8 dicembre 2017

C’è un primo accordo su Brexit

Tra le altre cose prevede che per gli europei residenti nel Regno Unito non cambi niente, e che non ci sia una «frontiera rigida» in Irlanda: ora si passerà alla seconda fase

La prima ministra del Regno Unito Theresa May e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, a Bruxelles, l'8 dicembre 2017 (AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND)
La prima ministra del Regno Unito Theresa May e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, a Bruxelles, l'8 dicembre 2017 (AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND)

Nelle prime ore di questa mattina la prima ministra britannica Theresa May e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker hanno annunciato che è stato trovato un primo accordo sulle condizioni di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: ora comincerà la seconda fase della cosiddetta Brexit.

L’accordo riguarda tre grandi questioni di cui si è parlato nella prima fase dei negoziati: i soldi che il Regno Unito dovrà dare all’Unione Europea per gli impegni economici che aveva già preso prima del referendum su Brexit; la situazione dei cittadini di altri paesi dell’Unione Europea residenti nel Regno Unito (circa tre milioni di persone); e il confine tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, che era la questione più spinosa. May ha detto che tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord non ci sarà una «frontiera rigida» e che i cittadini europei residenti nel Regno Unito «continueranno a vivere nel paese come hanno fatto finora». Qui si può leggere il rapporto sull’accordo che è stato diffuso dalla Commissione Europea.

Per quanto riguarda i soldi che il Regno Unito dovrà dare all’Unione Europea, nell’accordo non è indicata una cifra, ma è spiegato come questa verrà calcolata: si stima che ammonterà a circa 60 miliardi di euro. Il Regno Unito si è impegnato a contribuire al budget dell’Unione Europea come gli altri paesi membri sia nel 2019 che nel 2020.

Tra le altre cose l’accordo stabilisce che la Corte di giustizia dell’Unione Europea continuerà a essere l’ultimo tribunale a cui i cittadini europei residenti nel Regno Unito potranno appellarsi per controversie legali per altri otto anni dopo Brexit.

May ha commentato il raggiungimento dell’accordo dicendo che arrivare alla situazione attuale ha richiesto «un dare e un ricevere da entrambe le parti»; anche Juncker ha detto che il risultato annunciato oggi è frutto di un compromesso e ha detto che i negoziati sono stati «difficili sia per il Regno Unito che per l’Unione Europea». Ora l’accordo dovrà essere accettato singolarmente da ciascuno dei 27 paesi membri dell’Unione.

Arlene Foster, la leader del Partito democratico unionista (DUP), il partito nordirlandese che rappresenta i protestanti dell’Irlanda del Nord, ha detto di essere contenta che nei negoziati non sia stata disegnata «una linea rossa sul fondo del mare d’Irlanda», quello che separa l’Irlanda dalla Gran Bretagna. Negli ultimi giorni il governo di Theresa May ha dovuto trattare anche con il DUP perché questo aveva messo il veto alla prospettiva che anche dopo la separazione dal Regno Unito l’Irlanda del Nord restasse parte dell’unione doganale europea per evitare di ristabilire la frontiera nordirlandese. Anche se al momento l’Irlanda del Nord non ha un governo locale a causa di una prolungata crisi politica, il DUP ha un ruolo importante avendo vinto le ultime elezioni e il suo sostegno è importante per May nel Parlamento britannico. Il DUP era contrario a qualsiasi accordo che rendesse l’Irlanda del Nord un’eccezione rispetto al resto del Regno Unito, una specie di territorio separato da trattare in maniera diversa.

Oggi il DUP ha annunciato che negli ultimi negoziati con il governo britannico sono stati fissati sei punti. Il primo e il secondo dicono che l’Irlanda del Nord smetterà di far parte dell’Unione Europea come il resto del Regno Unito e lascerà sia il mercato unico che l’unione doganale. Il terzo punto dice che non ci saranno dogane tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. Il quarto dice che l’accordo tra il Regno Unito e l’Unione Europea appena raggiunto garantisce che le aziende nordirlandesi continueranno ad avere lo stesso accesso di oggi al mercato interno britannico. Il quinto dice che l’Irlanda del Nord non avrà uno «statuto speciale» all’interno del Regno Unito come chiesto dai repubblicani del Sinn Féin, l’altro grande partito politico nordirlandese. Infine il sesto punto dice che il Regno Unito si è impegnato a garantire l’integrità del suo mercato interno nelle procedure di uscita dall’Unione Europea.

Durante la conferenza stampa sul raggiungimento dell’accordo May ha risposto alla domanda di un giornalista dicendo che l’Irlanda del Nord non avrà uno statuto speciale all’interno del Regno Unito, ma che nel seguito dei negoziati saranno prese delle decisioni speciali dovute alle «circostanze uniche» che caratterizzato l’isola irlandese.

Il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha detto: «Abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo ottenere». Varadkar ha anche detto che l’Irlanda non cercherà di sfruttare Brexit come un mezzo per arrivare a un’unità tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord senza consenso: l’unico modo in cui l’Irlanda del Nord potrebbe lasciare il Regno Unito e unirsi alla Repubblica d’Irlanda sarebbe un referendum fatto tra i cittadini nordirlandesi.

La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha scritto su Twitter: «Se Brexit sta succedendo (vorrei che non fosse così) restare nel mercato unico e nell’unione doganale è l’unica opzione ragionevole. E ogni accordo speciale preso per l’Irlanda del Nord dovrebbe essere disponibile per le altre nazioni del Regno Unito». Le nazioni costitutive del Regno Unito sono Scozia, Galles, Inghilterra e Irlanda del Nord.

Sturgeon ha poi aggiunto: «Nota a margine: un governo britannico capace di dire che quando succederà Brexit eviterà la creazione di una frontiera rigida in Irlanda, non può più dire alla Scozia che la sua indipendenza poterebbe a una frontiera rigida tra di essa e il resto del Regno Unito».