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  • Martedì 12 settembre 2017

Il nuovo Barcellona contro un’altra Juventus

Cinque mesi dopo l'ultima partita, le due squadre si incontreranno in Champions League, stasera: ma molto è cambiato

Lionel Messi fra i compagni di squadra durante il Troefo Gamper tra Barcellona e Chapecoense (Alex Caparros/Getty Images)
Lionel Messi fra i compagni di squadra durante il Troefo Gamper tra Barcellona e Chapecoense (Alex Caparros/Getty Images)

A cinque mesi dall’ultima volta, Barcellona e Juventus s’incontreranno nuovamente al Camp Nou per una partita di Champions League. Ad aprile erano i quarti di finale del torneo, questa sera sarà la prima partita della prima giornata della fase a gironi. Sono passati cinque mesi ed è iniziata un’altra stagione, ma le due squadre sono ancora lì a giocarsela sullo stesso piano, anche dopo alcuni importanti cambiamenti. La Juventus sta ancora vivendo uno dei migliori cicli della sua storia, il cui ultimo importante avvenimento, tuttavia, è stata la seconda sconfitta in tre anni in una finale di Champions League (la prima delle due fu proprio contro il Barcellona). La dirigenza e la squadra puntano ancora al massimo, in Italia e in Europa, e hanno tutti i mezzi per farlo, a cominciare da Paulo Dybala, l’attaccante argentino che ormai è considerato uno dei più grandi talenti del calcio mondiale. Stasera al Camp Nou ritroverà Lionel Messi, argentino come lui e suo compagno di Nazionale, che con il Barcellona sta passando tuttavia un periodo complicato. Messi però è sempre lo stesso giocatore formidabile, è tutto il resto che è cambiato; dalla rosa, che non è più quella fortissima di un tempo, alle scelte societarie che non sono sembrate in linea con i successi degli ultimi dieci anni.

La storia di Messi è legata indissolubilmente al Barcellona e a una persona in particolare, Pep Guardiola, l’allenatore con cui ha raggiunto i punti più alti della sua carriera, quelli per cui è diventato il Messi che conoscono tutti. Per lui Guardiola inventò — o rivisitò — un ruolo, quello del falso nueve, cioè un finto attaccante che invece di ricoprire la posizione tradizionale di un centravanti ha la possibilità di far partire le proprie azioni dal centrocampo, non lasciando così nessun riferimento alle difese avversarie. Guardiola lo utilizzò per sfruttare le caratteristiche uniche di Messi, che per dare sempre il meglio di sé ancora oggi ha bisogno principalmente di due cose: spazio per giocare e qualcuno che lo imbecchi al momento giusto e nella posizione migliore. Ma Guardiola non allena più il Barcellona da cinque anni e da allora la squadra ha cambiato quattro allenatori: non è andata più così bene e solo un anno — con Luis Enrique — ha raggiunto risultati paragonabili a quelli dell’epoca di Guardiola.

Con Messi in squadra, il reparto offensivo del Barcellona non potrà avere nessun altro protagonista se non lui. Quando iniziò a giocare in prima squadra, e tutti si accorsero di avere per le mani un fenomeno, toccò a Ronaldinho fargli spazio. Alcuni anni dopo fu la presenza di Messi la principale ragione dietro la breve e poco soddisfacente esperienza al Barcellona di Zlatan Ibrahimovic, giocatore troppo ingombrante per giocarci assieme. Messi è probabilmente anche il motivo principale dietro la decisione di Neymar di lasciare il Barcellona, dove non avrebbe mai potuto diventare la stella della squadra, a differenza del PSG.

Per mantenere Messi al centro del Barcellona e rimetterlo in condizione di dare il meglio di sé, in estate la società ha rinnovato alcuni aspetti della squadra, ma un po’ è stata costretta a farlo. Luis Enrique ha lasciato l’incarico di sua spontanea volontà al termine della passata stagione, dopo aver vinto tutto ed essersi poi ritrovato alla fine di un ciclo. Nel corso della sua gestione infatti, Luis Enrique ha dovuto fare i conti con la partenza di Xavi, che fino al 2015 è stato probabilmente il giocatore più importante per le prestazioni di Messi — con quei passaggi che riusciva a fare soltanto lui — e il calo della forma di Andres Iniesta, l’altro centrocampista catalano che ha segnato i successi più recenti del Barcellona. Per cercare di tenere alto il livello della squadra sono stati comprati dei sostituti, soprattutto a centrocampo, ma fin qui l’unico che ha avuto successo è stato il croato Ivan Rakitic, il più simile ai due citati.

Con Messi, Suarez e Neymar nello stesso reparto, inoltre, Luis Enrique aveva imposto un gioco basato principalmente sulle verticalizzazioni, che ha funzionato fino a un certo punto: è stata proprio la Juventus di Massimiliano Allegri a sancire l’inefficacia raggiunta dal gioco proposto da Luis Enrique con il 3-0 complessivo con cui vinse i quarti di finale di Champions League la scorsa primavera.

Ma sia per i giocatori in rosa che per la Juventus stasera, le cose sono cambiate. Ora l’allenatore del Barcellona è Ernesto Valverde, l’ennesimo ex giocatore catalano chiamato a smuovere un po’ la situazione seguendo lo stile classico del Barcellona, quello del gioco propositivo e offensivo ereditato da personaggi come Johan Cruijff e Pep Guardiola. Nel nuovo Barcellona di Valverde, Messi ha un nuovo compagno d’attacco, che potrebbe rivelarsi molto adatto a giocare con lui. Non è Suarez, il centravanti uruguaiano che ormai da alcuni anni fa coppia fissa con Messi, ma il francese Ousmane Dembélé, comprato in agosto dal Borussia Dortmund per 105 milioni di euro. Dembélé è un esterno d’attacco che ben rappresenta l’ultima generazione di attaccanti francesi: mette insieme rapidità nei movimenti e doti tecniche ben sopra la media europea, con in più una visione di gioco molto sviluppata. Ma è ancora molto giovane e inesperto, e giocare accanto a Messi non è come giocare nel Borussia Dortmund. Intanto, però, nell’esordio in campionato nell’ultima partita di Liga contro l’Espanyol, Dembélé ha fornito il suo primo assist e Messi ha segnato una tripletta, che si aggiunge ai due gol segnati nelle prime due partite della stagione. E il Barcellona ha vinto 5-0.

Questa sera quindi (ore 20.45) Allegri si troverà una squadra che sulla carta è molto simile a quella eliminata senza problemi lo scorso aprile, ma nei fatti potrebbe essere profondamente diversa. Quando si tratta di capire le partite e le squadre per trovare un metodo efficace per affrontarle, Allegri è uno dei migliori allenatori al mondo, e quest’anno ha per giunta una rosa con più alternative rispetto a quella dell’anno scorso. Se ne è andato Bonucci, e la difesa della Juventus ci metterà del tempo ad abituarsi, ma sono stati fatti degli acquisti che oltre ad alzare il livello medio della rosa offrono anche più varianti di gioco. C’è Douglas Costa, esterno d’attacco che può giocare su entrambi i lati del campo, e dopo di lui una riserva, Federico Bernardeschi, che può essere impiegato anche come trequartista. A centrocampo Matuidi ha portato delle caratteristiche difensive che mancavano, così come il tedesco Howedes: un difensore molto versatile che può giocare tranquillamente sia come terzino che come centrale.

E poi c’è Dybala, la stella della squadra, che da quando è alla Juventus non hai mai smesso di acquisire convinzione nelle proprie qualità fino a diventare un giocatore in grado di risolvere da solo le partite, un po’ come fece nell’andata dei quarti di finale contro il Barcellona, quando si inventò due dei tre gol segnati dalla Juventus nel 3-0 finale. Considerando quindi tutto quello che è cambiato in questi cinque mesi, la partita di stasera, pur essendo la prima della fase a gironi, sarà probabilmente un incontro molto più aperto dell’ultimo giocato al Camp Nou.