Il primo sciopero generale in 15 anni, in Venezuela
È l'ultima delle molte proteste organizzate dalle opposizioni dallo scorso aprile per boicottare le riforme del presidente Maduro
Oggi in Venezuela c’è uno sciopero generale di 24 ore organizzato dalle opposizioni, che arriva pochi giorni dopo il referendum simbolico contro il piano del presidente Nicolás Maduro di istituire una nuova assemblea con il compito di riscrivere la Costituzione e di dare più poteri alla presidenza, a cui hanno partecipato più di 7 milioni di venezuelani. Lo sciopero è iniziato alle sei del mattino, le 12.00 in Italia, ed è l’ultima delle molte proteste che le opposizioni stanno organizzando dall’inizio dello scorso aprile, e che sono state sempre represse con violenza dalla polizia. Negli ultimi quattro mesi si stima che almeno 100 persone siano morte negli scontri con gli agenti, che 1.500 siano state ferite e che più di 500 siano state imprigionate.
Lo sciopero generale, che non si verificava dal 2002, è sostenuto dalle camere di commercio, da molti sindacati, dalle organizzazioni studentesche e dalle società di trasporto. Il più grande gruppo di imprese del paese, Fedecamaras, ha evitato con cautela di dare pieno sostegno all’iniziativa, ma i suoi membri hanno fatto sapere ai dipendenti che non ci saranno ritorsioni nei confronti di chi aderirà. Alcuni settori, accusati dal presidente di condurre una “guerra economica” contro il loro stesso paese, temono l’istituzione, attraverso l’Assemblea Costituente, di un modello economico che peggiorerebbe la già compromessa situazione del Venezuela.
Nel frattempo, il governo ha minacciato di sanzionare le aziende che aderiranno allo sciopero, mentre alcuni analisti temono che il blocco potrebbe aggravare ulteriormente la situazione degli approvvigionamenti di beni di prima necessità del paese. Marcela Maspero, coordinatrice dell’Unione dei lavoratori venezuelani, uno dei maggiori sindacati del paese, ha assicurato che molti lavoratori sono «sotto pressione», ma che comunque parteciperanno allo sciopero generale. Un altro leader sindacale, Froilan Barrios, ha spiegato che questi giorni saranno «cruciali per sapere se il governo è consapevole del fatto che una soluzione pacifica e democratica alla crisi, per i lavoratori, comporterà il ritiro dell’istituzione dell’assemblea costituente».
Al referendum simbolico della scorsa settimana il 98 per cento dei partecipanti aveva votato contro la proposta di Maduro, accusato da mesi di limitare la democrazia e di non essere stato in grado di risolvere i gravi problemi economici del Venezuela. Un voto parlamentare per approvare l’istituzione dell’assemblea è in programma per il prossimo 30 luglio e una coalizione composta da circa 20 partiti di opposizione (che dal 2015 ha la maggioranza all’Assemblea Nazionale, il parlamento del Venezuela) ha deciso di avviare fino a quel giorno una campagna di disobbedienza civile. Secondo la proposta di Maduro e del suo partito, il Partito Socialista Unito del Venezuela, l’assemblea dovrebbe avere i poteri necessari per rivedere interamente la Costituzione e decretare lo scioglimento di particolari istituzioni. Le opposizioni sono contrarie perché la nuova assemblea potrebbe consentire a Maduro di ottenere ulteriori poteri, con il rischio di creare una dittatura nel paese. Di fronte a una crescente pressione diplomatica, Maduro ha assicurato che il progetto dell’assemblea costituente proseguirà comunque «per la pace e per la ripresa economica del paese».