Stasera cinema?

Sono usciti un thriller giudiziario con Keanu Reeves, un film su un gioco online che ha qualcosa che ricorda Blue Whale e un altro con Tom Hanks

(Da "Aspettando il re")
(Da "Aspettando il re")

Qualche anno fa si diceva che d’estate uscivano solo film brutti, perché la gente andava in vacanza e gli Oscar – passati e futuri – erano troppo lontani: i film belli erano quindi già usciti in primavera o aspettavano di uscire in autunno. Negli ultimi anni si è invece cominciato a dire che le cose sono cambiate, quando per alcune estati consecutivi sono usciti alcuni film interessanti, molti blockbuster e film d’azione, di fantascienza e di supereroi che magari non puntavano agli Oscar ma hanno comunque incassato molto. Tra le nuove uscite di questa settimana non c’è però nemmeno un film di questo tipo, e non ce n’è nemmeno uno che prima di arrivare in Italia abbia incassato molto o sia particolarmente piaciuto ai critici. Nerve è un thriller su una ragazza che finisce in mezzo a un gioco che a qualcuno ha ricordato Blue Whale (ma è tratto da un libro del 2012); Una doppia verità è un thriller giudiziario con Rene Zellweger e Keanu Reeves; Aspettando il re è tratto da un romanzo di Dave Eggers e ha come protagonista Tom Hanks. Nel 2015 il Guardian lo mise tra i film che avrebbero potuto giocarsela per qualche Oscar nel 2016. Nel 2016 uscì, piacque poco e incassò altrettanto poco. In Italia è arrivato solo ora: e quando un film ci mette così tanto a trovare il momento buono per uscire di solito non è un buon segno.

Nerve

È un thriller tratto da un omonimo romanzo scritto nel 2012 da Jeanne Ryan e parla di una studentessa di New York all’ultimo anni delle superiori che inizia a fare un gioco online chiamato “Nerve”, che consiste in una serie di prove che si fanno sempre più complicate. Sì, qualche recensione ha tirato in ballo “Blue Whale”, il misterioso fenomeno di internet nato in Russia che secondo qualcuno avrebbe spinto diversi adolescenti al suicidio, ma sulla cui fondatezza circolano molte perplessità. In Nerve «lo spettatore paga per guardare e il giocatore gioca per vincere soldi e gloria» ed è un gioco in cui «l’unica uscita è vincere». L’attrice protagonista è la statunitense Emma Roberts, che ha recitato nelle serie tv American Horror Story e Scream Queens. Il 15 giugno, nel suo terzo giorno nei cinema italiani, è stato il terzo film più visto: dietro a La mummia e al nuovo Pirati dei Caraibi. I registi sono Henry Joost e Ariel Schulman, che insieme hanno già diretto il terzo e in quarto Paranormal Activity.

Il voto medio dato a Nerve dagli oltre 70mila utenti di IMDb che l’hanno votato è 6,6, e la maggior parte delle recensioni stanno appena sopra o appena sotto la sufficienza. Nel sintetizzare le più importanti Rotten Tomatoes ha scritto che Nerve «ha un ritmo serrato e dei protagonisti intriganti, cose che aiutano il film a superare diversi difetti» e che nonostante sia “disordinato” è comunque un buon “thriller per adolescenti”. Jeff Hoffman ha scritto sul Guardian che è raro riuscire a trovare l’esatto momento in cui un film va fuori strada ma che in Nerve quel momento arriva quando dall’iniziale “improbabile parabola” sulla tecnologia e sulla società contemporanea si passa a stupide scene d’azione. Alcuni critici hanno scritto che il film è anche una specie di brutta copia di The Truman Show, perché, oltre al protagonista che gioca, parla di tutti quelli che lo osservano e guidano.

Una doppia verità

È un thriller anche questo, ma di genere diverso: si svolge infatti in un tribunale in cui l’avvocato interpretato da Keanu Reeves deve difendere un ragazzo di 17 anni accusato di aver ucciso il ricco padre, e per farlo chiede aiuto a un’altra avvocatessa, che è Renée Zellweger. Tutto sembra suggerire che il ragazzo sia colpevole, anche perché dopo il presunto omicidio ha detto solo «andava fatto tanto tempo fa» e poi ha smesso di parlare. La regista è Courtney Hunt, che con Frozen River – Fiume di ghiaccio nel 2008 vinse il Gran premio della giura al Sundance Film Festival.

Il voto medio di IMDb è 6,1 e il Metascore del film, calcolato a partire dalle recensioni principali, è 45 su 100. Una recensione in linea con l’opinione prevalente è quella di Jeanette Catsoulis, che sul New York Times ha scritto: «Una doppia verità è un thriller giudiziario particolarmente claustrofobico, con una fotografia scialba». A Rex Reed del New York Observer il film è piaciuto ancora meno: ha scritto che «è un abominio che sembra essere una versione a colori di una vecchia puntata di Perry Mason». Non si riesce invece a fare una sintesi dell’opinione dei critici su Zellweger e Reeves: secondo qualcuno riescono a tenere in piedi un film mediocre, secondo altri sono uno dei suoi principali problemi. Al posto di Reeves avrebbe tra l’altro dovuto esserci Daniel Craig, che cambiò idea pochi giorni prima dell’inizio delle riprese. Il ruolo da avvocato per cui ci si ricorderà di Reeves continuerà però a essere quello in L’avvocato del diavolo, dove il diavolo era Al Pacino.

Aspettando il re

È arrivato in Italia un anno dopo la sua uscita in gran parte del mondo, dopo aver incassato poco ed essere stato recensito in modo negativo. Un paio di anni fa sarebbe però stato difficile prevedere che sarebbe andato così male: il regista è Tom Tykwer, che è noto soprattutto per Lola corre e per Profumo – Storia di un assassino; la storia è tratta da un romanzo di Dave Eggers, che nel 2012 il New York Times mise nella lista dei 10 migliori di quell’anno; il protagonista è Tom Hanks, uno i cui film vanno in genere bene. Hanks ha anche una parte di quelle con cui di solito si trova molto a suo agio: il protagonista è infatti Alan Clancy, un uomo d’affari che dopo aver perso quasi tutto va in Arabia Saudita per vendere al re «un sistema di teleconferenza olografico-tridimensionale» e una volta lì, mentre aspetta il re che è sempre troppo impegnato per vederlo, diventa molto amico di un tassista e si innamora di una dottoressa. Il titolo originale del libro e del film è A Hologram for the King, che in pratica è uguale a quello del libro italiano, pubblicato da Mondadori: Ologramma per il re.

Christopher Gray di Slant Magazine ha scritto che il problema principale del film è che «trasforma la storia drammatica di Eggers in una generica commedia». Bilge Ebiri di Village Voice ha invece scritto una cosa che quasi opposta: «Tykwer ha sublimato quello che Eggers aveva reso esplicito: l’assenza di lavoro, i debito, l’isolamento. Conosce la potenza di un’immagine, di un gesto, di un breve scambio di parole e cattura quei temi sociali in un’istante». Per provare ad avere un’opinione più generale: il voto medio su IMDb è 6,1; il Metascore è 58 e la sintesi di Rotten Tomatoes è: «Aspettando il re passeggia amabilmente in un deserto narrativo, salvato solo dall’oasi che è la recitazione del sempre affidabile Tom Hanks». Tra l’altro, un paio di mesi fa è uscito The Circle: un altro film tratto da un libro di Eggers, sempre con protagonista Hanks. Anche di quello si parlò abbastanza male.

Oppure

Questa settimana sono usciti anche:

– Parigi può attendere: il primo film non documentario di Eleanor Coppola, la moglie di 81 anni di Francis Ford Coppola.

– Lady Macbeth: un film drammatico ambientato nell’Ottocento e con protagonista una ragazza di 17 che dopo essere stata costretta a sposare un uomo molto più anziano inizia una relazione con un giovane stalliere che lavora per il marito.

– Il crimine non va in pensione: una commedia italiana con protagonisti alcuni anziani che decidono di fare una rapina. Il film è diretto da Fabio Fulco, il regista di Vita smeralda, il film del 2006 con Jerry Calà.