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  • Mercoledì 10 maggio 2017

Il Guardian ha un articolo inquietante e un po’ complottista su Brexit e Trump

Sostiene che una società privata abbia condizionato il voto raccogliendo montagne di dati sugli elettori, ma non è solidissimo

Il CEO di Cambridge Analytica Alexander Nix (Bryan Bedder/Getty Images for Concordia Summit)
Il CEO di Cambridge Analytica Alexander Nix (Bryan Bedder/Getty Images for Concordia Summit)

Domenica il Guardian ha pubblicato un articolo molto discusso della giornalista Carole Cadwalladr, intitolato «The great British Brexit robbery: how our democracy was hijacked», più o meno «La grande rapina della Brexit: come la nostra democrazia è stata hackerata». Cadwalladr ha indagato sull’esistenza di una vasta rete di società private che nell’ultimo anno avrebbero influenzato almeno due importanti eventi elettorali: l’elezioni di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti e la vittoria del Leave al referendum britannico su Brexit. La rete, sostiene Cadwalladr, avrebbe come perno Cambridge Analytica, una società che si occupa di analisi dei dati e comunicazione strategica nei processi elettorali, e il cui proprietario è un milionario americano molto controverso, Robert Mercer. Cambridge Analytica avrebbe usato una quantità enorme di dati personali raccolti dai social network e da diverse analisi di mercato per sviluppare strategie in grado di influenzare il voto di moltissime persone.

Non è la prima volta che la stampa internazionale si occupa del ruolo di Cambridge Analytica nei processi elettorali e negli ultimi mesi la stessa Cadwalladr aveva scritto altri articoli sul tema. L’inchiesta pubblicata domenica ha cercato di mettere insieme le informazioni che già si conoscevano, aggiungendo però nuovi dettagli riguardanti soprattutto l’attività della società nel referendum su Brexit. In diversi passaggi l’articolo di Cadwalladr ha un tono complottista e alcune sue ricostruzioni non sembrano molto solide; inoltre la stessa importanza del ruolo di Cambridge Analytica nell’elezione di Trump – molto vantata da quelli della società – è stata messa in discussione negli Stati Uniti. Vale comunque la pena sapere qualcosa di più sull’inchiesta e su quello che ne è venuto fuori, per farsi un’idea sullo spazio che alcune società come Cambridge Analytica stanno cercando di ottenere nei processi elettorali.

Cos’è Cambridge Analytica
Cambridge Analytica è un’azienda creata nel 2013 in quanto branca della società britannica SCL Group e finalizzata a lavorare con la politica americana. Il 90 per cento dell’azienda appartiene a Robert Mercer, un controverso milionario americano considerato un pioniere nel settore dell’intelligenza artificiale e co-proprietario di alcuni fondi comuni di investimento privato di grande successo. Mercer è anche un informatico molto brillante. È amico di Nigel Farage, ex leader del partito britannico euroscettico UKIP, ed è uno dei maggiori finanziatori di Breitbart News, il sito americano di estrema destra che fino a non molto tempo fa aveva a capo Steve Bannon (lo stesso Bannon è stato per un periodo un dirigente di Cambridge Analytica, e oggi è uno dei più influenti consiglieri della Casa Bianca). Alle ultime elezioni presidenziali americane è stato anche un grande sostenitore di Donald Trump.

Dopo avere lavorato per l’analisi dei dati nelle campagne elettorali di diversi stati americani nel 2015 Cambridge Analytica ha iniziato a collaborare con il comitato elettorale di Ted Cruz, uno dei candidati alle primarie del Partito Repubblicano, prima di passare al comitato di Trump. Cadwalladr ha spiegato che da diversi anni la società ha cominciato ad accumulare grandi quantità di dati personali degli utenti di Facebook, usando sistemi legali, e altri tipi di dati basati su analisi di mercato e sondaggi online. I dati raccolti sono stati poi elaborati per creare dei profili psicologici delle singole persone, così da individuare gli elettori che potessero essere persuasi a votare i candidati Repubblicani o almeno a non votare i Democratici. Cadwalladr sostiene che Cambridge Analytica abbia unito questa capacità di raccogliere dati con nuove conoscenze ottenute facendo entrare nei quadri dirigenziali suoi e dei suoi affiliati alcuni politici conservatori di alto livello, e anche degli ex militari. Questo processo «ha trasformato Cambridge Analytica da società di analisi di dati e psicologia sociale a società che funziona come un contractor militare, e che usa una strategia di tipo militare sulle popolazioni civili» per condizionarne i processi elettorali. Non è chiaro esattamente cosa intenda Cadwalladr in questo passaggio, a parte voler spaventare il lettore, e non è nemmeno chiaro come sia cambiato nella pratica il modo di lavorare della società. In ogni caso questo scenario non descrive niente di illegale: anche i Democratici da anni usano molto l’analisi dei dati per individuare potenziali elettori online e raggiungerli con messaggi politici personalizzati, anche appoggiandosi a società private.

I legami con Brexit
Secondo l’inchiesta di Cadwalladr, Cambridge Analytica ha avuto un ruolo nel referendum su Brexit attraverso una società chiamata AggregateIQ, che il Guardian definisce «un’oscura azienda di analisi del web» con sede in Canada. AggregateIQ ha lavorato molto per la campagna del Leave, raccogliendo dati e formulando messaggi per convincere le persone a votare a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Secondo i dati raccolti da Cadwalladr, AggregateIQ non avrebbe rispettato alcune delle norme britanniche relative alle donazioni che si possono fare in campagna elettorale.

I legami tra Cambridge Analytica e AggregateIQ sono sempre stati negati da entrambe le società, ma alcune prove raccolte da Cadwalladr sembrano mostrare il contrario. Una fonte le ha segnalato per esempio che a un certo punto l’indirizzo e il numero di telefono di AggregateIQ corrispondevano a quelli pubblicati sul sito di Cambridge Analytica e appartenenti a una società descritta come “ufficio estero” della stessa Cambridge Analytica. Un altro testimone ha raccontato a Cadwalladr che il collegamento tra le due società sarebbe un tale Chris Wylie, che lavorerebbe nell’ufficio estero canadese di Cambridge Analytica: Wylie è stato contattato dal Guardian ma non ha voluto commentare. Secondo un testimone sentito da Cadwalladr, i legami tra Cambridge Analytica e AggregateIQ non erano solo superficiali. Le due società erano strettamente legate, due punti fermi dell’impero di Robert Mercer: «I canadesi si occupavano della parte tecnica per noi. Se AggregateIQ è coinvolta in qualcosa, lo è anche Cambridge Analytica. E se Cambridge Analytica è coinvolta, lo sono anche Robert Mercer e Steve Bannon».

Le controversie su Cambridge Analytica
A marzo di quest’anno il New York Times ha un po’ ridimensionato le capacità di Cambridge Analytica di influenzare i processi elettorali, e gli stessi collaboratori di Trump hanno descritto come “modesto” e quasi nullo il contributo della società nella campagna presidenziale americana. Sembra anche che il comitato di Ted Cruz abbia rinunciato a un certo punto alla collaborazione con Cambridge Analytica, ancora prima che Cruz ritirasse la sua candidatura, perché i risultati del lavoro fatto fino a quel momento non erano stati considerati soddisfacenti. I metodi usati dalla società hanno inoltre provocato un più ampio dibattito su quale sia da considerare la distinzione tra convincimento e manipolazione. Secondo molti, per Cambridge Analytica questo limite non esiste più da un pezzo. Secondo Cadwalladr, Mercer non avrebbe come unico obiettivo arricchirsi tramite le attività della sua società: insieme a Bannon vorrebbe riuscire a ridurre il ruolo dei media cosiddetti mainstream, cioè i più importanti giornali e televisioni internazionali, e diffondere sempre più la stampa alternativa e la propaganda di destra.