Foto e notizie dalle proteste in Venezuela
Almeno 37 persone sono morte nelle ultime settimane negli scontri tra polizia e manifestanti, che chiedono libere elezioni e la fine della presidenza Maduro
In Venezuela nelle ultime settimane almeno 37 persone sono morte negli scontri violenti tra polizia e manifestanti, che protestano contro il presidente Nicolás Maduro, al potere dal 2013 dopo la morte di Hugo Chávez e accusato di avere trasformato il Venezuela in una dittatura, con leggi e riforme che hanno rafforzato il suo controllo sulle istituzioni. La situazione economica e politica del Venezuela è disastrosa da tempo e nelle principali città del paese si tengono periodicamente manifestazioni che sempre più spesso finiscono in violenti scontri con la polizia e l’esercito.
Ieri migliaia di studenti hanno organizzato una grande manifestazione a Caracas urlando slogan come: “Siamo studenti, non siamo terroristi!”. Nei pressi dell’Università centrale del Venezuela ci sono stati scontri con la polizia, che ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti, molti dei quali sono rimasti feriti negli scontri.
A El Tigre, una città a sud-est di Caracas, uno dei leader degli studenti che protestano, il trentenne Juan Lopez, è stato ucciso al termine di un’assemblea. Le notizie sulla sua uccisione sono ancora confuse: secondo la polizia un uomo gli avrebbe sparato subito dopo la riunione e sarebbe poi scappato su una motocicletta. Altre tre persone sono rimaste ferite.
Uno studente durante la manifestazione. (RONALDO SCHEMIDT/AFP/Getty Images)
Sempre giovedì la polizia ha dato la notizia della morte di un agente di 38 anni, nello stato di Carobo, dopo essere stato ferito in una sparatoria il giorno prima, in una delle manifestazioni organizzate contro Maduro. Mercoledì 3 maggio nelle proteste è morto anche uno studente di 17 anni.
Le stime sui feriti nelle manifestazioni variano molto a seconda delle fonti, ma si parla di almeno 700 persone rimaste ferite. Solo giovedì i feriti sono stati 30, secondo i calcoli dei partiti di opposizione. La polizia ha finora condotto un migliaio di arresti.
(FEDERICO PARRA/AFP/Getty Images)
I manifestanti chiedono elezioni anticipate, libere e democratiche che pongano fine all’attuale presidenza. Maduro accusa invece le opposizioni di fomentare la popolazione contro di lui con l’obiettivo di realizzare un colpo di stato. Per questo motivo da settimane sostiene che siano necessarie nuove modifiche alla Costituzione.
Maduro chiede che sia organizzata una sorta di assemblea costituente per “definire il futuro del Venezuela” da qui ai prossimi 50 anni. La Costituente non comprenderà partiti politici, ma “rappresentanti dei vari gruppi sociali”. L’impressione di osservatori e oppositori è che Maduro voglia guadagnare tempo, ritardando le elezioni il più possibile per rimanere al potere.
(RONALDO SCHEMIDT/AFP/Getty Images)
Otto stati dell’America Latina hanno preparato un comunicato congiunto, nel quale criticano l’uso eccessivo della forza contro i manifestanti in Venezuela, che rischia di rendere sempre più duro il confronto tra i sostenitori di Maduro e il resto della popolazione. Maduro vorrebbe ritirare il Venezuela dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), che comprende 35 stati delle Americhe.
Gustavo Dudamel, uno dei più importanti direttori d’orchestra viventi e di origini venezuelane, ha criticato duramente il governo del Venezuela chiedendo che “si smetta di ignorare il legittimo appello della popolazione soffocata da una crisi intollerabile”. In passato Dudamel era stato criticato per non avere preso le distanze da Maduro e dal suo governo, mantenendo un atteggiamento ambiguo.
(JUAN BARRETO/AFP/Getty Images)
La crisi in Venezuela non è solamente politica ed è in buona parte dovuta alle pessime condizioni economiche del paese. Si stima che entro fine anno l’inflazione possa raggiungere il 720 per cento, con aumenti fuori controllo dei prezzi dei beni di prima necessità. Nel paese mancano cibo e farmaci, nonostante i piani di aiuti gestiti dal governo per dare buoni pasto e l’accesso ai medicinali.