I parti cesarei potrebbero aver influenzato l’evoluzione umana

Quando i bambini nascevano solo col parto naturale molte donne morivano insieme ai loro figli perché avevano il bacino troppo stretto: ora invece trasmettono i propri geni

(George W. Hales/Fox Photos/Getty Images)
(George W. Hales/Fox Photos/Getty Images)

L’uso del taglio cesareo per far nascere i bambini in maniera chirurgica nell’ultimo secolo ha avuto delle conseguenze sull’evoluzione umana, secondo uno studio teorico dell’Università di Vienna. Lo studio, svolto dal biologo Philipp Mitteröcker, si basa sull’aumento del numero di donne il cui bacino è troppo stretto per partorire il bambino di cui sono incinte: secondo alcune stime erano 30 ogni 1.000 nascite negli anni Sessanta, mentre ora sarebbero 36 su 1.000. Secondo Mitteröcker, in passato, prima che si trovasse il modo di far nascere i bambini in maniera chirurgica, i geni del bacino stretto venivano trasmessi raramente dalle donne che li avevano, dato che molte morivano di parto insieme ai loro figli per via di questa caratteristica. Grazie al taglio cesareo, che ha cominciato a essere usato soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, il bacino stretto non è più un problema e quindi è aumentato il numero di donne che ha questa caratteristica.

New Scientist spiega che non ci sono prove definitive che la teoria di Mitteröcker sia corretta. La teoria si basa infatti sull’osservazione di dati statistici che coprono un periodo limitato di tempo, cioè gli ultimi cinquant’anni, e mostrano un incremento piccolo: il numero di bambini che non riesce a passare per il bacino della propria madre sarebbe aumentato del 20 per cento. Tuttavia alcuni cambiamenti evolutivi possono avvenire anche nel giro di una sola generazione, dunque nulla esclude che possa verificarsene uno anche nelle due o tre che ci sono state dagli anni Cinquanta a oggi.

In generale la dimensione delle ossa del bacino delle donne non è l’unico fattore responsabile di molte morti di parto del passato: è strettamente legata alla dimensione della testa dei feti. I biologi hanno definito “dilemma ostetrico” la situazione per cui da un lato i bambini con la testa più grossa hanno sempre avuto più possibilità di sopravvivere all’infanzia, dall’altro le donne con il bacino più stretto sono sempre state più favorite per ragioni di postura e hanno sempre rischiato meno di avere parti prematuri. Due caratteristiche entrambe favorevoli dal punto di vista evolutivo si dimostravano svantaggiose se combinate insieme. L’uso del taglio cesareo potrebbe aver sciolto questo dilemma: consultando i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altri studi, Mitteröcker e i suoi collaboratori hanno osservato che negli ultimi anni il numero di nascituri con teste più grandi è aumentato. Secondo Mitteröcker il numero di donne con un bacino più stretto probabilmente continuerà ad aumentare, ma non al punto che il parto naturale diventerà obsoleto.