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  • Domenica 18 settembre 2016

Il presidente del Messico è nei guai

Enrique Peña Nieto, eletto nel 2012 con molte aspettative, è diventato il presidente messicano più impopolare degli ultimi decenni: c'entra anche Donald Trump

(AP Photo/Marco Ugarte, File)
(AP Photo/Marco Ugarte, File)

Giovedì scorso, poco prima dell’inizio dei festeggiamenti per il Giorno dell’indipendenza, migliaia di messicani sono scesi in piazza per protestare contro il presidente del Messico Enrique Peña Nieto, in carica da quattro anni. I manifestanti si sono radunati nella capitale, Città del Messico, e hanno sfilato per le vie del centro cantando slogan contro il presidente e chiedendo le sue dimissioni. La manifestazione è stato l’ennesimo problema per Peña Nieto ed è arrivata dopo un’estate piena di difficoltà e scandali.

Luglio è stato il mese con più omicidi da quando Peña Nieto è stato eletto presidente nel 2012. Il Messico è da decenni un paese molto violento, ma nella sua campagna elettorale Peña Nieto aveva promesso fra le altre cose di riportare sotto controllo la criminalità organizzata dei cartelli della droga. L’immagine di una presidenza dura contro il crimine è stata danneggiata da episodi come la fuga dal carcere di “El Chapo“, il più famoso tra i capi dei grandi cartelli della droga (El Chapo è stato ricatturato alcuni mesi dopo l’evasione).

Ancora più dannosa per Peña Nieto è stata la gestione delle indagini sul massacro di 43 studenti avvenuto in una cittadina rurale del Messico centrale nel settembre del 2014. Gli studenti sono stati uccisi da un gruppo di poliziotti corrotti con l’aiuto di alcuni uomini dei cartelli. Il rapporto conclusivo degli investigatori è stato duramente criticato da un gruppo di esperti indipendenti e i familiari degli studenti hanno organizzato proteste in varie città del Messico. Secondo molti, Peña Nieto non è riuscito ad intaccare in maniera efficace la corruzione degli amministratori locali e della polizia, una delle principali cause del massacro.

Parte della colpa è probabilmente del suo partito, il Partito rivoluzionario istituzionale (PRI), che insieme ad altre forze politiche ha contribuito a bloccare in parlamento alcune proposte di legge per combattere la corruzione. Peña Nieto – quando aveva 46 anni ed era reduce da un ottimo mandato da governatore di uno stato centrale – era stato eletto anche grazie alla sua promessa di cambiare immagine al PRI, da sempre legato alla corruzione e alla scarsa trasparenza.

Invece, ancora di recente diversi esponenti del partito sono stati colpiti da scandali e accuse. Lo stesso Peña Nieto è stato coinvolto personalmente in alcuni di questi episodi: ad esempio quando si è scoperto che aveva copiato circa un terzo della sua tesi in legge. C’è stato un altro scandalo quando la stampa ha scoperto che sua moglie stava acquistando una villa da 7 milioni di dollari da una società che lavora spesso con contratti pubblici affidati dal governo. Come se tutto questo non bastasse, le ultime statistiche hanno mostrato che nel secondo trimestre del 2016 la crescita economica del paese è stata negativa per la prima volta in tre anni.

Nell’ultimo guaio in cui è finito, Peña Nieto si è infilato con le sue mani. Poche settimane fa ha invitato i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti a visitare il Messico. Lo scorso primo settembre ha incontrato Donald Trump, particolarmente disprezzato nel paese per i suoi frequenti attacchi nei confronti dei messicani e per la sua volontà di costruire un muro lungo il confine che, secondo lui, dovrebbe essere pagato dal governo messicano. Peña Nieto è stato duramente attaccato perché nei confronti di Trump è apparso debole e remissivo. Lo scrittore e giornalista Ioan Grillo ha scritto un articolo sul New York Times in cui spiega che è difficile comprendere le ragioni di una mossa così insensata come quella di invitare Trump, a meno di non immaginare che gli stessi consiglieri di Peña Nieto abbiano voluto danneggiarlo «con una mossa stile House of Cards».

Lo scandalo è stato così grande che il ministro delle Finanze Luis Videgaray, uno dei principali alleati del presidente, è stato costretto a dimettersi dopo essere stato individuato dalla stampa come uno degli ideatori della visita di Trump. Il risultato di tutti questi incidenti è che oggi Peña Nieto è il presidente più impopolare del Messico degli ultimi 25 anni. Adesso ha a disposizione ancora due anni per migliorare il suo livello di approvazione, prima che nel 2018 termini il suo mandato e siano indette le nuove elezioni presidenziali.