La Russia potrà partecipare alle Olimpiadi, circa
Il Comitato Olimpico ha deciso che la partecipazione di ogni atleta russo dovrà essere decisa dalla federazione internazionale di ciascuno sport
Il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, ha deciso che gli atleti russi potranno partecipare – a determinate condizioni – alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che inizieranno il 5 agosto. La decisione è stata presa dal comitato esecutivo del CIO e resterà in vigore fino al dicembre 2016: sarà compito delle federazioni internazionali dei diversi sport decidere in merito alla partecipazione degli atleti russi alle Olimpiadi, a patto che non si siano dopati. Resta però la squalifica decisa nei confronti della federazione russa di atletica leggera, i cui atleti potranno partecipare alle Olimpiadi sotto la bandiera del CIO e solo se capaci di dimostrare di essersi fatti testare per un certo periodo da laboratori antidoping internazionali conformi alle regole della WADA, o se venisse loro riconosciuto “un contributo straordinario all’antidoping”.
Un documento ufficiale del CIO ha spiegato i criteri in base a cui gli atleti russi potranno essere ammessi alle Olimpiadi: dovranno dimostrare alle federazioni internazionali degli sport che praticano di essere del tutto estranei a casi di doping e di aver fatto test in più rispetto a quelli fatti dalla federazione russa. Gli atleti russi che sono in passato stati sanzionati per doping non potranno partecipare alle Olimpiadi, nemmeno quelli che dovessero aver scontato la squalifica. In più, «l’ammissione di ogni atleta russo sarà accettata dal CIO sarà soggetta a un rigoroso controllo addizionale, esterno a quelli delle competizioni, e sarà fatto in collaborazione con la WADA e la federazione internazionale dello sport praticato dall’atleta. Ogni tipo di impossibilità o incapacità di aderire a questo programma porterà all’immediato ritiro della possibilità di quell’atleta di partecipare alle Olimpiadi».
L’eventuale partecipazione degli atleti russi alle Olimpiadi era in discussione per via della pubblicazione dell’indagine commissionata dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) in cui era stato confermato che la Russia promosse un programma per dopare i propri atleti in occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi, disputate in Russia nel 2014. La WADA aveva in seguito ha raccomandato al CIO di impedire la partecipazione dell’intera federazione sportiva russa alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il CIO aveva però dichiarato di non voler prendere decisioni troppo affrettate, tenendo conto di tutte le opzioni legali a sua disposizione.
La prima inchiesta sugli imbrogli della Russia nei controlli antidoping fu commissionata dalla WADA nel dicembre del 2014, dopo la trasmissione di un documentario del canale tedesco ADR, che raccontò – attraverso la storia di Vitaliy Stepanov e Yulia Stepanova, un ex dipendente dell’agenzia antidoping russa e un’ex atleta – il vasto e regolare uso di doping fra gli atleti russi e i sistemi usati per coprire le loro azioni. Dopo l’inchiesta, la WADA propose la squalifica della nazionale russa di atletica leggera dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che fu approvata nel novembre del 2015 dall’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera (IAAF), e riconfermata lo scorso giugno. L’ultima indagine era stata ordinata dalla WADA lo scorso maggio dopo le rivelazioni di Grigory Rodchenkov, l’ex direttore dei laboratori antidoping russi, che supervisionò gli esami agli atleti alle Olimpiadi di Sochi. Rodchenkov rivelò al New York Times il programma statale russo per imbrogliare alle Olimpiadi, che consisteva nello scambio dei campioni di urina degli atleti dopati e nella somministrazione di sostanze dopanti difficilmente rintracciabili nei test ed elaborate nel corso degli anni.
A seguito delle due importanti inchieste, la Russia è diventato il primo paese nella storia a essere escluso per doping da tutte le competizioni internazionali di atletica leggera. Dopo l’inchiesta, la WADA propose la squalifica della nazionale russa di atletica leggera dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che fu approvata nel novembre del 2015 dall’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera (IAAF), e riconfermata lo scorso giugno. Il CIO ha però deciso di rifiutare la richiesta di Yulia Stepanova – una mezzofondista russa – di poter partecipare alle Olimpiadi: Stepanova è una whistleblower che ha contribuito all’inchiesta sul doping nella federazione russa. Lei stessa si è però dopata e il CIO ha quindi deciso di impedirle di partecipare ai giochi “perché non rispetta i requisiti etici” (accettarla avrebbe voluto dire andare contro le regole appena decise) ma l’ha invitata insieme a suo marito ad andare ad assistere alle Olimpiadi.