Questa mattina l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, ha annunciato a sorpresa di avere rinunciato alla candidatura per la guida del partito Conservatore, alla ricerca di un nuovo leader dopo le annunciate dimissioni del primo ministro David Cameron per la sconfitta di Brexit, il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea della scorsa settimana. Johnson aveva sostenuto il Leave ed era considerato da anni rivale di Cameron per la guida del partito, quindi oggi il meglio posizionato per succedergli. La sua rinuncia è arrivata un paio d’ore dopo un altro annuncio a sorpresa, questa volta da parte del ministro della Giustizia conservatore Michael Gove, che si è candidato per la leadership del partito dopo avere detto per giorni che avrebbe sostenuto la candidatura di Johnson.
Gove ha detto che Johnson non sarebbe stato adeguato per guidare il partito e il Regno Unito in un periodo così difficile della loro storia, e che di conseguenza è arrivato alla conclusione che fosse opportuno candidarsi direttamente. Oltre a essere un ministro tra i più rispettati del governo Cameron, Gove ha un discreto seguito tra i parlamentari Conservatori, ma dopo avere scaricato di colpo Johnson molti non si fidano più di lui. Inoltre, secondo i detrattori, ha il difetto di non avere molto carisma, cosa che potrebbe penalizzare il partito durante le campagne elettorali.
Oltre a Gove, questa mattina hanno formalizzato le loro candidature altri quattro esponenti del partito Conservatore: Stephen Crabb, ministro del Lavoro, Liam Fox, ex ministro della Difesa, Andrea Leadsom, ministro dell’Energia e Theresa May, ministro dell’Interno. Tra questi, May sembra essere la candidata più credibile e con più ampi consensi all’interno del partito, quindi la probabile sfidante di Gove. Nei prossimi giorni i parlamentari conservatori dovranno votare i 5 candidati, riducendo la lista a due soli potenziali leader, che saranno poi votati dagli iscritti al partito: il processo si concluderà entro il prossimo 9 settembre. Nel sistema politico britannico, il capo del partito che ha la maggioranza in Parlamento diventa automaticamente il primo ministro: quindi chi vincerà la leadership del Partito Conservatore diventerà anche automaticamente il nuovo primo ministro del Regno Unito e sostituirà il dimissionario Cameron.
Tra i Laburisti, intanto, continuano le contestazioni e le richieste di dimissioni nei confronti del leader Jeremy Corbyn. È già stato sfiduciato giorni fa dai suoi parlamentari, ma con un voto non vincolante, e si prospetta per lui una sfida alla leadership da parte di un altro esponente del partito, forse Angela Eagle. Oggi Corbyn ha dato diversi indizi circa la volontà di continuare, nonostante il suo stesso gruppo di collaboratori sia diviso sul da farsi.
Il governatore della Banca centrale del Regno Unito, Mark Carney, ha intanto annunciato che nell’estate ci potranno essere modifiche ai tassi d’interesse e iniziative per aumentare la liquidità nel paese, in modo da aiutare la sterlina e stimolare l’attività economica. La settimana scorsa Carney aveva già detto di avere un piano per gestire Brexit, preventivando eventuali immissioni di nuovo denaro fino a 250 miliardi di sterline.
Le notizie pubblicate oggi in diretta dal Post.
Nei prossimi giorni saranno scritte ricostruzioni di ogni tipo sulla scelta di Boris Johnson di rinunciare alla sua candidatura per la leadership del partito Conservatore. Tra le migliori pubblicate finora c’è quella di Paul Waugh dello Huffington Post britannico: Gove ha deciso all’ultimo senza nemmeno avvisare Johnson, che è stato pugnalato alla schiena, scrive.
Il direttore della Banca centrale del Regno Unito nel suo discorso ha riconosciuto che Brexit causa incertezze con “effetti chiaramente negativi per la produzione”, mentre è più complicato stabilire quelli sull’inflazione.
Il governatore della Banca centrale del Regno Unito, Mark Carney, ha detto che nei prossimi mesi potrebbero essere necessari interventi per tagliare i tassi d'interesse, sostenere la liquidità nel paese e incentivare l’attività economica. La settimana scorsa, dopo il voto su Brexit, aveva assicurato la disponibilità della Banca centrale a intervenire, mettendo a disposizione fino a 250 miliardi di sterline.
La colonna sonora della giornata.
https://www.youtube.com/watch?v=bhLN0L5JdD4
L’analista politico di BBC News, Ben Wright, scrive che quello che è successo oggi all’interno del partito Conservatore è: “Riccardo III che incontra Scarface, con un pizzico del Padrino”. Wright ricorda che Boris Johnson, Michael Gove, George Osborne e David Cameron sono cresciuti insieme, sia personalmente sia politicamente, hanno amicizie strette in comune e vecchie alleanze, che si sono sfarinate durante la campagna referendaria.
Gove ha prima sostenuto il Leave, consapevole che questo avrebbe danneggiato Cameron e Osborne che erano per il Remain, ma ha comunque mantenuto la sua stretta amicizia con Osborne. Johnson ha rovinato la sua amicizia con Cameron, quando ha deciso di sostenere il Leave contro il suo primo ministro. Dopo la vittoria del Leave, Johnson ha pensato che toccasse a lui la guida del partito e del governo, e ha immaginato che Gove fosse pronto a sostenerlo. Gove invece si è smarcato all’ultimo, candidandosi a sorpresa per la leadership del partito Conservatore, ai danni di Johnson.
Secondo Wright, Gove e il suo staff si sono convinti che Johnson non avesse il coraggio sufficiente per compiere l’uscita dalla UE del Regno Unito, e allo stesso modo la pensavano diversi altri parlamentari Conservatori. Appena ha annunciato la sua candidatura, i più scettici su Johnson si sono subito accodati a Gove. Ora però non è detto che Gove ottenga il sostegno necessario per essere eletto leader del partito, cosa che potrebbe favorire Theresa May, che paradossalmente ha fatto campagna per il Remain.
Lo Huffington Post tedesco, intanto, descrive Theresa May come "La Merkel britannica" nella sua homepage.
Michael Gove questa mattina, appena uscito da casa a Kensington. Gove oggi ha annunciato a sorpresa la sua candidatura alla leadership del partito Conservatore, portando di fatto alla rinuncia di Boris Johnson a fare altrettanto. (Jack Taylor/Getty Images)
Pausa GIF.
Intanto oggi l'asta del Tesoro in Italia è andata meglio del previsto, scrive Il Sole 24 Ore:
L'efetto Brexit si fa sentire anche sull’asta del Tesoro, ma soffia a favore dei titoli di Stato italiani, non al contrario. Stamani il ministero delle Finanze ha infatti collocato BTp a 5 e 10 anni per complessivi 5 miliardi di euro oltre a CcTeu per 1,75 miliardi ottenendo richieste rilevanti e vedendo soprattutto i rendimenti dei bond a cedola fissa scendere rispetto al mese precedente. Nel caso dei titoli a 5 anni, lo 0,33% spuntato rappresenta addirittura il minimo storico, mentre l’1,35% dei decennali è inferiore all’1,42% del mese precedente ed è il minimo dall’asta di marzo.
L’esito dell'asta di oggi non può in effetti proprio considerarsi una sorpresa: tolta la sbandata iniziale nel giorno successivo all’annuncio dell’inaspettato successo dei «leave» nel referendum britannico (salutato dagli investitori con una caccia a Bund tedeschi, Treasury Usa e pure Gilt e una vendita dei titoli di Stato dei Paesi periferici d’Europa) le forze in atto ormai da tempo sul mercato del reddito fisso hanno ripreso a operare in pieno.
Il Guardian ha ricostruito i giorni in cui i parlamentari conservatori voteranno per i due candidati leader da proporre agli iscritti al partito, sulla base dell’unica data per ora nota che è il 5 luglio, giorno della prima votazione.
Martedì 5 luglio: i parlamentari votano i 5 candidati in gara e si elimina quello che ottiene meno voti.
Giovedì 7 luglio: i parlamentari votano i 4 candidati in gara e si elimina quello che ottiene meno voti.
Martedì 12 luglio: i parlamentari votano i 3 candidati in gara e? Bravi, si elimina quello che ottiene meno voti.
Non è però escluso che qualche candidato decida di ritirarsi anzitempo, già dopo la prima votazione del 5 luglio, cosa che accelererebbe i tempi.
A questo punto restano due candidati che potranno fare campagna per la loro elezione presso gli iscritti al partito: il risultato sarà comunicato il 9 settembre.
Jeremy Corbyn resiste da giorni alle richieste di dimettersi da parte di molti parlamentari laburisti e di altri personaggi di spicco del partito. Oggi pomeriggio una delegazione di parlamentari suoi sostenitori farà il punto e forse proverà a farlo desistere prima che Eagle annunci la sua sfida alla leadership. Con le sue dimissioni l'avvicendamento del leader sarebbe meno traumatico e diviso per il partito, già messo a dura prova da una settimana.
BuzzFeed News ha messo insieme tutte le dichiarazioni degli ultimi anni di Michael Gove in cui ha sempre negato di volersi candidare alla guida del partito Conservatore.
A proposito di mercati, un aggiornamento sugli indici di borsa, in negativo anche se di poco, tranne Parigi:
• Milano -0,12%
• Madrid -0,26%
• Francoforte -0,04%
• Parigi +0,31%
• Londra -0,06%.
Robert Greifeld, il CEO di Nasdaq OMX Group, la società proprietaria del mercato azionario statunitense NASDAQ di titoli per lo più tecnologici, ha scritto un’analisi degli effetti di Brexit sul mercato finanziario, pubblicata ieri dal Wall Street Journal. Greifeld, anche per ovvi motivi d’interesse, dice che l’uscita del Regno Unito dalla UE è stata descritta con eccessivo pessimismo e che “ci sono buoni motivi per essere ottimisti”:
Un viaggio di affari che mi ha portato in Cina, Nuova Zelanda e Australia all’inizio del mese mi ha permesso di fare qualche scoperta sorprendente. Mentre Brexit era al centro di ogni riunione, con la previsione condivisa che il Regno Unito restasse nella UE, c’è anche un’eccitazione tangibile per un voto di uscita che avrebbe aperto le porte a nuovi tipi di scambi commerciali con un Regno Unito indipendente.
Nel frattempo, questa mattina Corbyn ha partecipato a un incontro sui temi dell’antisemitismo ed è inciampato in una frase controversa, e probabilmente male espressa, del suo discorso che gli sta portando altri guai. Ha detto: “I nostri amici ebrei non sono responsabili delle azioni di Israele più di quanto i nostri amici musulmani lo sono per il cosiddetto Stato Islamico”. In molti lo hanno accusato di avere paragonato Israele all’ISIS. Corbyn ha negato che questo fosse il suo pensiero, ma molti suoi oppositori stanno approfittando della situazione per sostenere ulteriormente le loro richieste di dimissioni.
I commentatori politici del Guardian in questa pagina discutono gli effetti della rinuncia di Johnson sull’elezione del nuovo leader Conservatore. C’è chi sostiene che questo sviluppo potrebbe favorire molto Theresa May, o che comunque nel complesso la sfida tra May e Gove sarà più fattuale e pragmatica, di quanto sarebbe potuta essere con Johnson. La responsabilità del cambiamento negli equilibri interni al partito è attribuita a Gove e alla sua scelta a sorpresa di concorrere per la leadership. Il paradosso è che se vincesse May, toccherebbe a una candidata che si era espressa per il Remain gestire la complicata uscita dalla UE.
La lista finale dei candidati leader dei Conservatori:
• Stephen Crabb
• Liam Fox
• Michael Gove
• Andrea Leadsom
• Theresa May
Toccherà ai parlamentari Conservatori votare i due nomi che saranno poi votati dagli iscritti al partito, circa 150mila persone. Il primo voto dei parlamentari è in programma per martedì prossimo.
Johnson ha spiegato di avere rinunciato dopo essersi consultato con alcuni colleghi e avere riscontrato le attuali “circostanze in Parlamento”. Si è comunque impegnato a dare “qualsiasi tipo di sostegno possibile al prossimo governo conservatore” e di rispettare il mandato popolare del referendum sull’uscita del Regno Unito dalla UE.
Da due minuti è scaduto il termine per presentare le candidature alla leadership del partito Conservatore.
Subito dopo avere finito il suo discorso, Johnson ha lasciato la sala senza dare l'opportunità ai giornalisti di fare qualche domanda. Molti gli avrebbero chiesto chi sosterrà all'elezione per la leadership.
Lo ha detto alla fine della sua conferenza stampa, sorprendendo tutti.

Johnson ricorda che Londra è la città più turistica al mondo, ma omette di dire che lo è stata in parte anche grazie alla libertà di movimento per i cittadini della UE nei confini britannici.
Johnson continua a elencare quelli che definisce suoi successi per Londra, comprese le Olimpiadi del 2012 e l'eredità che hanno lasciato per la città. L'idea è di mostrarsi come un candidato leader che ha fatto cose, prima ancora di proporne di nuove.
Johnson: "È l'opportunità di riunire il nostro partito, il paese e la società. Dobbiamo mettere insieme chi ha fatto campagna per il Leave e il Remain per fare progredire il Regno Unito". Johnson ricorda i risultati ottenuti a Londra con la sua amministrazione, dicendo di avere ridotto i reati, aumentato la sicurezza, migliorato i trasporti e aiutato l'economia a svilupparsi in città.
Johnson: "Dobbiamo dare voce a chi è stato dimenticato, riportarlo tra i Conservatori". Johnson dice che si faranno accordi diretti con le più grandi economie del mondo, senza impedimenti dalla Unione Europea: "Buone notizie per i nostri amici negli Stati Uniti, saranno i primi della fila".
Johnson: "Questa è la nostra opportunità per costruire un Regno Unito con un'economia più libera e aperta a tutti".
È iniziata la conferenza stampa di Boris Johnson.
Potete seguirla in diretta qui sotto.
https://www.youtube.com/watch?v=y60wDzZt8yg
In una conferenza stampa Jeremy Corbyn oggi ha criticato i toni usati da alcuni esponenti dei Conservatori, come Boris Johnson, e Nigel Farage per i toni usati durante la campagna referendaria che hanno contribuito a rendere più duro il confronto e in parte hanno portato ai messaggi d’odio degli ultimi giorni nel Regno Unito, soprattutto contro gli immigrati.
Boris Johnson ha intanto lasciato la sua casa a North London, ha salutato i giornalisti, ma non ha fatto nessuna dichiarazione. Tra una ventina di minuti dovrebbe formalizzare la sua candidatura con un discorso.
Nicky Morgan, ministro dell'Istruzione nel governo Cameron, ha annunciato che sosterrà Gove e non Johnson.
Theresa May ha già un sito per la sua candidatura.
Conclusi ieri i lavori a Bruxelles dei leader europei, oggi Brexit è soprattutto un tema di politica interna legato alle grandi divisioni all'interno dei due principali partiti del Regno Unito. La sfida per la leadership nel partito Conservatore si sta facendo molto più accesa e agguerrita del previsto, soprattutto dopo l'annuncio della candidatura di Gove, che fino a poche ore fa diceva di volere sostenere quella di Johnson. Nel partito Laburista si continuano a chiedere le dimissioni di Jeremy Corbyn, che però non sembra intenzionato a lasciare.
Theresa May annuncia la sua candidatura alla leadership del partito Conservatore - Londra, Regno Unito (Jeff J Mitchell/Getty Images).
Michael Gove ha 48 anni ed è ministro della Giustizia dal maggio del 2015, in precedenza era stato ministro dell’Istruzione; durante la campagna referendaria ha sostenuto con convinzione il Leave dopo “la più difficile decisione politica della mia vita”. Le sue posizioni sono di apertura verso alcuni temi come il matrimonio gay e la mobilità sociale, mentre sulla politica estera ha posizioni tipiche dei neoconservatori.
Rispondendo ai giornalisti, Theresa May ha anche fatto una battuta piuttosto cattiva nei confronti di Boris Johnson e del suo controverso acquisto, quando era sindaco di Londra, di tre idranti per la polizia dalla Germania. Quei mezzi non sono mai stati utilizzati e la stessa May, da ministro dell'Interno, si è opposta al loro impiego. May oggi ha ricordato che Johnson non è un grande negoziatore: "L'ultima volta che ha fatto un accordo se ne è tornato con tre idranti semiusati dalla Germania".
La giornata in borsa è meno buona di ieri:
• Milano -0,80%
• Madrid -0,48%
• Francoforte -0,16%
• Parigi +0,13%
• Londra -0,17%
I cittadini del Regno Unito, nel referendum del 23 giugno scorso, hanno deciso di lasciare l’Unione Europea. Il primo ministro britannico, David Cameron – che aveva voluto il referendum ma fatto campagna per rimanere nella UE – ha annunciato le sue dimissioni entro tre mesi dal voto. Ha detto, nel discorso post voto, che sarà sostituito da un nuovo primo ministro, scelto dal partito conservatore. Secondo quanto previsto dalle norme stabilite dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona del 2009, il Regno Unito dovrà ora comunicare formalmente al Consiglio europeo la sua intenzione di lasciare la UE, facendo appello alla procedura di recesso. A seguito della notifica presentata dal Regno Unito e alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, inizierà una serie di negoziazioni tra le due parti per definire le modalità del recesso.
Nel discorso tenuto alla Camera dei Comuni del Parlamento britannico, David Cameron ha spiegato che prima di notificare il recesso bisognerà determinare quale tipo di rapporto si vuole instaurare in futuro con l’Unione Europea: anche questo sarà uno dei compiti del suo successore. Dopo l’incontro con il presidente francese François Hollande e il primo ministro italiano Matteo Renzi, il 27 giugno, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che i leader europei non faranno alcun tipo di pressione al Regno Unito, nel rallentare o nell’accelerare una sua uscita dall’Unione Europea, specificando al contempo che non ci sarà alcuna discussione (formale o informale) sui negoziati finché non saranno avviati i processi previsti dall’articolo 50.
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Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, May ha ricordato che “la politica non è un gioco” e che ha conseguenze dirette per i cittadini. Ha poi aggiunto che i cittadini vogliono “sincerità dai politici” e non strani giochetti, facendo riferimento indirettamente a Boris Johnson, accusato da diversi Conservatori di avere sostenuto il Leave per proprio tornaconto politico.
La strategia di Theresa May, che per lo meno traspare dal suo discorso, è dimostrare di essere focalizzata totalmente sulle sfide poste da Brexit e non sulle lotte interne al partito, ancora diviso tra chi era per il Leave e chi - come lei - per il Remain. Questa strategia potrebbe funzionare, soprattutto considerati i malumori tra Johnson e Gove.
May ha concluso il suo discorso dicendo che con un partito unito dietro la sua leadership "possiamo costruire un Regno Unito migliore".
Intanto, tra gli accoliti di Boris Johnson c'è una certa inquietudine per la decisione di Gove di candidarsi per conto suo e non sostenere Johnson. Uno di loro ha accusato Gove di avere premeditato tutto questo.
La parola "c***" è l'insulto più pesante che ci sia in inglese, e uno dei più pronunciati a Westeros.
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May: "Cerchiamo di sfruttare le opportunità offerte da Brexit", per farlo dobbiamo unire il partito, il paese e tutelare il lavoro. "Dobbiamo governare nell'interesse di tutto il paese, non solo dei 17 milioni che hanno votato per il Leave".
May annuncia che sarà predisposta una divisione apposta all'interno del governo, dedicata esclusivamente ai temi legati a Brexit: "L'accesso al mercato unico deve restare una priorità, ma al tempo stesso dovremo trovare il modo di regolare meglio l'immigrazione".
I leader europei hanno detto più volte che se il Regno Unito vuole mantenere l'accesso al mercato unico europeo deve offrire libertà di movimento a persone e merci, come gli altri stati membri.
May: "Brexit vuol dire Brexit, il popolo si è espresso. Il paese ha votato per lasciare la UE ed è compito del governo e del Parlamento rispettare questa volontà". May esclude che ci siano elezioni anticipate e ricorda che l'Articolo 50 sarà attivato solo a fine anno, dopo che sarà stato elaborato un piano per l'uscita da proporre poi alla UE. Fino ad allora, e fino alla formalizzazione dell'uscita, le cose nel Regno Unito non cambieranno per i cittadini europei che vivono nei suoi confini.
May: "Abbiamo un periodo di incertezza davanti e il paese ha bisogno di rassicurazioni e stabilità". May ricorda che l'economia è forte, i conti sono in ordine, le risorse ci sono e le banche hanno la liquidità per prestare denaro, con le garanzie offerte dalla Banca centrale del Regno Unito.
May: "Dopo il referendum della settimana scorsa abbiamo bisogno di un governo che negozi i termini dell'uscita dalla UE in modo efficace". May dice che occorre un impegno per tenere unito il paese e che serve "una visione per ognuno di noi" sul futuro del Regno Unito.
May inizia il suo discorso ringraziando David Cameron per il lavoro svolto nel far progredire il partito, vincere diverse elezioni e mantenere il governo del paese: "Abbiamo dimostrato che quando i Conservatori hanno un'agenda inclusiva vinciamo nel paese".
È iniziata la conferenza stampa di Theresa May per ufficializzare la sua candidatura.
Potete seguire la diretta qui sotto.
https://www.youtube.com/watch?v=y60wDzZt8yg
Per il sondaggio online del Telegraph, Boris Johnson dovrebbe essere il prossimo leader dei Conservatori.
È un sondaggio che vale qualcosa o è statisticamente rilevante? No, no, no.
https://www.youtube.com/watch?v=lP1Xk2UcQpY
Finora si sono candidati alla leadership del partito Conservatore:
• Michael Gove
• Liam Fox
• Stephen Crabb
• Theresa May
• Andrea Leadsom
May e Johnson lo faranno entro le prossime ore, c'è tempo fino alle 13 per presentare le candidature.
Essendoci più di due candidati alla leadership, nei prossimi giorni toccherà ai parlamentari Conservatori votare fino a quando resteranno solo due nomi, sui quali voteranno poi gli iscritti al partito. Questo significa che Johnson potrebbe non superare il voto dei parlamentari, dopo la divisione con Gove, e che May potrebbe avere più opportunità di prevalere. Frank Underwood, anynone?
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Gove ha formalizzato la sua candidatura con un comunicato in cui dice che “ci sono enormi sfide per questo paese, ma anche grandi opportunità” dopo il voto su Brexit. Nei confronti di Johnson, Gove scrive:
Rispetto e ammiro tutti i candidati che concorrono alla leadership. In particolare, desideravo creare un tema per sostenere Boris Johnson cosicché un politico a favore del Leave potesse guidarci verso un futuro migliore. Seppure con riluttanza, sono arrivato alla conclusione che Boris non può offrire una leadership adeguata per i compiti che dobbiamo affrontare. Per questo motivo ho deciso di farmi avanti.
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Intanto Michael Gove – segretario alla Giustizia del governo Cameron, fra i più visibili leader del "Leave" – si è candidato ufficialmente alla guida del partito conservatore. In questi giorni Gove è diventato piuttosto noto anche all'estero per aver detto durante una trasmissione televisiva che «il popolo britannico è stufo degli esperti». Gove fino a poche ore fa era dato tra i sostenitori di Johnson e si pensava che avrebbe concorso come suo vice.
Peter Altmaier, una specie di chief of staff di Angela Merkel, ha spiegato a BBC che se il Regno Unito vorrà continuare ad avere accesso al mercato unico, dovrà rispettare alcuni importanti paletti (fra cui, in pratica, molti degli obblighi fondamentali imposti ai paesi dell'Unione).
Come abbiamo visto in passato, la libertà di movimento è almeno tanto importante quanto quella di circolazione dei beni, dei servizi e dei capitali. Queste quattro libertà fondamentali sono alla base del mercato unico. Significa che ogni paese che vuole partecipare al mercato unico deve accettarlo così com'è.
analisi su Brexit della Intelligence Unit dell’Economist, che offre consulenze e valutazioni su trend politici, economici e finanziari.">
1. Brexit ha messo in subbuglio la politica, l’economia e il mercato del Regno Unito, ci aspettiamo che questo subbuglio sia consistente.
2. La volatilità sui mercati finanziari continuerà, e ci saranno ripercussioni sull’economia reale fino a quando non saranno chiariti i rapporti tra Unione Europea e Regno Unito.
3. Ci aspettiamo una contrazione dell’economia britannica dell’1% nel 2017, dopo una crescita per quest’anno dell’1,5%.
4. Ci aspettiamo una riduzione negli investimenti dell’8% e una riduzione del 3% dei consumi nel 2017, con la sterlina a 1,24 dollari.
5. Il voto ha cambiato le nostre previsioni fiscali: ci sarà un minore introito fiscale e si spenderà di più per i sussidi a causa della maggiore disoccupazione.
6. Il debito pubblico raggiungerà il 100% del prodotto interno lordo entro il 2018.
7. Il nuovo massimo causerà uno stop della ripresa dalla crisi: il PIL del 2018 sarà del 4% inferiore rispetto alle previsioni prima del referendum.
8. La politica, nel frattempo, continuerà a essere molto frammentata e ci sono grandi sfide, e pericoli, sia per: partiti, governo e sindacati.
9. Ci aspettiamo due mesi caotici, fino a quando non ci sarà ufficialmente un nuovo leader conservatore.
10. Il Regno Unito farà ricorso all’Articolo 50 per uscire dalla UE prima della fine dell’anno, e i negoziati si concluderanno verso la fine del 2018, probabilmente.
11. Il Regno Unito accetterà un accordo per partecipare in qualche forma al mercato unico, concedendo qualcosa sull’immigrazione.
12. I servizi finanziari saranno probabilmente lasciati soli.
13. Il nuovo primo ministro dovrà accettare molte condizioni per avere un accordo con la UE, e il Regno Unito sarà tagliato fuori da tutte le grandi decisioni.
14. Il nuovo accordo con la UE sarà confermato con un secondo referendum o con nuove elezioni politiche.
15. I sostenitori del Leave diranno agli elettori che non potranno ottenere ciò che desiderano sull’immigrazione, questo porterà a ulteriori tensioni e a una destra ancora più radicale.
16. Lo Ukip diventerà pericoloso soprattutto per i laburisti.
17. L’establishment britannico avrà bisogno di tempo per riorganizzarsi, e il vuoto lasciato temporaneamente potrà rafforzare lo scetticismo da parte dell’opinione pubblica sulle sue capacità di governare il paese.
18. Molto dell’affidabilità e stabilità politica del Regno Unito sarà perso per lungo tempo.
Theresa May si candiderà alla guida del partito Conservatore intorno alle 10:30 ed è considerata la sfidante più credibile di Boris Johnson. Dirà che il Regno Unito deve tornare a essere un paese che lavora per tutti e non solo per i privilegiati, riprendendo dichiarazioni simili già fatte in passato. May dovrà anche cercare di distanziarsi dalle sue posizioni durante la campagna referendaria, orientate più verso il Remain e quindi la parte che ha perso. Per controbilanciare questa posizione, annuncerà di volere istituire un ministero apposta per l’uscita dalla UE, nel quale mettere una figura di spicco del partito a sostegno del Leave. Dovrà convincere gli elettori conservatori che l’obiettivo è riunire l’intero paese e non solo il partito.
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May ha il sostegno di molte donne all’interno del partito Conservatore ed è molto popolare tra chi non vuole assolutamente Johnson come nuovo leader, e di conseguenza primo ministro del paese. Ha 58 anni e viene da Eastbourne, nella costa inglese meridionale. È stata eletta in Parlamento per la prima volta nel 1997 e nel 2010 Cameron l’ha scelta come ministro degli Interni e ministro per le Donne e l’Uguaglianza; nel 2012 quest’ultimo ruolo è stato delegato a Maria Miller. May – che è sposata e non ha figli – è ricordata soprattutto per una riforma dell’immigrazione piuttosto restrittiva approvata nel 2014. Ha approvato anche nuove misure per rafforzare le forze di polizia e si è impegnata nella creazione di nuove leggi per arginare e prevenire il terrorismo e contrastare in particolare l’ascesa dello Stato Islamico (ISIS).
Boris Johnson formalizzerà la sua candidatura alle 11:30 (le 12:30 in Italia), quindi a ridosso della scadenza prevista dal partito. Per ora è considerato il favorito alla successione di David Cameron: è stato uno dei Conservatori più in vista durante la campagna referendaria e un sostenitore del Leave. Potrà quindi fare un discorso da vincente per la sua candidatura, con la promessa di mantenere l’impegno per fare uscire il Regno Unito dall’Unione Europea. Come aveva già detto durante la campagna elettorale, cercherà di essere il leader della gente comune e non delle élite.
Johnson dovrebbe avere come vice Michael Gove, il ministro della Giustizia, rispettato e con un valido consenso all’interno del partito. Ieri, però, è stato messo in difficoltà da una email privata della moglie, Sarah Vine, inviata al suo staff e finita sui giornali: mette in dubbio la credibilità di Johnson, e invita i collaboratori del marito a ottenere sufficienti garanzie dallo stesso Johnson sugli incarichi che Gove potrà avere all’interno del partito e nel nuovo governo. Vine, che lavora per il Daily Mail, ha anche espresso qualche dubbio sulla capacità di Johnson di essere ben visto dai principali giornali e media schierati con i conservatori.
Negli ultimi giorni Boris Johnson ha ottenuto l'appoggio di numerosi esponenti del partito, ma è comunque inviso a chi aveva sostenuto il Remain. Johnson ha 52 anni compiuti da poco. Il suo nome completo è Alexander Boris de Pfeffel Johnson ed è nato a New York da una famiglia britannica (ha la doppia cittadinanza). Johnson, ex sindaco conservatore di Londra, è stato uno dei più attivi sostenitori del voto a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: insieme a Nigel Farage, leader del partito populista e nazionalista UKIP, è considerato uno dei vincitori politici del referendum su “Brexit”. Boris Johnson era stato eletto sindaco di Londra dal 2008 e già l’anno scorso aveva detto che non si sarebbe ricandidato per un terzo mandato. Le elezioni dello scorso maggio erano state vinte da Sadiq Khan, candidato laburista, musulmano di origini pakistane e figlio di un autista di bus. Johnson si era però candidato alle elezioni politiche del maggio 2015, ed era stato eletto con i Conservatori alla Camera dei comuni.
L’anti-europeismo di Johnson risale almeno al 1989, quando lavorava come corrispondente da Bruxelles per il Daily Telegraph, pubblicando decine di articoli estremamente critici nei confronti della politica europea (in quello stesso periodo si inventò anche molte notizie, come quella della demolizione del palazzo della Commissione Europea).
Durante i suoi mandati da sindaco Johnson ha fatto parlare di sé per la lotta alla criminalità, per alcune dure prese di posizione sull’ordine pubblico (come quella contro l’alcol in metropolitana) e sulla cultura (come la reintroduzione del latino a scuola). Johnson ha ridotto la zona a traffico limitato di Londra (Congestion Zone) e i suoi provvedimenti hanno migliorato il trasporto pubblico. Un’altra sua battaglia è stata aumentare e migliorare il traffico in bicicletta a Londra, che negli ultimi anni è cresciuto sempre di più (lo stesso Johnson va spesso al lavoro in bicicletta). Soprattutto in passato ha espresso giudizi offensivi nei confronti degli omosessuali (“malati”), dell’islam (“religione d’odio”) e del multiculturalismo. Pian piano poi ha ammorbidito le sue posizioni.
Il partito Conservatore ha deciso che la presentazione delle nomination per il successore di David Cameron, leader del partito e primo ministro dimissionario, terminano oggi a mezzogiorno (le 13 in Italia). L’obiettivo è di stringere i tempi e avere un nuovo leader entro il 9 settembre: il leader del partito al governo diventa automaticamente primo ministro.
Il processo di selezione del leader Conservatore prevede di solito che le nomination siano presentate entro una data scadenza e rese pubbliche.
• Se c’è un solo nome, quella persona viene immediatamente dichiarata eletta.
• Se ci sono due nomination, si procede con una elezione tra i membri del partito conservatore.
• Se ci sono più di due nomination, spetta ai parlamentari Conservatori il compito di votare fino a quando la lista viene ridotta a due nominativi, da proporre poi agli iscritti.
È certo che ci saranno più di due candidati, quindi sarà necessaria la preselezione da parte dei parlamentari Conservatori.
Hello! Anche oggi seguiremo le notizie intorno a Brexit man mano che arrivano dal Regno Unito e non solo, e buona lettura.