La giornata agitata del PD

I pm di Potenza hanno sentito il ministro Boschi per il caso che ha portato alle dimissioni del ministro Guidi, e poi c'è stata una vivace direzione del partito

Matteo Renzi.
Matteo Renzi.

È stata una giornata particolarmente delicata per il Partito Democratico e per il governo che sostiene in Parlamento, guidato dal segretario del partito Matteo Renzi. Oggi infatti i pm della procura di Potenza hanno sentito per due ore Maria Elena Boschi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, in relazione all’inchiesta in corso sullo stabilimento petrolifero di Tempa Rossa, in Basilicata. Boschi non è indagata: è stata sentita in qualità di persona informata sui fatti (i pm hanno detto che era «un atto necessario»). Nel pomeriggio poi si è tenuta una riunione della direzione del Partito Democratico, durante la quale Renzi ha parlato con toni decisi dell’inchiesta giudiziaria e anche delle critiche della minoranza del partito.

Il caso di cui si parla è quello che ha portato alle dimissioni Federica Guidi dal ministero dello Sviluppo Economico. Tempa Rossa è un grande centro di estrazione petrolifera in provincia di Potenza, gestito dalla società francese Total. Agli atti di un’inchiesta della procura c’è un’intercettazione telefonica tra Guidi e Gianluca Gemelli, suo compagno e titolare di aziende subappaltatrici, che mostra come Guidi avesse informato Gemelli della prossima approvazione di un emendamento che avrebbe sveltito l’approvazione dei lavori. Nella telefonata, Guidi dice a un certo punto: «Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche Maria Elena la… quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte». La “Maria Elena” di cui parla Guidi era Maria Elena Boschi. Anche Federica Guidi non è indagata, mentre il suo compagno è indagato per millantato credito: la procura insomma non accusa lei di avere favorito lui, ma lui di avere approfittato della posizione di lei.

Oggi peraltro, in un’inchiesta diversa, il tribunale di Potenza ha condannato a pene comprese fra due e sette anni di reclusione alcuni ex dirigenti locali e generali della Total e alcuni imprenditori e amministratori locali. La vicenda riguarda sempre il centro di trattamento oli di Tempa Rossa.

Durante la direzione del PD, Renzi ha detto: «Se si decide che un’opera va fatta nel 1989, quando c’era ancora il muro di Berlino, 27 anni dopo lo scandalo non è che l’emendamento venga approvato, ma che sia stato bloccato così tanto. Qualcuno ci ha mangiato? Ci sto a discuterne: chiedo che la magistratura se ne occupi e arrivi a sentenza rapidamente. Ci sono indagini della magistratura a Potenza con la cadenza delle Olimpiadi e non si è mai arrivati a sentenza». L’ultima frase di Renzi si riferisce al pm Henry John Woodcock, che ha lavorato a Potenza fino al 2009 diventando noto per indagini dal grande clamore mediatico ma non altrettanto grandi profondità investigative. «Rivendico una differenza profonda. Gli altri parlavano di legittimo impedimento, prescrizione, io dico che sono qui: interrogatemi. Io non voglio difendermi dal processo, chiedo una sentenza presto. Noi non siamo uguali agli altri. Il governo delle lobby lo dicono a qualcun altro. È mio compito istituzionale che un’opera bloccata da anni arrivi a compimento. Se su un’opera c’è qualcuno che ruba, bisogna fermare chi ruba, non l’opera».

Durante la discussione successiva all’intervento di Renzi, diversi esponenti della minoranza del partito hanno preso la parola per esprimere delle critiche al governo. Roberto Speranza ha detto che l’emendamento di Tempa Rossa era «sbagliato»: «Io sono molto turbato dalle indagini degli ultimi giorni, anche perché lucano. Non è solo la questione della telefonata, ma anche la vicenda Eni. Se fosse vero, saremmo di fronte a un disastro ambientale di fronte al quale dovremmo sentirci male. Dovremmo chiederci di chi sono le responsabilità: il peso del governo ci può stare quando un ministro ha vicende personali che la vedono connessa a quelle compagnie?».

Gianni Cuperlo ha detto a Renzi: «Hai chiesto i voti per fare il segretario, ma non lo stai facendo. Magari riceverai applausi di parti della destra, ma avrai perso quelli di una parte della sinistra. Sento il peso di stare in un partito che ha perso molto. Io penso che tu sia una persona profondamente onesta e appassionata alla politica. Ma io penso che non ti stai mostrando all’altezza del ruolo che ricopri. Non stai dimostrando in questi passaggi la statura di un leader, anche se a volte coltivi l’arroganza dei capi. Questo può fare il danno del PD, evitarlo non dipende solo da te, ma moltissimo anche da te». Riguardo Tempa Rossa, ha detto: «La vicenda sta proprio nella catena decisionale. Metodo e forma delle decisioni diventano tutt’uno con il merito. La questione è il processo delle decisioni, il ruolo del parlamento e della dialettica in questo partito. Fare investimenti pubblici ha un’incidenza più alta che tagliare le tasse. Ci sarebbe bisogno di più coraggio e di una maggioranza diversa. Ma forse non è nemmeno nella tua volontà e nella tua cultura».

La direzione del PD ha approvato la relazione di Renzi con 98 voti favorevoli, 13 contrari e nessun astenuto.