• Mondo
  • Giovedì 7 gennaio 2016

Il regime di Assad sta affamando gli abitanti di una città siriana

A Madaya non arrivano più i rifornimenti di cibo, i residenti mangiano foglie ed erba e soffrono sempre più di malnutrizione

Un bambino di Madaya aiutato dagli attivisti (Madaya)
Un bambino di Madaya aiutato dagli attivisti (

Da diversi mesi le forze militari fedeli al presidente siriano Bashar al Assad stanno assediando Madaya, una città che si trova a pochi chilometri da Damasco, la capitale della Siria. Secondo le testimonianze di residenti e attivisti, gli abitanti di Madaya si trovano in condizioni molto gravi, soprattutto per la mancanza di cibo e medicine. Alcuni siti di news – tra cui il Guardian e BBC – hanno raccontato che il governo di Assad sta facendo morire di fame gli abitanti di Madaya, un posto dove un chilogrammo di riso è arrivato a costare fino a 230 euro. Giovedì pomeriggio l’ONU ha detto che il governo siriano ha accettato di far passare alcuni aiuti umanitari.

L’assedio a Madaya era iniziato lo scorso luglio con lo scopo di mettere pressione ai ribelli siriani, che si trovano nella vicina Zabadani. A settembre era stato trovato un accordo per terminare l’assedio: era stato firmato in Turchia tra una delegazione iraniana – l’Iran sta dalla parte di Assad e sostiene Hezbollah, un movimento libanese che combatte a fianco del regime siriano contro i ribelli – e Ahrar al Sham, un gruppo di ribelli presente nella zona. L’accordo prevedeva che il regime terminasse l’assedio a Madaya e Zabadani e in cambio al Nusra – il gruppo che rappresenta al Qaida in Siria – avrebbe terminato a sua volta l’assedio a due paesi a maggioranza sciita nella campagna di Idlib: la tregua è durata però solo una settimana e dopo il primo convoglio di aiuti umanitari arrivati alla popolazione di Madaya non ci sono stati più rifornimenti dall’esterno e la situazione è peggiorata rapidamente.

Il Guardian ha scritto che gli abitanti di Madaya stanno cercando di sopravvivere mangiando «foglie, erba e acqua aromatizzata da alcune spezie». La situazione è peggiorata con il freddo (Madaya si trova vicino al confine con il Libano, a 1.300 metri sul livello del mare): alcune persone che stavano cercando di recuperare della legna da ardere sono state uccise dai cecchini posizionati sopra una collina nel bosco a lato della città. Altri bambini hanno perso gli arti mentre cercavano di raccogliere erba da mangiare nei campi vicini, che però sono stati riempiti di mine antiuomo dall’esercito siriano e Hezbollah. Al-Monitor, sito specializzato di notizie sul Medio Oriente, ha scritto qualche giorno fa che i prezzi dei beni alimentari al mercato nero sono diventati incredibilmente alti e che centinaia di famiglie stanno vivendo con un pasto al giorno. Il 7 dicembre è stata lanciata una campagna su Facebook che si chiama #Respond e chiede che venga terminato l’assedio a Madaya: da diverso tempo circolano invece sui social network foto e video pubblicati dagli attivisti che mostrano le condizioni della città.

Non è la prima volta che il regime di Assad assedia una città bloccando i rifornimenti di cibo e medicinali. Già nel marzo del 2014 Amnesty International aveva scritto che il regime siriano aveva cominciato a usare questa pratica come un’arma di guerra: in particolare si era parlato molto dell’assedio di Yarmouk, un campo profughi a sud di Damasco dove erano rimasti intrappolati senza cibo migliaia di palestinesi: una foto dei profughi palestinesi in coda per il cibo era stata molto ripresa dai media internazionali.