I migranti ospitati in casa a Milano

Come funziona il nuovo – e contestato – sistema di accoglienza che sta sperimentando il comune: chi accoglierà un rifugiato riceverà un rimborso mensile fino a 400 euro

Migranti alla stazione ferroviaria di Milano Centrale nel giugno del 2015 (ANSA)
Migranti alla stazione ferroviaria di Milano Centrale nel giugno del 2015 (ANSA)

Da alcuni giorni la Lega Nord e altri partiti politici, come Fratelli d’Italia, stanno portando avanti una campagna contro la decisione del comune di Milano di offrire fino a 400 euro alle famiglie disposte a ospitare nelle loro case i richiedenti asilo, alleggerendo in questo modo il carico presso le strutture che si occupano dell’accoglienza. Il capo della Lega, Matteo Salvini, ha detto che si tratta di “razzismo nei confronti degli italiani in difficoltà”, mentre Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia ha ipotizzato di fare causa al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, per l’iniziativa. La giunta comunale ha invece difeso la decisione, ricordando che i fondi sono stati stanziati dallo Stato e che il progetto serve per migliorare le politiche di accoglienza sostenute in città.

Bando
Il comune di Milano ha emesso un bando che serve prima di tutto per verificare quante famiglie sono interessate a ospitare uno o più migranti. Il bando è di fine dicembre e c’è tempo fino al 15 gennaio per presentare la domanda. Sulla base delle richieste sarà compilata una prima lista, poi si procederà alla valutazione dei singoli richiedenti e alla sperimentazione di forme di accoglienza.

Chi può ospitare i migranti
Ogni famiglia interessata deve essere residente nel comune di Milano e devono essere disponibili “a condividere la quotidianità con persone provenienti da diversi contesti socio-culturali collaborando attivamente con l’educatore, lo psicologo consulente del progetto” ed eventuale altro personale coinvolto nell’iniziativa. Il bando dice che le famiglie con precedenti esperienze di accoglienza e di affido familiare saranno privilegiate, almeno nella prima fase di selezione. L’individuazione spetterà alla cooperativa “Farsi Prossimo”, un ente convenzionato con il comune di Milano che si occupa del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR).

(Cosa rispondere a chi chiede “Perché non li prendi a casa tua?”, di Luca Sofri)

I requisiti della casa
La casa in cui si ospitano i migranti deve fare parte del territorio di Milano, deve avere una camera da letto esclusivamente per gli ospiti e se possibile un bagno dedicato solo per loro. È anche richiesto un arredo minimo per consentire ai migranti di conservare le loro cose e vivere il più normalmente possibile, compatibilmente con loro condizione. I requisiti saranno valutati al momento della selezione delle famiglie.

Quanto riceve ogni famiglia
Per chi ospita i migranti è previsto un contributo economico massimo di 350 euro, per le spese di vitto e alloggio della persona ospitata. È anche previsto che in una singola casa siano ospitate più persone, e in questo caso si può raggiungere un contributo massimo di 400 euro.

Quanto dura l’iniziativa
Ogni migrante potrà essere ospitato per circa 6 mesi, che potranno essere prorogati sulla base delle sue esigenze e di quelle della famiglia ospitante.

Da dove arriva il denaro
I contributi economici versati alle famiglie ospitanti non derivano direttamente dai fondi del comune, ma da risorse messe a disposizione dal ministero dell’Interno tramite il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Il fondo serve per dare ai comuni le risorse necessarie per organizzare e gestire le loro politiche di accoglienza, che comprendono anche l’assistenza sanitaria, attività multiculturali per incentivare l’inclusione e la formazione linguistica per aiutare i migranti a integrarsi.

Di solito l’accoglienza viene organizzata in strutture di medie e grandi dimensioni in cui sono raccolte centinaia di persone, spesso con problemi di gestione e minori occasioni di integrazione per i migranti. I regolamenti prevedono che per i “titolari di protezione internazionale” – cioè persone che hanno lasciato il loro paese a causa di guerre o condizioni che mettono in pericolo la loro incolumità e che hanno fatto richiesta di asilo – sia possibile attivare un sistema di “accoglienza in famiglia” alternativo a quello classico dei centri.

Polemiche
In seguito alla diffusione del bando, i partiti tradizionalmente critici nei confronti delle politiche di accoglienza hanno contestato la scelta del comune, sostenendo che i 400 euro potrebbero essere destinati ad altri scopi (ma come abbiamo visto arrivano da un fondo fatto proprio per queste cose). Matteo Salvini su Facebook ha detto che è una “roba da matti” e diversi altri membri della Lega Nord hanno criticato duramente la decisione. Meloni ha detto che si tratta di un “atto illegale” e che ci potranno essere iniziative legali contro Pisapia e la sua giunta, anche se non è ancora molto chiaro su quali basi. Secondo Meloni si è trattato di “un atto di discriminazione e di razzismo nei confronti del popolo italiano”.

Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare e candidato alle primarie del centrosinistra per le comunali di quest’anno a Milano, ha detto che si tratta di “una misura innovativa” che il comune si era impegnato ad adottare già diversi mesi fa, utilizzando risorse messe a disposizione dallo stato. Riccardo De Corato, ora di Fratelli d’Italia ed ex vicesindaco di Milano, ha detto che il comune dovrebbe pensare ai poveri della città: “Andrò a incontrare i clochard italiani che ogni giorno trovano riparo in scatoloni di fortuna di fronte alle vetrine e sotto i portici della Galleria del Corso o in altre vie del centro di Milano, invitandoli a bussare all’assessorato di Majorino”. Ma le due cose ovviamente non si escludono, e proprio De Corato è famoso per avere posizioni molto dure sui senzatetto (nel 2014, per esempio, aveva proposto di «bandirli dalla città»).