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  • Giovedì 17 dicembre 2015

I paesi del mondo dove si vive meglio

E quelli in cui si vive peggio, in base a un rapporto ONU che analizza ogni anno l'"Indice di Sviluppo Umano" di quasi 200 nazioni al mondo

Il parlamento norvegese, a Oslo, nel 2012 (Ragnar Singsaas/Getty Images)
Il parlamento norvegese, a Oslo, nel 2012 (Ragnar Singsaas/Getty Images)

Un rapporto dell’ONU ha individuato quali sono i paesi del mondo in cui si vive meglio. La lista si basa su un indice costruito a partire da diversi parametri: vita media, salute, tasso di informazione e standard di vita accettabili. Il rapporto – Human Development Report – è curato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, un organo istituito nel 1966. Per il dodicesimo anno consecutivo è emerso che, tra i quasi 200 stati presi in considerazione, la Norvegia è lo stato in cui si vive meglio.

Sommando tutti i parametri (relativi all’anno 2014) ogni stato ha ottenuto un punteggio che va da 0 a 1: il punteggio della Norvegia è 0,944. Al secondo e al terzo posto ci sono Australia (0,935) e Svizzera (0,930). L’Italia è al 27esimo posto, con un punteggio di 0,873.

I 15 paesi al mondo in cui si vive meglio (e il loro punteggio)
1. Norvegia: 0,944
2. Australia: 0,935
3. Svizzera: 0,930
4. Danimarca: 0,923
5. Paesi Bassi: 0,922
6. Germania: 0,916
7. Irlanda: 0,916
8. Stati Uniti: 0,915
9. Canada: 0,913
10. Nuova Zelanda: 0,913
11. Singapore: 0,912
12. Hong Kong: 0,910
13. Liechtenstein: 0,908
14. Svezia: 0,907
15. Regno Unito: 0,907

Gli stati nelle ultime posizioni sono il Niger (ultimo, con 0,348), la Repubblica Centrafricana, l’Eritrea, il Chad e il Burundi. La Siria è al 134esimo posto (15 in meno rispetto all’anno scorso) e la Libia è al 94esimo posto: rispetto all’anno precedente ha perso 27 posizioni. In entrambi i casi la complicata situazione politica – e non solo – dei due paesi ha contribuito al peggioramento dei valori che compongono l’indice. Tra i dati dello Human Development Report ce n’è uno generale piuttosto positivo: le persone considerate “working poor” (quelle che guadagnano meno di due dollari al giorno) sono 830 milioni. Sono ancora molte, ma sono comunque in diminuzione: negli ultimi 25 anni circa 2 miliardi di persone sono infatti riuscite a uscire dalla fascia di reddito classificata come “working poor”.

I 15 paesi al mondo in cui si vive peggio (e il loro punteggio)
174. Etiopia: 0,442
175. Gambia: 0,411
176. Repubblica democratica del Congo: 0,433
177. Liberia: 0,430
178. Guinea-Bissau: 0,420
179. Mali: 0,419
180. Mozambico: 0,416
181. Sierra Leone: 0,413
182. Guinea: 0,411
183. Burkina Faso: 0,402
184. Burundi: 0,400
185. Chad: 0,392
186. Eritrea: 0,391
187. Repubblica Centrafricana: 0,350
188. Niger: 0,348

La Norvegia è arrivata al primo posto perché i suoi parametri sono tra i migliori al mondo, alcuni sono proprio i migliori e basta: l’aspettativa media di vita è di 81,6 anni, gli anni medi che uno studente passa a scuola sono 12,6 e il reddito nazionale lordo pro capite è 64mila e 992 dollari (circa 59 mila euro). In Italia l’aspettativa media di vita è di 83,1 anni; gli anni trascorsi studiando sono in media 10,1 e il reddito lordo pro capite è di poco superiore ai 30 mila euro.

Nel rapporto dell’ONU c’è anche un diverso indice, e una conseguente diversa classifica: quella dei paesi in base al loro Gender Inequality Index, che misura attraverso tre parametri quanto ogni paese è vicino a realizzare la parità di genere: tra i parametri analizzati ci sono la mortalità materna e la percentuale di donne in Parlamento. Lo stato messo meglio in questa classifica è la Slovenia, davanti a Svizzera e Germania: la Norvegia è al nono posto e l’Italia al decimo. L’indice è però sicuramente parziale: uno stato come l’Arabia Saudita –un paese governato in modo liberticida e antidemocratico, di cui le vittime principali ma non uniche sono le donne – è al 56esimo posto, davanti a stati di certo più democratici (l’Argentina, per esempio). Il posto in classifica dell’Arabia Saudita è dovuto ai pochi parametri presi in considerazione: in quei parametri l’Arabia Saudita è messa meglio di molti altri paesi, ma non è di sicuro vicina al raggiungimento della parità di genere.