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  • Martedì 1 settembre 2015

I giornalisti di VICE arrestati in Turchia

Due giornalisti britannici e un interprete sono stati accusati di aiutare lo Stato Islamico, sono in carcere e saranno processati

Scontri tra separatisti curdi e polizia a Istanbul, 19 agosto 2015 (AP Photo/Cagdas Erdogan) TURKEY OUT
Scontri tra separatisti curdi e polizia a Istanbul, 19 agosto 2015 (AP Photo/Cagdas Erdogan) TURKEY OUT

Aggiornamento 3 settembre – I due giornalisti di VICE News sono stati rilasciati. Il loro interprete invece per il momento rimane in carcere.

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Due giornalisti britannici di VICE News e un interprete che collaborava con loro sono stati accusati da un giudice turco di Diyarbakir di «coinvolgimento in attività terroristiche» a favore dell’ISIS (o Stato Islamico): dovranno affrontare un processo e saranno tenuti in carcere fino ad allora. La prima udienza non è ancora stata fissata.

Jake Hanrahan, Philip Pendlebury e Mohamed Ismail Rasool erano stati arrestati nel sud-est della Turchia giovedì scorso, durante le riprese di una serie di scontri tra forze di sicurezza e separatisti curdi. L’autista che li accompagnava è stato invece rilasciato. Hanrahan e Pendlebury hanno spesso lavorato insieme documentando la crisi dell’immigrazione a Calais, il referendum per l’indipendenza scozzese e il nazionalismo irlandese, negli ultimi tempi. Hanrahan ha scritto anche per Guardian, Independent, Wired e Rolling Stone. Pendlebury ha lavorato in Iraq, Afghanistan, Corea del Nord e altri paesi.

Il loro arresto e l’accusa che gli è contestata sono stati condannati da VICE, che ha fatto sapere di essere al lavoro con le autorità competenti per il rilascio immediato dei loro «tre amici e colleghi». Amnesty International, PEN International e il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) hanno a loro volta reagito all’arresto definendo «bizzarre» le accuse mosse dalle autorità turche. Amnesty International ha scritto che «è assolutamente legittimo che i giornalisti seguano quanto sta avvenendo in Turchia», che «la decisione di arrestarli è sbagliata» e che «le accuse di supportare lo Stato Islamico sono assolutamente prive di fondamento, oltraggiose e bizzarre». La portavoce del Comitato per la Protezione dei Giornalisti per l’Europa e l’Asia Centrale ha invitato le autorità di Diyarbakir a rilasciare immediatamente Hanrahan, Pendlebury e Mohamed Ismail Rasool, specificando che «dovrebbero proteggere e non arrestare i giornalisti»; Maureen Freely di PEN Inghilterra – associazione e organizzazione internazionale non governativa di scrittori – ha detto che il presidente turco Erdogan ha «fatto enormi sforzi, negli ultimi anni, per sopprimere la libertà di espressione».

La situazione in Turchia è molto tesa da circa un mese. In sintesi le cose sono cominciate a peggiorare il 20 luglio, dopo l’attentato nella città turca di Suruc rivendicato dallo Stato Islamico (o ISIS). Come reazione, la Turchia ha cominciato a bombardare prima alcune postazioni dell’ISIS al di là del confine, in territorio siriano, e poi anche i curdi del PKK, con cui la Turchia aveva stabilito una tregua due anni prima (il PKK a sua volta aveva accusato il governo turco di essere responsabile dell’attentato a Suruc per non avere fatto abbastanza per combattere l’ISIS). Nell’ultimo mese ci sono stati anche diversi attentati nel sud-est della Turchia.