• Sport
  • Martedì 2 giugno 2015

Che squadra è il Barcellona

Come gioca la squadra che la Juventus affronterà in finale di Champions League, tornata fortissima abbandonando lo stile che l'aveva resa famosa e vincente

di Luca Misculin – @LMisculin

Sabato 6 giugno la Juventus giocherà la finale di Champions League contro il Barcellona, una delle squadre più forti e popolari al mondo. Nonostante negli ultimi dieci anni il Barcellona sia spesso stata la squadra più forte nel campionato spagnolo e in Champions League, grazie a uno stile di gioco particolarissimo e spettacolare, all’inizio di questa stagione era reduce da un’annata deludente, in cui aveva cambiato allenatore e strategie senza successo. Nell’estate del 2014 è arrivato un nuovo allenatore, Luis Enrique, ex storico centrocampista del Barcellona ma considerato allora un allenatore nel migliore dei casi inesperto: era reduce da una buona stagione col piccolo Celta Vigo e da una brutta con la Roma, in Italia.

Con lui, quest’anno, il Barcellona è tornato una delle squadre più forti in Europa: ha vinto il campionato, ha vinto la coppa nazionale, è arrivato in finale di Champions League e soprattutto è tornato a giocare bene e segnare una montagna di gol, nonostante ormai non pratichi più il celebre tiqui taca: il gioco fatto di movimento costante, passaggi rapidi e lunghissimo possesso del pallone. Questa stagione è stata anche quella della “rinascita” di Lionel Messi, considerato da molti il miglior calciatore del mondo – di sempre? – ma reduce da alcune stagioni complicate. Messi quest’anno ha segnato 58 gol in 56 partite ed è tornato ad essere decisivo come ai tempi del Barcellona di Pep Guardiola, che vinse tutto. Alcuni giornalisti sportivi, per queste ragioni, hanno scritto che il Barcellona di oggi è addirittura paragonabile a quello allenato da Guardiola.

Cos’è cambiato
Nulla nei fondamentali. Il Barcellona continua ad avere una delle migliori strutture giovanili al mondo, a essere una delle società più ricche in assoluto e a giocare col consueto modulo, un super-offensivo 4-3-3, imposto anche alle squadre giovanili. Durante l’ultimo calciomercato il Barcellona ha badato più che altro ad allungare il giro dei potenziali titolari: sono stati comprati due buoni portieri – Claudio Bravo e Marc-André ter Stegen, che giocano rispettivamente il campionato e le coppe – due esperti difensori (Jérémy Mathieu e Thomas Vermaelen), un centrocampista molto tecnico e duttile (Ivan Rakitić) e un attaccante fortissimo per sostituire Alexis Sánchez, ceduto all’Arsenal: Luis Suárez. Il nucleo centrale della rosa è lo stesso degli anni scorsi. Luis Enrique, insomma, si è “limitato” ad aggiustare alcuni meccanismi tattici e a cambiare il rapporto con i giocatori della prima squadra.

Luis EnriqueLuis Enrique. (AP Photo/Manu Fernandez)

Il Barcellona è ancora una squadra che preferisce controllare la partita e praticare un esteso possesso palla (ha concluso il campionato con una media di quasi il 70 per cento di possesso palla a partita, nella Liga). Lo schema principale di ogni azione, però, è diventato cercare di fare arrivare la palla fra i piedi dei tre attaccanti il più rapidamente possibile. Questo per sfruttare le enormi qualità dei tre titolari in attacco, e cioè Messi, Neymar e Suárez: tre dei migliori attaccanti al mondo. In questa stagione hanno segnato complessivamente 120 gol, un piccolo record. A ESPN si sono anche chiesti se quello di oggi possa essere considerato il miglior trio di attaccanti che il Barcellona abbia mai avuto: «Possono segnare in una montagna di modi diversi: ciascuno di loro ha un dribbling eccellente, un raro senso del gol e un’intelligenza tattica tale da permettergli di scambiarsi la posizione a seconda della direzione che prende la partita».

Attaccanti a parte, un giocatore fondamentale nel nuovo schema tattico è stato il centrocampista croato Ivan Rakitić, comprato in estate dal Siviglia. Rakitić è considerato uno fra i migliori centrocampisti capaci di giocare “in verticale”, cioè di saper cercare e trovare direttamente gli attaccanti con un lancio o un passaggio lungo. In molti in estate ritenevano che per diventare titolare nel Barcellona avrebbe dovuto adattare il proprio gioco verticale a quello orizzontale della squadra: viceversa, Rakitić è diventato fondamentale per come ha imposto il suo gioco nello stile del Barcellona.

Come ha sintetizzato efficacemente Sam Tighe, che scrive di tattica per il Bleacher Report, lo schema-tipo del Barcellona di quest’anno sembra essere: «palla alla difesa, poi a Rakitić, e poi a uno dei tre attaccanti. Tre passaggi, difficili da contrastare, tremendi da vedere mentre avvengono davanti ai tuoi occhi, in campo». Anche quando non riesce questo schema principale, Rakitić è comunque spesso il centrocampista avanzato, quello che cerca di trovare il passaggio giusto verso l’area avversaria o il tiro da lontano.

Inevitabilmente, per potersi permettere un gioco così offensivo, anche il resto della squadra si è dovuto adeguare ai nuovi meccanismi tattici: quando la palla arriva agli attaccanti anche il resto della squadra accompagna l’azione secondo un meccanismo preciso. Quando attacca, il Barcellona cerca di far arretrare gli avversari il più vicino possibile alla propria porta, così da costringerli a ripartire poi da molto lontano quando riprendono il pallone. Per fare questo sono molto importanti gli esterni di difesa, che durante le azioni di attacco arrivano a ridosso dell’area di rigore costringendo i centrocampisti avversari ad abbassarsi per andare a marcarli (i difensori avversari, sulla carta, sono già impegnati a tenere d’occhio i tre attaccanti). Lo scopo del Barcellona è riuscire a schiacciare quasi tutta la squadra avversaria verso la propria porta e lasciare isolati gli attaccanti avversari, marcati dai propri due difensori (che comprensibilmente giocano molto alti) più Mascherano o Busquets, abilissimi centrocampisti difensivi.

tattica

Anche in difesa il Barcellona sembra più compatto della scorsa stagione: Rakitić fisicamente è meno leggero di Xavi e Iniesta, e dà una mano anche in difesa (in gergo si dice che fa un lavoro “box to box”, dalla propria area a quella avversaria). In certi casi, come nella partita di ritorno contro il Real Madrid vinta per 2-1, il Barcellona ha anche difeso con uno strano 4-4-2, con Neymar schierato da centrocampista esterno.

FC Barcelona v AFC Ajax - UEFA Champions LeagueIvan Rakitić. (David Ramos/Getty Images)

Per quanto riguarda il rapporto coi giocatori, i giornali sportivi hanno raccontato in questi mesi che Luis Enrique ha cercato di tenere una certa distanza fra sé e i giocatori: il contrario di quanto per esempio faceva Guardiola, che era noto per stringere legami molto forti con i calciatori. I giornali sportivi spagnoli – noti per i toni spesso esagerati dei propri titoli e articoli – negli ultimi mesi hanno spesso raccontato di una “rottura” dei rapporti fra Messi e Luis Enrique e predetto più volte l’imminente esonero di quest’ultimo.

Qualunque sia lo stile tenuto da Luis Enrique, gli ottimi risultati della stagione gli hanno permesso di esprimere questa distanza anche nelle proprie dichiarazioni pubbliche: dopo la finale di Copa del Rey di sabato scorso, vinta dal Barcellona grazie a due gol di Messi e a un gol di Neymar, ha detto che se fosse stato un giocatore dell’Athletic si sarebbe arrabbiato anche lui – «o fatto di peggio» – con Neymar, che a fine partita aveva provato alcuni giochini col pallone facendo arrabbiare gli avversari.

I giocatori più importanti
Oltre a Rakitić, buona parte del merito dei successi di questa stagione va dato ai tre attaccanti titolari: Neymar, Suarez e Messi. Secondo molti giornalisti sportivi quella ancora in corso è stata per esempio la stagione della definitiva affermazione di Neymar, comprato dal Barcellona nel 2013 per circa 57 milioni di euro ma un po’ in difficoltà nella scorsa stagione. Il giornalista sportivo del Guardian Barney Ronay ha scritto che Neymar si è rivelato un giocatore «meravigliosamente completo», smentendo lo scetticismo che circolava nei suoi confronti fino a pochi mesi fa (fino al 2013 aveva giocato solamente in Brasile, nel Santos). In questa stagione ha già segnato 38 gol.

FC Barcelona v Sevilla FC - La LigaNeymar, Messi e Suárez. (David Ramos/Getty Images)

Suárez si è invece confermato ai livelli altissimi delle ultime stagioni con il Liverpool: nonostante abbia segnato meno di Neymar e Messi, si è comunque integrato molto bene nel suo strano ruolo da centravanti con compiti da trequartista: in stagione ha segnato 24 gol ma soprattutto ha fornito ben 24 assist.

Questo è stato anche il miglior anno di Messi da diverso tempo a questa parte: da quando Luis Enrique lo ha spostato sulla destra – lui che da anni giocava da “falso nove”, il ruolo da centravanti “leggero” inventato per lui da Guardiola – è tornato ai suoi livelli migliori, segnando moltissimo e dando anche l’impressione di essere più concentrato rispetto agli ultimi mesi. Il gol più bello della stagione l’ha probabilmente segnato nella finale di Copa del Rey. Al 20esimo minuto ha preso la palla sul lato destro del campo, vicino alla linea di centrocampo, e ha scartato quattro giocatori prima di tirare – e segnare – di sinistro, poco dopo essere entrato in area.

Altri giocatori, invece, sono finiti un po’ ai margini della squadra: è successo per esempio al leggendario centrocampista Xavi, che ha perso il posto da titolare e dopo 17 stagioni da professionista nel Barcellona l’anno prossimo giocherà in Qatar, nell’Al Sadd. Nonostante abbia giocato molto più di Xavi, anche il fortissimo centrocampista Andrés Iniesta ha giocato una stagione al di sotto delle aspettative: nella Liga non ha segnato mai – cosa che non succedeva da nove stagioni – e soprattutto ha fatto un solo assist in tutto il campionato (l’anno scorso erano stati nove). Secondo Sam Tighe, è successo semplicemente che un tempo giocava in una zona di campo più vicina alla porta e che buona parte della manovra del Barcellona si affidava alle sue trovate. Oggi, in quella posizione, ci gioca prevalentemente Rakitić.