La bambina fulminante, di Paolo Nori
La bambina fulminante, il nuovo libro per ragazzi di Paolo Nori
Rizzoli ha pubblicato il libro per ragazzi La bambina fulminante, di Paolo Nori, scrittore emiliano autore fra l’altro dei romanzi Bassotuba non c’è e I malcontenti, di un altro libro per bambini, Tredici favole belle e una brutta, pubblicato nel 2012, nonché blogger del Post. Il libro, illustrato da Andrea Cavallini, racconta la storia di Ada, una bambina di dieci anni le cui maledizioni hanno il potere di avverarsi quando vengono pronunciate in rima.
Il libro è stato presentato al Salone del Libro di Torino il 15 maggio: questo è il primo capitolo.
***
Buongiorno.
Se avete pazienza, vorrei raccontarvi la storia di una bambina che si chiama Ada.
Se non avete pazienza, arrivederci.
Vi annoiate?
Arrivederci.
Non vi annoiate?
Allora andiamo avanti.
Allora c’era questa bambina che si chiamava… andiamo avanti?
Va bene.
Allora c’era questa bambina che si chiamava Ada che aveva dieci anni. E era una bambina che aveva, come molte bambine di dieci anni, un babbo e una mamma.
Solo che erano un babbo e una mamma abbastanza singolari, perché, prima di tutto, non abitavano insieme, che quella era anche una cosa normale, in classe con Ada c’erano altri quattro bambini che avevano i genitori che non abitavano insieme, non era quella la cosa singolare, la cosa singolare, dei genitori di Ada, era il fatto che si chiamavano, la mamma: Lucia, il babbo: Lucio.
Ada non conosceva nessuno, dei suoi compagni di classe (e anche dei non compagni di classe) che aveva due genitori che si chiamavano così, Lucia e Lucio.
E non solo Lucia e Lucio, neanche Paola e Paolo. O Massimo e Massimina. O Emilio e Emilia. O Ernesto e Ernesta. O Franco e Franca. O Teresa e Tereso. O Martina e Martino. O Gigi e Gigia, per esempio.
Invece, i suoi genitori, di Ada, si chiamavano proprio così, Lucia e Lucio, che era una cosa, pensava delle volte Ada, un po’ imbarazzante.
Poi non abitavano neanche insieme.
Ecco.
Vi annoiate?
Non siamo mica obbligati, eh?
Se vi annoiate ci possiamo fermare anche qui.
No?
Andiamo avanti?
Andiamo pure avanti.
Allora, la mamma di Ada, Lucia, era una mamma normale, una bella mamma coi capelli neri che lavorava in ufficio, faceva l’impiegata in una società che facevano delle assicurazioni e lei, Lucia, il suo mestiere vero e proprio, doveva indagare se quelli che avevano fatto gli incidenti in macchina li avevano fatti davvero o se non se li erano inventati per imbrogliare l’assicurazione e intascarsi i soldi. Un mestiere interessante.
Invece il babbo, di Ada, Lucio, faceva un mestiere forse ancora più interessante cioè lui, praticamente, faceva il disegnatore.
Cioè disegnava delle cose che non disegnava però le cose che venivano in mente a lui, come fanno per esempio i pittori no, lui disegnava le cose che venivano in mente agli altri.
Cioè più che un disegnatore, lui non era un vero e proprio disegnatore, lui piuttosto era un illustratore, cioè lui illustrava quello che gli altri avevano pensato e scritto loro.
Che era come se da solo, lui, Lucio, suo babbo, non sapesse far niente.
Ci aveva provato anche un sacco di volte, a mettersi a scrivere, scriveva anche delle poesie, aveva un quadernino speciale dove scriveva le sue poesie per esempio una che si intitolava Un appello che faceva così:
UN APPELLO
VOLEVO FARE UN APPELLO.
VOLEVO PREGARE QUELLI CHE PORTANO
LA PUBBLICITÀ
DI NON SUONARE IL MIO CAMPANELLO.
GRAZIE
Oppure una che si intitolava Per esempio e faceva così:
PER ESEMPIO
È DIFFICILE NON ESSERE CAPACI DI DISEGNARE
UNA BARBA.
Oppure una serie che ce n’erano cinque si intitolavano Domande e facevan così:
DOMANDE
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
PERCHÉ, DI NOTTE,
I DENTI FAN PIÙ MALE
CHE DI GIORNO?
EH?
DOMANDE 2
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
SE ESISTE IL VERBO ORIZZONTARSI, NO,
CHE ESISTE, EH?
EH, ALLORA,
PERCHÉ NON ESISTE IL VERBO VERTICALARSI?
E DIAGONALARSI?
EH?
DOMANDE 3
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
SE UNO SCRITTORE CHE SCRIVE NEL 1814
È OTTOCENTESCO,
E UNO SCRITTORE CHE SCRIVE NEL 1914
È NOVECENTESCO,
UNO SCRITTORE CHE SCRIVE NEL 2014
COS’È?
DOMANDE 4
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
CI SENTIREMO SOLI,
QUANDO SAREMO
VECCHI?
EH?
Adesso, i gusti son gusti, ma, secondo me, ce n’era solo una, bella, di poesie, nel quaderno di Lucio, non aveva titolo e diceva così:
LE MANI CHE SCRIVONO LE POESIE
SONO LE STESSE MANI CHE FANNO LE PULIZIE.
solo che non l’aveva scritta Lucio, l’aveva scritta una bambina di nove anni e a Lucio era piaciuta così tanto che l’aveva trascritta nel suo quadernetto invece quelle che scriveva Lucio, secondo me, non eran bellissime, e non essendo bellissime non trovava nessuno che gliele pubblicava allora non le illustrava, cosa le avrebbe illustrate a fare se non gliele pubblicavano?, illustrava quelle degli altri e le sue, niente, le scriveva e le leggeva anche in giro, alla gente che conosceva, anche a me, anche a Ada, non piacevano a nessuno, neanche a me, neanche a Ada.
A Ada, di suo babbo, le piacevano soprattutto i piedi.
Che Ada, che aveva dieci anni, era una bambina alta, e oltre a essere alta aveva le gambe lunghe, e oltre a aver le gambe lunghe aveva anche due bei piedi, a dieci anni portava il 39, il che faceva immaginare che quando avrebbe finito lo sviluppo avrebbe portato il 42, o forse anche il 43, e per lei, questa era una cosa della quale lei era contenta, lei avrebbe anzi voluto portare magari anche il 44, o addirittura il 45, in modo da pareggiare suo babbo, o anche, magari, il 46, in modo da batterlo, ma non ci contava tantissimo, 46 di scarpe per Ada era un po’ un sogno, un’aspirazione della quale non sapeva se sarebbe stata all’altezza, ma 42 ci contava, e forse anche 43, alla faccia di Cenerentola, ma a parte questo fatto dei piedi aveva un’altra caratteristica, Ada, che, se vi annoiate, vi annoiate?, vi sembra che la sto tirando un po’ alla lunga?
Be’, se vi sembra che la sto tirando un po’ alla lunga, andiamo male, perché ho appena cominciato, ce n’è ancora, di libro, guardate, facciamo una cosa, facciamo che se pensate che la sto tirando un po’ alla lunga, arrivederci, se non pensate che la sto tirando alla lunga l’altra caratteristica che aveva Ada che la rendeva singolare, a parte i piedi lunghi, era una caratteristica di cui Ada si era accorta una volta quando era in seconda elementare che aveva una maestra che non le era tanto simpatica che si chiamava Gemma, che era una donna alta alta, coi capelli rossi, che di scarpe portava il 40 e che diceva sempre “Cioè”.
Cioè, Gemma era una maestra che non riusciva a dire una frase senza metterci dentro un cioè. Non so, se voleva dire di aprire i quaderni e prendere nota, la maestra Gemma diceva: “Cioè, aprite i quaderni e prendete nota”, se voleva dire ai bambini di stare tranquilli, diceva: “Cioè, bambini, state tranquilli”, era una cosa che sembrava uno scherzo, se non fosse che gli scherzi fan ridere, invece quello lì non faceva mica ridere faceva un po’ ridere solo il fatto che Ada, con le sue compagne di classe Maria e Manuela, la maestra Gemma la chiamavan Cioè.
E facevano delle conversazioni, molto comiche:
«Cos’ha detto stamattina Cioè?»
«Ha detto Cioè.»
Ah ah ah.
Cioè insegnava matematica e era una molto precisa, aveva sempre le unghie pitturate di rosso, ma sempre sempre e sempre pitturate perfette che Ada pensava che ogni tre ore pensasse “Cioè, mi devo pitturare le unghie”, e che siccome era una molto precisa si svegliava anche di notte, per pitturarsele, che se le pitturasse otto volte al giorno, ma quelli erano affari suoi poteva pitturarsele anche sedici volte al giorno andava bene lo stesso invece la cosa che a Ada non le andava bene che certe volte Cioè un po’ esagerava, coi compiti, delle paginate di compiti di matematica a dei bambini di sette anni che poi dovevano lavorare delle ore e un venerdì che era successo così, che la maestra Gemma, cioè Cioè, aveva dato tanti di quei compiti che volevano dire dieci ore di lavoro, in un fine settimana che Ada sarebbe dovuta andare a Mirabilandia, e tutti quei compiti forse volevano dire niente Mirabilandia, Ada quella volta lì aveva chiuso gli occhi, si era concentrata, aveva pensato:
“CHE TI VENGA IMMEDIATAMENTE
UN MAL DI TESTA SCONVOLGENTE.
CHE DURI PER DAVVERO
UN CINQUINO DI GIORNI INTERO.”
Ecco.
Vi state annoiando?
Se vi state annoiando, arrivederci, se non vi state annoiando potete immaginare la sorpresa di Ada quando il lunedì successivo, al mattino, al posto di Cioè, a scuola, c’era una supplente, e la supplente aveva detto che la maestra Gemma (cioè Cioè) era malata sarebbe stata a casa qualche giorno. E era stata a casa cinque giorni.
Be’, quella volta lì Ada aveva capito una cosa che non aveva mai detto a nessuno, un cosiddetto segreto, che lei, Ada, non lo sapeva nessuno, ma lei, Ada, era una bambina fulminante.
Ci sono, le bambine fulminanti.
Adesso gli scienziati non sanno benissimo l’origine di questa caratteristica, o, per meglio dire, lo sanno, ma sono divisi (gli scienziati di solito son della gente che si dividono); secondo una parte di loro, succede per via del fatto che la scatola cranica subisce un colpo forte nei primi sei mesi di vita, cioè che il bambino picchia la testa contro un pavimento possibilmente di marmo e Ada, in effetti, lei non se lo ricordava, suo babbo, Lucio, lo sapeva bene, una volta che Ada era con suo babbo che l’aveva messa sul letto lei si era messa a gattonare sul letto e era una delle prime volte che gattonava ed era così contenta, di questo fatto di gattonare, che non si era accorta che era finito il letto e non se n’era accorto neanche suo babbo, che stava leggendo delle poesie che avrebbe poi dovuto illustrare, suo babbo era un gran lettore di poesie e gli piaceva molto illustrarle, quelle che riusciva, e riusciva quasi tutte, a parte una che poi ve la racconto, se non vi starete annoiando, e allora Ada, quando il letto era finito era caduta dal letto con la cosa più pesante che aveva, e una bambina, a sei mesi, la cosa più pesante che ha, i piedi non sono ancora tanto sviluppati, la cosa più pesante è la testa, e Ada era caduta di testa contro il marmo del pavimento e si era messa a piangere e suo babbo se ne era accorto e aveva smesso di leggere le sue poesie e l’aveva presa si era messo a accarezzarle la testa, ci aveva messo anche un po’ di ghiaccio e dopo un po’ era passato tutto e sembrava che non fosse successo poi niente di grave e non era poi successo davvero niente di grave se non che, stando ad alcuni scienziati, è stato quello il momento che Ada è diventata una bambina fulminante.
Non sapeva ancora parlare, e aveva già questo potere di tirare delle fulminate che facevano stare a casa le maestre per un cinquino di giorni intero che voi potreste pensare che era un potere straordinario ed è vero, era straordinario, ma è abbastanza diffuso, che di bambini che picchiano la testa contro il marmo un po’ ce ne sono, e se guardate la vostra classe, un momento che i vostri compagni di classe stan facendo una verifica che potete guardarli con calma, forse anche tra i vostri compagni di classe c’è qualche bambina o qualche bambino fulminante, e io, dirvi qual è la caratteristica che vi permette di riconoscerli, su questo tema gli scienziati sono divisi, non si sa di preciso, ma c’è una teoria che dice che c’è una caratteristica fisica che pertiene (gli scienziati parlan così con queste parole anche difficili, a volte, pertiene vuol dire appartiene, in un certo senso), c’è una caratteristica fisica che appartiene alle bambine e ai bambini fulminanti, cioè che hanno i piedi lunghi e una lentiggine sulla punta del naso (Ada aveva in effetti una lentiggine sulla punta del naso).
Non è sicuro sicuro, ci sono scienziati che non sono d’accordo e dicono che questa teoria è pseudoscientifica, che vuol dire che non è scientifica scientifica, comunque, per chiudere questo capitolo che ormai è ora di cominciare a chiuderlo mi viene da dire che, adesso non è sicuro, ma è possibile che, nella vostra classe, ci sia un bambino o una bambina fulminante e che forse, se ci fossero, è probabile che siano bambini con i piedi lunghi e una lentiggine sulla punta del naso, e con loro, adesso voi poi fate come volete, ma io, se fossi in voi, con loro mi comporterei bene, sarei molto gentile, impeccabile, sarei, se dovessi dare un consiglio.
Ecco.
E adesso, indipendentemente dal fatto che vi stiate annoiando o non vi stiate annoiando, il capitolo è finito, e, a proposito di gentilezze: arrivederci, che è sempre una cosa educata, secondo me, salutare, alla fine dei capitoli.
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