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  • Domenica 17 maggio 2015

L’ISIS si sta infiltrando sui barconi?

Lo dice BBC, basandosi sull'intervista a un misterioso consigliere del governo libico: ma ci sono molti dubbi sulla solidità della sua ipotesi

(FETHI NASRI/AFP/Getty Images)
(FETHI NASRI/AFP/Getty Images)

Domenica 17 maggio, BBC ha pubblicato l’anticipazione di un’intervista in cui un consigliere del governo libico dice che l’ISIS (o Stato Islamico) sta utilizzando i barconi dei migranti per mandare terroristi in Europa. Il consigliere del governo, che si chiama Abdul Basit Haroun, ha detto di non conoscere personalmente la materia, ma di aver parlato con alcuni scafisti che gli hanno confidato come l’ISIS infiltri dei miliziani sui barconi, in modo che la polizia non possa distinguerli dagli altri profughi. Sempre secondo Haroun, l’ISIS impone ai trafficanti una tassa del 50 per cento sui loro guadagni nei territori che controlla. La Libia attualmente è divisa tra due governi e Haroun è consigliere del governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale e con sede nella parte orientale del paese. I due governi esercitano un controllo molto ridotto sul territorio e per la loro sicurezza dipendono in gran parte da una coalizione eterogenea di milizie dalla lealtà molto incerta. Lo scorso ottobre una di queste milizie ha dichiarato la sua affiliazione all’ISIS e oggi controlla diversi edifici e quartieri nelle città di Derna e Sirte, dove convive con molte altre milizie.

L’intervista completa è andata in onda alle 12 ora italiana su BBC Radio 5. Diversi giornali italiani hanno ripreso la storia, che però non sembra essere molto solida: non è un’inchiesta documentata – come ad esempio quella che fece il Guardian proprio sul traffico di esseri umani tra Libia e Italia, e dalla quale non era emersa nessuna ipotesi di miliziani dell’ISIS a bordo dei barconi – è già stata messa in dubbio da alcuni esperti di ISIS e terrorismo in Nordafrica e si basa su una fonte discutibile. Haroun è un cittadino libico, fuggito nel Regno Unito quando aveva vent’anni e che ha vissuto a Manchester fino all’inizio della Rivoluzione libica nel 2011. Poi è ritornato nel suo paese e ha partecipato alla guerra: è un personaggio semisconosciuto, che è stato citato solo un’altra volta sulle prime pagine dei principali media mondiali. Nel giugno 2013, l’agenzia di stampa Reuters gli dedicò un lungo articolo raccontando la sua attività di contrabbando di armi dalla Libia alla Siria, un lavoro che Haroun ammetteva apertamente di compiere, al punto da mostrare ai giornalisti i suoi depositi di armi e farli viaggiare a bordo delle navi che le trasportavano verso la Siria.

L’ipotesi che l’ISIS utilizzi i barconi dei migranti per trasportare miliziani in Europa è stata più volte evocata negli ultimi mesi, soprattutto da quei politici più scettici nei confronti dell’immigrazione. Sia l’agenzia europea Frontex, che si occupa del monitoraggio dei confini, che il governo italiano hanno definito questa eventualità “possibile”, ma hanno specificato che al momento non esistono prove che sia mai accaduto. Secondo gli esperti è comunque piuttosto improbabile che l’ISIS decida di inviare dei miliziani sulle stesse navi su cui viaggiano gli immigrati. Ad esempio Charles Winter, un analista della Quilliam Foundation, ha scritto di essere scettico e che bisogna fare attenzione nel riportare queste notizie, poiché danno dell’ISIS esattamente l’immagine che il gruppo vuole dare di sé: minaccioso e infiltrato ovunque.

Una delle cose che fanno dubitare che l’ISIS possa sfruttare i barconi degli immigrati per entrare in Europa è che si tratta di imbarcazioni molto lente e in pessime condizioni. Il viaggio è pericoloso e la possibilità di essere intercettati dalla navi che pattugliano il Canale di Sicilia è molto alta. Le autorità di polizia europea hanno già individuato diversi “foreign fighters” che dopo aver combattuto in Siria sono ritornati in Europa e in tutti i casi il loro ritorno è avvenuto con mezzi normali. Inoltre, fino ad oggi, tutti gli attentanti terroristici compiuti in Europa – come l’attacco al settimanale satirico Charlie Hebdo – sono stati compiuti da persone nate e cresciute in Europa e non da terroristi sbarcati da imbarcazioni malferme. La stessa BBC ha aggiunto che il governo egiziano e i suoi alleati in Libia sono inclini ad esagerare i pericoli dell’ISIS in Libia con lo scopo di ottenere un via libera all’intervento militare nel paese.