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  • Giovedì 5 febbraio 2015

Cosa dicono i paesi arabi del pilota giordano ucciso

Tutti ne condannano l'uccisione, un importante religioso dice che andrebbero crocifissi per vendetta: e forse sono reazioni che lo Stato Islamico cercava

A relative of slain Jordanian pilot, Lt. Muath al-Kaseasbeh attends the Kaseasbeh tribe gathering divan at their home village of Ai, near Karak, Jordan, Wednesday, Feb. 4, 2015. Outrage and condemnation poured across the Middle East on Wednesday as horrified people learned of the video purportedly showing the Islamic State group burn a Jordanian pilot to death. (AP Photo/Nasser Nasser)
A relative of slain Jordanian pilot, Lt. Muath al-Kaseasbeh attends the Kaseasbeh tribe gathering divan at their home village of Ai, near Karak, Jordan, Wednesday, Feb. 4, 2015. Outrage and condemnation poured across the Middle East on Wednesday as horrified people learned of the video purportedly showing the Islamic State group burn a Jordanian pilot to death. (AP Photo/Nasser Nasser)

La diffusione del video sull’uccisione del pilota giordano Muath al Kasasbeh ha provocato forti reazioni nei paesi arabi, oltre che in Occidente. I capi di stato e di governo di molti paesi mediorientali avevano già criticato in passato le azioni dello Stato Islamico, anche se la brutalità dell’ultimo video – Kasasbeh è stato bruciato vivo mentre si trovava all’interno di una gabbia – è stata considerata un “nuovo livello” di violenza. Le immagini dell’uccisione di Kasasbeh sono state mostrate con il titolo “brutalità” dal quotidiano panarabo al Hayat e sono state riprese e commentate da tutti i giornali e le televisioni arabe. Kasasbeh è stato il primo ostaggio arabo la cui uccisione è stata diffusa con le stesse modalità dei giornalisti e cooperanti occidentali decapitati negli ultimi mesi.

Gli Emirati Arabi Uniti
La cattura e poi l’uccisione di Kasasbeh sembra avere avuto un impatto sui paesi arabi ancora più forte rispetto alle decapitazioni degli ostaggi occidentali. Gli effetti, inevitabilmente, si stanno facendo sentire anche nella guerra contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq, visto che la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti è formata per lo più da paesi dell’Unione Europea e della Lega Araba. A dicembre – quando Kasasbeh era già stato catturato dalle parti di Raqqa, dopo che il suo aereo era precipitato per motivi che ancora non sono chiari – gli Emirati Arabi Uniti (EAU) avevano deciso di sospendere gli attacchi aerei contro l’IS per motivi legati alla sicurezza dei loro piloti. Il governo degli EAU aveva chiesto al dipartimento della Difesa americano di migliorare le sue operazioni di individuazione e soccorso degli ostaggi, usando anche i V-22 Osprey, i convertiplani medi a uso militare che atterrano e decollano come un elicottero, ma volano come un aereo (i V-22 Osprey sono tenuti dagli Stati Uniti in Kuwait: gli EAU chiedono che vengano spostati nel nord dell’Iraq, più vicino alle zone dei combattimenti). Gli EAU sono l’alleato arabo più importante negli attacchi aerei contro l’IS.

Le reazioni in Egitto e in Giordania
Negli ultimi giorni moltissime personalità religiose musulmane hanno criticato l’uccisione di Kesasbeh e l’hanno definita un abominio per l’islam (c’è poi tutto un dibattito sul fatto che la dottrina permetta o meno “bruciare vivo” qualcuno). Alcune reazioni che ha suscitato il video sono state molto forti, e anche criticate in Occidente. La Giordania, poche ore dopo la diffusione del video in internet, ha deciso di procedere con l’uccisione di due condannati a morte per vendicare la morte del pilota: sono stati impiccati Sapida al Rishawi, la terrorista irachena che l’IS aveva chiesto di scarcerare in cambio della liberazione del giornalista giapponese Kenji Goto, e Ziad al Karbouli, collegato a un attacco suicida contro alcuni cittadini giordani in Iraq nel 2005, la cui scarcerazione era stata chiesta anch’essa dall’IS. Giovedì ha compiuto – e pubblicizzato parecchio – un attacco aereo contro l’IS, il primo da quando Kasasbeh era stato catturato dai miliziani del gruppo a Raqqa. La Giordania ha anche scarcerato l’influente religioso jihadista Abu Muhammad al Maqdisi, che in passato si era espreso duramente contro l’IS.

Ahmed al Tayeb – il grand imam di al Azhar, il più rispettato centro di apprendimento dell’islam sunnita al Cairo – ha detto che i miliziani dell’IS meritano di essere puniti sotto la legge islamica con “l’uccisione, la crocifissione o la rottura degli arti”. Una reazione più moderata l’ha avuta invece l’Associazione internazionale degli studiosi musulmani, guidata dall’importante religioso Youssef al Qaradawi e legata ai Fratelli Musulmani: l’Associazione, che ha grande influenza in tutta la regione, ha detto che l’IS non rappresenta l’islam in nessun modo.

Perché questo video, perché in quel momento
La diffusione del video dell’uccisione di Kasasbeh è coincisa con una serie di sconfitte militari subite dall’IS, tra cui quella a Kobane, la città curda siriana al confine con la Siria, e quella nella provincia orientale irachena di Diyala. Hisham al-Hashimi, esperto di IS che lavora come consulente per il governo iracheno, ha detto al Washington Post che la diffusione del video in quel momento ha avuto proprio l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalle sconfitte militari e riportarla sulle atrocità che l’IS è in grado di compiere, che sono anche una delle ragioni per cui il gruppo continua a reclutare centinaia di combattenti. Come è stato spiegato più volte in passato da analisti ed esperti, la tattica di sopravvivenza ed espansione dell’IS si basa proprio sulla contrapposizione totale verso l’Occidente e soprattutto verso i musulmani che non accettano di sottomettersi alle sue rigide regole.

La diffusione del video con quei tempi e quelle modalità dice anche altro. Secondo la televisione giordana, Kasasbeh è stato ucciso poco più di un mese fa, il 3 gennaio. Gli esperti di cose dell’IS dicono che per mettere insieme quel tipo di video – con inquadrature diverse e una qualità che non si era vista prima – probabilmente i miliziani hanno dovuto rivolgersi a qualcuno: non sembra possibile che il video sia stato realizzato nel giro di pochi giorni, e sembra più probabile che Kasasbeh sia stato ucciso all’inizio di gennaio. Questo significa che i negoziati che hanno coinvolto IS, Giappone e Giordania per la liberazione del giornalista giapponese Kenji Goto, il pilota giordano Kasasbeh e la terrorista irachena Sapida al Rishawi sono stati portati avanti dall’IS con gli ostaggi già morti. In altre parole, sono stati una tattica precisa per massimizzare l’effetto della diffusione del video dell’uccisione di Kasasbeh, soprattutto sulla popolazione giordana, ma più in generale su tutta quella araba.

Il video, inoltre, è stata diffuso poco prima dell’incontro fissato a Washington tra il re di Giordania, re Abdullah II, e il presidente statunitense Barack Obama: come per ribadire il carattere “irreligioso” dell’alleanza tra i due paesi, ha scritto il giornalista del Foglio Daniele Raineri su Twitter. Mercoledì 4 febbraio il governo giordano ha detto che rafforzerà gli sforzi contro l’IS: stando a quanto se ne sa finora, è possibile che l’IS non si aspettasse niente di diverso.