La Camera ha autorizzato l’arresto di Galan

L'ex presidente della Regione Veneto ed attuale deputato di Forza Italia è coinvolto nell'inchiesta sul presunto sistema di tangenti per il MOSE

Martedì 22 luglio la Camera dei Deputati ha votato a favore dell’arresto di Giancarlo Galan, ex governatore della Regione Veneto e attuale deputato di Forza Italia, coinvolto nell’inchiesta sul presunto sistema di tangenti e corruzione intorno al MOSE, l’ambizioso e costoso progetto per mettere in sicurezza la laguna di Venezia dall’acqua alta. I voti a favore sono stati 395, quelli contrari 138, due deputati si sono astenuti.

A favore dell’arresto di Galan hanno votato Lega Nord, Sinistra Ecologia Libertà, Libertà e diritti (il gruppo nato dalla scissione con SEL), Partito Democratico, Scelta Civica, Movimento 5 Stelle e Per l’Italia. Come anticipato durante la discussione in aula, Forza Italia, Nuovo Centrodestra, MAIE e Partito Socialista Italiano hanno votato contro. I deputati di FI avevano inoltre chiesto di rinviare per la terza volta il voto sull’autorizzazione a procedere, ma la proposta è stata bocciata da una votazione. La motivazione, sostenuta dal capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta: Galan era ricoverato in ospedale a Este (Padova) per motivi di salute e non aveva potuto quindi partecipare alla discussione in aula.

Giancarlo Galan è stato dimesso intorno alle 15:30 di martedì. Il suo avvocato ha spiegato che sarà chiesta la possibilità di avere gli arresti domiciliari.

Secondo la procura di Venezia, Galan avrebbe ricevuto grandi somme di denaro tra il 2005 e il 2011 per il rilascio di permessi e per favorire l’avanzamento dei lavori, con modalità poco trasparenti. Nella documentazione messa insieme dai magistrati e diffusa a inizio giugno erano comprese testimonianze dell’ex segretaria di Galan, che affermava di avergli portato in più occasioni somme di denaro date da imprenditori coinvolti nel progetto del MOSE. Nei documenti della procura di Venezia si parlava anche della ristrutturazione della villa di Galan a Cinto Euganeo (Padova) che sarebbe stata finanziata sfruttando il sistema delle fatture gonfiate per i cantieri a Venezia. Galan nelle settimane seguenti ha negato ogni coinvolgimento e detto di essere disposto a collaborare con i magistrati per fare chiarezza sulle sue attività politiche negli anni in cui era governatore e poi ministro.