La risposta di Renzi a Saviano sulla mafia

A una lettera pubblicata venerdì scorso su Repubblica, in cui Saviano chiedeva azioni concrete per recuperare i capitali delle organizzazioni criminali

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
28-02-2014 Roma
Politica
Palazzo Chigi - Giuramento sottosegretari di Stato
Nella foto Matteo Renzi

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
28-02-2014 Rome (Italy)
Chigi Palace - Oath of the undersecretaries of State
In the photo Matteo Renzi
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 28-02-2014 Roma Politica Palazzo Chigi - Giuramento sottosegretari di Stato Nella foto Matteo Renzi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 28-02-2014 Rome (Italy) Chigi Palace - Oath of the undersecretaries of State In the photo Matteo Renzi

Domenica 2 marzo il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scritto su Repubblica una lettera in risposta a quella dello scrittore Roberto Saviano, pubblicata su Repubblica due giorni prima, venerdì 28 febbraio. Saviano aveva criticato l’approccio «generico» al tema delle mafie emerso dal discorso pronunciato da Renzi lunedì 24 febbraio per chiedere la fiducia al Senato. «Non si tratta di ostentare un pedigree anti-mafioso partecipando a iniziative, finanziando associazioni», aveva scritto Saviano, chiedendo che la lotta alla criminalità diventi non un aspetto laterale del lavoro del nuovo governo ma un punto centrale del programma economico, mirato alla riappropriazione urgente dei «170 miliardi fatturati ogni anno dalle organizzazioni criminali».

Renzi ha risposta a Saviano mostrandosi pienamente consapevole che «il cuore delle organizzazioni criminali è negli affari che conducono» e che molto spesso questi affari sono conclusi grazie alla collaborazione di chi riveste ruoli di responsabilità nella politica e nelle amministrazioni, e ha promesso che sarà fatto un lavoro «serio e puntiglioso» insieme alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia. Renzi ha anche aggiunto che sarà presto introdotto nel codice penale il reato di autoriciclaggio e che occorre individuare la provenienza dei capitali illeciti, senza però ricorrere a un’eccessiva burocratizzazione che finirebbe per penalizzare gli imprenditori onesti. Infine ha detto che, nei casi dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose e quindi commissariati, la scelta dei commissari dovrà essere fatta «fra soggetti anche esperti di management e di gestione aziendale».

CARO Roberto, venerdì mattina, mentre leggevo dalle pagine di Repubblica il tuo articolo appassionato, ho pensato subito alle ragazze e ai ragazzi che ho conosciuto nel mio viaggio nella Terra dei Fuochi. O nei campi sottratti alla criminalità che ho visitato da amministratore, da Canicattì a Corleone, e – insieme a loro – alle tante persone perbene che hanno scelto, “nelle terre di mafia” di fare comunque la propria parte. Questo meraviglioso esercito di piccoli grandi eroi civili, che abbiamo imparato a conoscere anche grazie ai tuoi racconti, lavora nelle associazioni e nei movimenti contro le mafie; sono gli imprenditori e i negozianti che hanno denunciato le estorsioni rinunciando per sempre a una vita normale; gli scrittori; i giornalisti-giornalisti, per citare la nota scena di Fortàpasc, la bellissima pellicola che racconta della storia di Giancarlo Siani; gli studenti che coltivano le terre confiscate ai mafiosi, i familiari delle vittime innocenti; le forze di polizia che combattono quotidianamente una battaglia di tutto il Paese.

Ognuno di loro sa perfettamente che non basterà il proprio impegno per vincere la battaglia contro le mafie, eppure ci provano lo stesso. Lo fanno per non rassegnarsi, proprio come fanno associazioni come Libera, a chi dice che tanto mai nulla potrà cambiare. So che tu, insieme a tutte queste persone, vi aspettate che la lotta alla criminalità organizzata diventi per davvero la priorità del governo e delle Istituzioni. Questo impegno io lo assumo.

Tutti coloro che hanno indagato sulle mafie, che le hanno osservate, studiate e raccontate al mondo, tutti i magistrati, i giornalisti e quei politici, che hanno anche perso la vita per combatterle, ci hanno spiegato che il cuore delle organizzazioni criminali è negli affari che conducono, nelle ricchezze che accumulano e ostentano e anche in quel confine sottile, sottilissimo, che esiste tra lecito e illecito con l’appoggio, con il consenso, con la collusione e qualche volta semplicemente con il silenzio di chi riveste ruoli di responsabilità nella politica, nelle amministrazioni e nell’economia. Sono questi i legami che dobbiamo smascherare e recidere. Faremo un lavoro serio e puntiglioso, insieme alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia, non solo per capire che cosa sia avvenuto in questi anni nel contesto della crisi economica che ha investito il Paese ma soprattutto per adottare le misure necessarie sul piano legislativo e amministrativo. Con una proposta organica sulla base del lavoro fatto dalla commissione presieduta da Garofoli istituita a Palazzo Chigi, con Cantone e Gratteri, per elaborare strumenti e contributi per rendere più incisiva la lotta alla criminalità organizzata.

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Foto: Matteo Renzi a Palazzo Chigi, venerdì 28 febbraio 2014.
(Roberto Monaldo/LaPresse)