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  • Lunedì 23 settembre 2013

Il mio paese

Vincenzo Latronico spiega perché lui e altri giovani italiani lo lasciano e vanno proprio in Germania

BERLIN, GERMANY - NOVEMBER 09: A woman rides a bicycle past two pre-war buildings, one of which is covered in scaffolding for renovations, in the neighborhood of Prenzlauer Berg on November 9, 2012 in Berlin, Germany. Real estate prices in Berlin have risen by 32 percent since 2007, a much higher rate than the rest of the country. (Photo by Adam Berry/Getty Images)
BERLIN, GERMANY - NOVEMBER 09: A woman rides a bicycle past two pre-war buildings, one of which is covered in scaffolding for renovations, in the neighborhood of Prenzlauer Berg on November 9, 2012 in Berlin, Germany. Real estate prices in Berlin have risen by 32 percent since 2007, a much higher rate than the rest of the country. (Photo by Adam Berry/Getty Images)

Nel giorno dei risultati elettorali tedeschi il Corriere della Sera ha scritto allo scrittore Vincenzo Latronico, che ha 29 anni, di spiegare i pensieri dei molti italiani della sua generazione che scelgono di andare a vivere in Germania.

È domenica pomeriggio e sto per andare a seguire i risultati dello spoglio elettorale alla sezione del mio quartiere di un partito di sinistra. È una cosa che non ho mai fatto, prima d’ora; ma stavolta, per varie ragioni, ho la sensazione che queste elezioni possano essere realmente determinanti per il futuro del mio Paese. Eppure non ho votato. Questi due fatti non sono in contraddizione: il mio paese è l’Italia – ma quello in cui abito, e in cui si svolgono queste elezioni per certi versi cruciali per noi che pure non vi partecipiamo, è la Germania. Con qualche pausa e qualche ritorno, sono quattro anni che vivo a Berlino.
È difficile ammettere di fare parte di una tendenza – in senso sia sociologico che modaiolo. I tuoi motivi ti sembrano sempre più validi, o più personali, o più complessi di quelli degli altri, che fanno la tua stessa scelta sentendosi speciali come te. Eppure il trasferimento a Berlino è sempre più popolare fra gli italiani della mia età, benché la questione, come molte tendenze simili, sia in qualche misura sovraesposta. Ufficialmente siamo in ventimila; le stime di chi è qui senza registrarsi all’anagrafe raddoppiano questa cifra. Il totale raggiunge più o meno la capacità dello stadio olimpico di Roma, o un quinto della città di Bologna, per farsi un’idea.

(continua a leggere sul sito del Corriere)

foto: Adam Berry/Getty Images