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  • Lunedì 9 settembre 2013

Un’offerta ad Assad

Kerry ha detto che le armi chimiche devono essere consegnate alla comunità internazionale: la Russia si è unita alla proposta, la Siria pare possibilista

US Secretary of State John Kerry gets into his car after disembarking his plane at Stansted airport, north of London on September 8, 2013. US Secretary of State John Kerry continued a diplomatic offensive in Europe on Sunday to win support for military action in Syria. AFP PHOTO/LEON NEAL (Photo credit should read LEON NEAL/AFP/Getty Images)
US Secretary of State John Kerry gets into his car after disembarking his plane at Stansted airport, north of London on September 8, 2013. US Secretary of State John Kerry continued a diplomatic offensive in Europe on Sunday to win support for military action in Syria. AFP PHOTO/LEON NEAL (Photo credit should read LEON NEAL/AFP/Getty Images)

Lunedì 9 settembre, durante una conferenza stampa a Londra, il segretario di stato americano John Kerry ha parlato di un’opzione – nuova rispetto a quanto emerso fino ad oggi – che gli Stati Uniti sono disposti a concedere al presidente siriano Bashar al Assad per mettere fine alla crisi iniziata con il presunto attacco chimico a Damasco il 21 agosto scorso: Kerry ha spiegato che Assad dovrebbe consegnare alla comunità internazionale “ogni singola parte” delle scorte di armi chimiche che il suo governo controlla, entro una settimana.

Il governo russo ha fatto sapere di aver invitato Assad a mettere l’arsenale chimico della Siria sotto “controllo internazionale”, raccogliendo la proposta di John Kerry. Nel pomeriggio anche il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, si è detto aperto a questa possibilità, senza dire però se il regime intende accettarla. Al-Moallem ha parlato a Mosca dopo una riunione con il ministro degli Esteri russo, dicendo di apprezzare il fatto che la Russia voglia prevenire “un’aggressione americana”. Anche Ban Ki-moon, segretario generale dell’ONU, si è unito alla proposta.

John Kerry invece ha parlato durante la conferenza stampa tenuta insieme alla sua controparte britannica, William Hague. I due ministri degli Esteri si sono incontrati per discutere della Siria, e delle possibili opzioni rimaste agli stati occidentali per indebolire Assad, punirlo per l’attacco di agosto e colpire il suo arsenale di armi chimiche, senza necessariamente rimanere coinvolti in un’ampia operazione militare. Kerry ha aggiunto però di non credere che Assad accetterà la proposta. Kerry ha anche detto che le armi chimiche in Siria si trovano sotto il controllo di tre sole persone: il presidente siriano, Bashar al Assad, suo fratello, Maher al Assad, e un generale.

L’amministrazione statunitense ha ammesso di non avere prove “irrefutabili” sul fatto che Assad abbia ordinato l’attacco chimico. Tuttavia non ci sono dubbi che il regime di Damasco abbia accumulato grandi quantità di armi chimiche negli ultimi decenni, come ha ammesso lo stesso Assad durante l’intervista concessa al giornalista di CBS Charlie Rose, che andrà in onda lunedì ma che è stata anticipata dal programma “Face the Nation” domenica. Per il momento Kerry non ha specificato ulteriori dettagli della sua proposta: non si conoscono le modalità con cui dovrebbe avvenire la consegna e non è chiaro in che misura questa soluzione potrebbe risolvere la crisi siriana. Il governo siriano non ha ancora commentato.

Domenica il tabloid domenicale tedesco Bild am Sonntag ha scritto, citando fonti dell’intelligence tedesca, che l’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano non sarebbe mai stato autorizzato dal presidente Assad. Secondo Bild am Sonntag i comandanti di alcune divisioni dell’esercito siriano avrebbero chiesto ripetutamente ad Assad di poter far uso di armi chimiche durante gli ultimi quattro mesi e mezzo, ma l’autorizzazione sarebbe sempre stata negata. La notizia, sebbene sia stata ripresa da diversi giornali internazionali, ad oggi non è stata confermata da altre fonti.