Bersani, incarichi e mandati

Che cosa deve fare ora Bersani, tra "incarico" e "mandato esplorativo": che non sono previsti da nessuna legge, ma hanno una lunga tradizione alle spalle

Ieri il presidente della Repubblica ha affidato a Pierluigi Bersani «l’incarico di verificare l’esistenza di un sostegno parlamentare certo», secondo le parole di Napolitano. Una frase che i giornali hanno tradotto come l’affidamento di un pre-incarico, chiamato a volte “mandato esplorativo”. Si tratta, come le stesse consultazioni che sono avvenute prima dell’incarico, di una prassi costituzionale, cioè di un’abitudine radicata da molto tempo, ma non esplicitamente nominata nella Costituzione né da alcuna altra legge. Per questo motivo c’è spesso un po’ di confusione sul termine. Secondo alcuni si può parlare di mandato esplorativo solo se è affidato ai presidenti di Camera o Senato, mentre negli altri casi si tratterebbe di un pre-incarico.

La cosa importante è che, quale che sia il nome, si tratta di una cosa diversa dall’incarico. Nel pre-incarico o mandato esplorativo l’incarico di formare un governo viene rimandato: il “pre-incaricato” deve prima accertarsi di essere in grado di trovare una maggioranza. L’ultimo precedente di un mandato esplorativo fu quello affidato al presidente del Senato Franco Marini dopo la caduta del secondo governo Prodi nel 2008. Altri due mandati vennero affidati a Romano Prodi e a Massimo D’Alema, nell’ottobre 1998 dopo la caduta del primo governo Prodi.

Con l’incarico “pieno”, il presidente della Repubblica incarica quello del Consiglio di formare un governo, cioè presentargli una lista di ministri che lui stesso nominerà con un decreto: è la procedura che si segue quando dalle consultazioni è emersa chiaramente una maggioranza in entrambe le camere. Ad esempio, l’incarico di formare un governo venne affidato al termine delle consultazioni il 13 novembre 2011 a Mario Monti, e viene affidato regolarmente quando le elezioni hanno prodotto un risultato chiaro, come nel 2008.

Cosa dice la Costituzione
Sul mandato esplorativo non dice nulla. Anzi, a proposito dell’affidamento dell’incarico a un nuovo governo, la Costituzione è molto sintetica. All’articolo 92 è scritto: «Il Presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». All’articolo 93 viene specificato che presidente del Consiglio e ministri devono giurare davanti al presidente della Repubblica.

Nonostante questa scarsezza di indicazioni, negli anni si è consolidata una cosiddetta “fase preparatoria” prima di questi due momenti ufficiali (la nomina e il giuramento del governo), fatta di molti passaggi articolati. Questi passaggi, però, non sono definiti con chiarezza da nessuna legge e neppure dalla Costituzione, come abbiamo visto.

Il passaggio più importante è quello delle consultazioni del presidente della Repubblica, che sono finite giovedì scorso. Durante le consultazioni, il presidente ha un colloquio con diverse personalità politiche e con i capi dei principali partiti rappresentati in Parlamento. L’ordine preciso e l’elenco di chi sentire è fissato dal galateo costituzionale, ma è stato spesso cambiato. In genere i primi ad essere consultati sono i presidenti di Senato e Camera, poi i capigruppo alle camere, i leader di partito e infine i presidenti emeriti della Repubblica.

L’incarico
Quando le consultazioni dimostrano che in Parlamento esiste una chiara maggioranza disposta a sostenere un governo – e non è questo il caso – si passa direttamente alla fase dell’incarico. In questa fase, il presidente della Repubblica incarica la personalità scelta di formare un governo. L’incaricato, di norma, accetta “con riserva”: a volte compie un rapido giro di consultazioni per essere certo di avere i voti necessari ad ottenere la fiducia, e quindi ritorna dal presidente della Repubblica con l’elenco di ministri scelti per il suo governo.

Il presidente della Repubblica emana i decreti di nomina del primo ministro e dei singoli ministri, oltre a quello di accettazione delle dimissioni del governo precedente. A quel punto il nuovo governo giura ed entra in carica. Ma ieri Bersani non ha ricevuto un incarico di questo tipo.

Il “mandato esplorativo”
In alcuni casi le consultazioni possono fallire: il presidente della Repubblica potrebbe non trovare forze politiche sufficienti a formare una maggioranza in uno dei due rami del Parlamento. Si tratta di un problema serio, perché all’articolo 94 della Costituzione è scritto che «entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia». In altre parole non è possibile creare un governo di minoranza, come accade in altri paesi: la maggioranza della Camera e del Senato deve votare una fiducia al governo entro i primi dieci giorni dalla formazione.

In questi casi, il presidente della Repubblica può sciogliere le camere e si può andare a nuove elezioni (ma Napolitano non può farlo, dato che è in scadenza di mandato). Oppure, come ha fatto ieri con Pier Luigi Bersani, può affidare un cosiddetto “mandato esplorativo” (oppure pre-incarico o uno degli altri numerosi modi di chiamarlo che sono stati usati oggi) a una personalità che, secondo lui, potrebbe riuscire a ottenere una maggioranza. Con l’affidamento del mandato esplorativo, Bersani non ha ottenuto altro che una legittimazione formale da parte del presidente della Repubblica per continuare a fare quello che stava facendo prima: cercare una maggioranza al Senato.

Chi ha ottenuto un mandato esplorativo procede a quelle che vengono chiamate “consultazioni informali”, cioè una serie di incontri con i gruppi parlamentari (anche se Bersani ha annunciato che incontrerà per prime le parti sociali, cioè sindacati e rappresentanze degli imprenditori) per cercare di ottenere una maggioranza. Il passo successivo è recarsi nuovamente dal presidente della Repubblica con i risultati delle proprie consultazioni. Nel 1998 Prodi comunicò che non era possibile formare una maggioranza. Pochi giorni dopo D’Alema annunciò invece che era possibile formarla e il presidente della Repubblica, all’epoca Oscar Luigi Scalfaro, gli affidò l’incarico di formare un governo.

I precedenti
Il mandato esplorativo a Bersani, ha detto Napolitano, è «in continuità con eloquenti, appropriati e non lontani precedenti». Il presidente si riferiva probabilmente al mandato esplorativo affidato al presidente del Senato Franco Marini nel 2008 – dopo la caduta del secondo governo Prodi – e ai due mandati esplorativi conferiti a Romano Prodi e poi a Massimo D’Alema nell’ottobre del 1998. Quell’anno, in seguito al ritiro della fiducia da parte di Rifondazione Comunista, cadde il governo Prodi. Il presidente Oscar Luigi Scalfaro affidò un mandato esplorativo, per vedere se era possibile costituire una nuova maggioranza, prima a Romano Prodi e dopo il suo fallimento a D’Alema – che riuscì a formare il governo grazie ai voti dell’UDR dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.