Che cos’ha in testa Mario Monti

Prova a spiegarlo Eugenio Scalfari, raccontando su Repubblica il colloquio avuto con il presidente del Consiglio uscente sul suo futuro politico

Eugenio Scalfari racconta oggi su Repubblica il colloquio avuto recentemente con Mario Monti, presidente del Consiglio dimissionario. Ieri il presidente della Repubblica ha sciolto le camere e si è aperta ufficialmente la campagna elettorale. Oggi, alle 11, Mario Monti parlerà nella conferenza stampa di fine anno con la stampa italiana ed estera, in cui ci si attendono annunci su un suo eventuale futuro politico. Nel colloquio con Eugenio Scalfari, Monti spiega e in parte anticipa quello che potrebbe essere il suo ruolo politico in futuro e quali sono secondo lui le priorità per il paese che il nuovo governo dovrà affrontare.

Ho incontrato Monti nel suo studio di Palazzo Chigi. Erano le nove e mezza del mattino e lui m’aveva invitato a prendere insieme un caffè. È stato un caffè molto lungo perché sono uscito alle dieci e tre quarti. In quest’anno del suo governo l’avevo incontrato una sola volta a Bologna dove con Ezio Mauro lo intervistammo nel teatro della città. Eppure ci conosciamo da molto tempo: nel 1950 io dirigevo l’ufficio estero della Banca Nazionale del Lavoro nella filiale di Milano guidata da suo padre. Diventai amico del Monti senior che di tanto in tanto mi invitava a cena a casa sua insieme ad altri collaboratori del suo staff. Monti junior aveva più o meno dieci anni, io ne avevo ventisette. Ma molti anni dopo, quando lavorava alla Bocconi di cui poi fu rettore, diventammo amici, ci incontravamo e ci telefonavamo spesso e quando veniva a Roma spesso ci vedevamo a “Repubblica”.

Racconto queste cose per meglio inquadrare il nostro colloquio. Mentre scrivo queste righe non sappiamo ancora, né voi né io, che cosa dirà stamattina nella conferenza stampa con la quale si conclude la sua azione di governo. Annuncerà qualche cosa, ma che cosa? Nel pomeriggio di venerdì è andato al Quirinale a dimettersi dopo un breve Consiglio dei ministri che ha formalizzato le dimissioni del governo. Nel frattempo Camera e Senato avevano approvato la legge di stabilità finanziaria. Non credo di commettere un’indiscrezione se racconto i passi principali del nostro colloquio. Due amici si scambiano opinioni sulla situazione politica mentre una legislatura finisce e un governo nato per gestire l’emergenza economica rassegna le dimissioni.

Siamo all’inizio d’una campagna elettorale decisiva per molti aspetti, non solo per l’Italia ma anche per l’Europa di cui l’Italia è un tassello essenziale. Forse le cose che ci siamo dette possono servire a chiarire alcune questioni. Del resto non ci sono segreti da rivelare ma soltanto una trasparenza utile ad orientarci. Che cosa pensi di fare? gli ho chiesto quando ci siamo seduti uno di fronte all’altro. Non avevo più messo piede in quella stanza dai tempi dell’ultimo governo Amato, alla vigilia delle elezioni del 2001. «Parla tu e dimmi come vedi le cose» ha risposto.

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