“Il senso della lista per Monti in 10 punti”
Italia Futura spiega perché fare una lista a sostegno di un uomo che non può candidarsi in Parlamento
Italia Futura ha pubblicato sul suo sito un testo che spiega in 10 punti “il senso della lista per Monti” (il giorno dopo in cui Napolitano ha ricordato che Mario Monti, in quanto senatore a vita, non può candidarsi in Parlamento ma naturalmente può essere scelto dal Parlamento per fare il presidente del Consiglio).
1. Per offrire una prospettiva ai milioni di italiani che non sanno per chi votare e rischiano di non trovare rappresentanza. Cittadini che chiedono una discontinuità costruttiva: nei comportamenti, nella competenza, nel senso di responsabilità, e nell’onestà, in primo luogo quella rappresentata dal coraggio di dire la verità al paese. E perché nell’azione del Presidente del Consiglio queste qualità sono già emerse.
2. Per rimanere protagonisti autorevoli in Europa e nel mondo, dove avrà luogo la vera partita per il futuro dell’Italia (economico e politico). Un altro campo in cui il Presidente del Consiglio ha dimostrato di avere pochi rivali.
3. Perché il prossimo Governo non potrà non essere anche un Governo costituente: che riscriva le regole, ridisegni tutti i meccanismi di funzionamento dello Stato, riconcili i cittadini con la politica e le istituzioni.
4. Perché la terza Repubblica non può essere la fotocopia della seconda in termini di partiti e persone. E perché non possiamo lasciare al populismo antipolitico la bandiera del rinnovamento.
5. Perché esiste il rischio che dopo le elezioni si crei una maggioranza che potrebbe cadere ostaggio di populismi che già oggi dichiarano di voler disattendere gli impegni assunti in sede europea dall’Italia, riportandoci al 14 novembre di un anno fa.
6. Perché la crescita economica non può basarsi sull’azione diretta di uno Stato che non riesce a trovare risorse per svolgere i suoi compiti fondamentali (dalla conservazione del patrimonio culturale, all’assistenza ai bisognosi). E perché l’aumento della pressione fiscale, sotto qualsiasi forma, prima che lo Stato abbia fatto la sua parte dismettendo e vendendo tutto ciò che non è necessario, è ingiusto, inaccettabile e rischierebbe di uccidere ogni attività. Già oggi riemerge, da più parti, la tentazione di riprendere questa strada senza uscita.
7. Perché il rischio di cancellare quanto di buono fatto dal Governo in termini di riforme è più che concreto se non verrà posto un argine alle spinte demagogiche e populiste che, tra nuovi e vecchi partiti, rischiano di essere determinanti in parlamento.
8. Perché senza un forte e convinto sostegno parlamentare, un nuovo Governo Monti, che si fondasse solo sull’appoggio degli attuali partiti non riuscirebbe a portare avanti un’agenda riformista.
9. Perché l’Italia è l’unico paese occidentale a non avere un’offerta autenticamente politica liberale, popolare e riformista.
10. Perché tanti italiani, provenienti da culture e professioni diverse, credono a questo progetto e sono pronti a mettersi in gioco senza nulla chiedere in cambio, consapevoli dell’impossibilità di rilasciare altre deleghe in bianco alla politica.
Vogliamo far nascere un movimento civico, liberale, popolare e riformista che si ispiri alla discontinuità costruttiva, in termini di valori, comportamenti e programmi, dell’esperienza Monti, e che espliciti chiaramente all’elettore chi sosterrà come prossimo Presidente del Consiglio all’indomani delle elezioni.
Ripetiamo quanto dichiarato il 17 novembre: “Sia ben chiaro non chiediamo al Presidente del Consiglio di prendere oggi la leadership di questo movimento politico. Ciò pregiudicherebbe il suo lavoro e davvero non ce lo possiamo permettere”.
Come abbiamo sempre detto quello che vogliamo costruire è un progetto per il paese, non l’ennesimo partito politico fine a se stesso.
Molti cittadini, da tutta Italia, hanno già dimostrato di essere pronti a impegnarsi. Per spostare l’orizzonte dell’Italia dal giorno delle elezioni a quello successivo. Al momento in cui si deciderà se riusciremo finalmente ad entrare con slancio nella terza Repubblica o se saremo ricacciati nella palude di questi ultimi vent’anni.