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  • Martedì 23 ottobre 2012

Cominciano le World Series

Ovvero le finali del baseball: se la giocano tra San Francisco, che ha vinto due anni fa, e Detroit che non vince da 28 anni: e sarà divertente

di Elia Nigris

The San Francisco Giants celebrate after the final out in Game 7 of baseball’s National League championship series against the St. Louis Cardinals Monday, Oct. 22, 2012, in San Francisco. The Giants won 9-0 to win the series. (AP Photo/David J. Phillip)

The San Francisco Giants celebrate after the final out in Game 7 of baseball’s National League championship series against the St. Louis Cardinals Monday, Oct. 22, 2012, in San Francisco. The Giants won 9-0 to win the series. (AP Photo/David J. Phillip)

Dopo un campionato iniziato circa sei mesi fa, 162 partite di stagione regolare per ogni squadra e quasi un mese di playoff, il campionato americano di baseball 2012 si sta per concludere con l’ultima serie di partite dell’anno, quella che assegnerà gloria, titolo e prestigio ad una città e mesi di rimpianti per un’altra, fino a primavera quando ricomincia il torneo. Da domenica sera si sa che a sfidarsi nelle finali (le “World series”) saranno i Detroit Tigers e i San Francisco Giants, che avevano vinto l’edizione di due anni fa.

Cosa è successo fin qui
La post-season è stata ricca di cose da raccontare: tutte le “division series”, il primo round dei playoff, non si sono chiuse prima di gara 5 e sono state vinte nell’American League dai Tigers, contro gli Oakland A’s e dagli Yankees, contro i Baltimore Orioles; nella National League si sono qualificati i San Francisco Giants, contro i Cincinnati Reds e i St. Louis Cardinals, campioni l’anno scorso, contro i Washington Nationals.

Gli Yankees di New York  – la squadra più titolata della storia del campionato MLB – hanno poi perso in sole quattro partite contro i Detroit Tigers finendo la stagione in una sorta di psicodramma cittadino. Tutto è iniziato quando in gara 3 della serie contro Baltimora, il manager degli Yankees, Joe Girardi, con la squadra sotto per 2-1 in casa al nono inning e in procinto di andare sotto 2-1 anche nella serie, ha sostituito Alex Rodriguez, giocatore da 275 milioni di dollari, con un quarantenne in procinto di concludere una carriera dignitosa, Raul Ibanez. Ibanez ha colpito un fuoricampo per pareggiare la partita e mandarla ai tempi supplementari e con un altro ha fatto vincere gli Yankees, garantendosi così un posto nella storia del baseball. Da quel momento, però, le cose per New York sono andate malissimo.
Alex Rodriguez non si è più ripreso e, dopo essere stato sostituito in una situazione simile della partita successiva contro Baltimora, dopo essere stato tenuto in panchina per il “clincher” dell’ALDS, dopo essere finito nello scandalo per aver mandato una pallina con il proprio numero di telefono a due modelle australiane negli spalti mentre la squadra perdeva la prima partita della serie contro Detroit, ha finito per essere lasciato fuori nelle decisive gare 3 e 4 di quella serie, ovvero le ultime (e le più importanti) della stagione. “A-Rod” diventa ora un problema enorme per gli Yankees: di un giocatore di 37 anni, in grossa difficoltà sportiva, con una fan-base che lo contestava già quando era un campione (figurarsi ora) e ancora 5 anni di un contratto, con valore residuo, minimo, di 114 milioni di dollari.

(Le foto dei voli del baseball)

Rodriguez, in ogni caso, non è l’unico motivo della disastrosa campagna newyorkese: nella prima gara contro i Tigers, Derek Jeter, capitano e anima della squadra da 17 anni, uno che ha giocato solo a New York, migliore della squadra in attacco, si è infortunato gravemente alla caviglia, dovrà stare fermo dai 4 ai 5 mesi ed è addirittura in dubbio per l’inizio della prossima stagione. Gli Yankees, inoltre, hanno chiuso questi playoff con la media battuta più bassa della storia per una squadra che ha giocato almeno 9 partite di playoff: .188, un record negativo.

Poi ci sono i meriti dei Tigers, che, dopo essere arrivati ai playoff per un pelo e aver rischiato qualcosa nella serie contro Oakland (la squadra di Billy Beane del film Moneyball), hanno giocato una serie pressoché perfetta contro gli Yankees e sono ora i favoriti nelle World Series. Hanno messo in mostra una serie fenomenale di lanciatori, il cui leader è Justin Verlander, vincitore l’anno scorso del premio riservato ai lanciatori e anche del premio MVP, solitamente assegnato ai battitori; e un parco battitori inferiore a nessuno guidato da campioni come Miguel Cabrera, vincitore del Triple Crown, ovvero giocatore leader in tutte e tre le categorie offensive più importanti (cosa che non accadeva da circa 40 anni) e prossimo MVP; Prince Fielder, arruolato durante lo scorso mercato con un contratto del valore di 214$ milioni e Austin Jackson, giovane scambiato tre anni fa da New York per l’allora esterno-centro dei Tigers, Curtis Granderson che, invece, è stato protagonista di una serie disastrosa, forse il peggior battitore in assoluto per New York durante questi playoff.

(Il colpo udito in tutto il mondo, quello del ’51)

Dall’altra parte del tabellone, la National League Championship Series invece si è giocata tra i vincitori delle ultime due edizioni, ovvero i San Francisco Giants e i St. Louis Cardinals. I Giants ci sono arrivati  dopo una rimonta spettacolare ai danni dei Cincinnati Reds, che erano avanti per 2-0 nella serie e che hanno perso poi tre partite consecutive in casa. St. Louis, invece, ha battuto sempre in 5 partite la sorpresa della stagione, i Washington Nationals, privi di Stephen Strasburg, il giovane lanciatore fenomeno lasciato fuori in via precauzionale dalla squadra perché aveva superato il suo “inning-limit”, decisione peraltro assai discussa da quelle parti.

Nella finale di lega, poi, St. Louis si era portata in una situazione estremamente favorevole contro i Giants, vincendo 3 delle prime quattro partite, ma aveva perso poi tutte e tre le successive: la sconfitta in gara 5 ha cambiato l’inerzia della serie che si è poi spostata di nuovo a San Francisco, dove i Giants hanno vinto gara 6 e stravinto 9-0 gara 7.

Cosa succederà
Prima di tutto è garantito un grande spettacolo, con due squadre divertenti da veder giocare: i Giants hanno il parco lanciatori migliore della MLB, Detroit il miglior attacco. La National League ha vinto la partita dell’All Star Game, che decide il fattore campo delle finali e quindi i Giants partono avvantaggiati e con la certezza di giocarsi un’eventuale gara 7 in casa. I Giants potrebbero, peraltro, vincere il secondo titolo in tre anni: nel 2010 vinsero per la prima volta da quando si trasferirono a San Francisco nel 1958. Detroit, che non vince dal 1984 e non gioca le World Series dal 2006, è già reduce da un grande successo, è la squadra più completa, quella con il monte ingaggi più alto e quella più talentuosa, ma i giocatori sono fermi da giovedì scorso e potrebbero essersi raffreddati.

Le partite
Mercoledì 24 e giovedì 25 ottobre a San Francisco.
Sabato 27, domenica 28 e lunedì 29 ottobre* a Detroit.
Mercoledì 31 ottobre* e Giovedì 1 novembre* a San Francisco. 

*se necessarie
(le date sono delle serate americane, in Italia corrispondono alla notte del giorno successivo)

– Luca Sofri: Il baseball per tutti