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  • Domenica 7 ottobre 2012

Sono cominciati i playoff del baseball

È iniziata la fase finale del campionato MLB, un evento sportivo centrale nella cultura americana: le cose da sapere, per iniziare ad appassionarsi

di Elia Nigris

I playoff del baseball, la fase finale del campionato americano – il più importante del mondo, e un evento sportivo centrale nella cultura americana – sono iniziati venerdì. Da quest’anno la MLB (Major League Baseball) ha cambiato il regolamento e il numero di squadre che accedono alla post-season: sono le sei che vincono le loro division (3 dell’American League e 3 della National League), come anche negli anni passati, ma la novità è l’aggiunta di un’ulteriore wild card: significa che le due migliori seconde di ogni lega si sfidano in una partita secca per aggiudicarsi il quarto posto rimanente in entrambi i lati del tabellone.

Venerdì notte hanno giocato nell’American League i Baltimore Orioles, rivelazione della stagione, e i Texas Rangers, reduci da due apparizioni consecutive alle World Series finite entrambe male (clamorosa la sconfitta dell’anno scorso contro i Cardinals in cui i Rangers arrivarono anche a uno strike dalla vittoria di gara 7). Hanno vinto gli Orioles, che mancavano i playoff da 15 anni, per 5-1 in Texas, impedendo così alla vecchia squadra di George W. Bush di provarci per un terzo anno di fila.

Nella National League i St. Louis Cardinals, che riescono sempre ad accedere ai playoff per un pelo per poi fare faville, hanno sconfitto 6-3 gli Atlanta Braves che proprio l’anno scorso furono protagonisti (insieme ai Red Sox) di uno dei più grandi “collapses” della storia del baseball e furono eliminati dai playoff l’ultimo giorno di stagione regolare grazie ad una straordinaria rimonta dei Cardinals. Niente rivincita, quindi, per Atlanta, che ha contestato una pessima chiamata dei quattro arbitri che avrebbe potuto cambiare il destino di partita e stagione.

Da sabato, però, è cominciata la parte “seria”: con gara 1 di ALDS (Americal League Division Series) tra gli Oakland Athletics (la squadra del film “Moneyball” con Brad Pitt) e i Detroit Tigers. La prima della serie al meglio delle cinque partite è stata vinta da Detroit.
Nella gara 1 di NLDS (National League Division Series), invece i Cincinnati Reds, che hanno il secondo miglior record della lega, hanno battuto i vincitori del 2010, i San Francisco Giants.
Oggi giocano i New York Yankees contro Baltimore e i Cardinals contro i Washington Nationals.

Mancano quelle che sembravano due grandi favorite ad aprile e che invece hanno avuto, per molte ragioni, stagioni disastrose: i Philadelphia Pillies e i Boston Red Sox, reduci dalla peggior stagione dal 1968, proprio nell’anno del centenario di Fenway Park, il loro storico stadio.

Queste sono le cose da sapere sulle squadre rimaste in campo, per chi voglia cominciare a seguire da ora:

Oakland Athletics (A’s): hanno vinto incredibilmente la AL West, in cui c’erano due squadre molto forti come i Texas Rangers, che a 6 partite dalla fine della stagione erano avanti di 4 sugli A’s, e i Los Angeles Angels arrivati sorprendentemente terzi dopo che avevano speso 331 milioni di dollari per aggiudicarsi le prestazioni del miglior battitore in circolazione (Albert Pujols) e del miglior lanciatore sul mercato (C.J Wilson). Si può quindi dire che nell’anno in cui la storia di Billy Beane, il general manager della squadra, è diventata nota in tutto il mondo dopo il successo del film “MoneyBall”, la strategia di usare le statistiche per colmare evidenti gap di budget (gli A’s sono la squadra con il secondo monte ingaggi più basso in giro, mentre gli Angels sono quarti e i Rangers sesti) ha funzionato. Eppure questa annata ha comunque del sorprendente: gli A’s del 2001 (l’anno della storia raccontata nel film) erano uno squadrone in confronto a questo e anche se il regista non ve l’ha detto avevano dei grandissimi campioni; questa squadra invece è interamente composta da giocatori che in molte altre squadre sarebbero a malapena in panchina.

Detroit Tigers: anche i Tigers sono reduci da un mercato ricchissimo in cui hanno speso ben 214 milioni per aggiudicarsi le prestazioni di Prince Fielder, uno dei migliori battitori della lega. Se a Fielder si aggiunge Miguel Cabrera, che quest’anno ha avuto una stagione incredibile in cui ha vinto la Triple Crown, ovvero è arrivato primo in tutte e tre le categorie offensive più importanti (Media battuta, Home Runs, RBI), cosa che non capitava da 45 anni, e Justin Verlander, che nel 2011 vinse il CY Young award, premio per il miglior lanciatore e MVP, premio per miglior giocatore assoluto della lega (solitamente riservato ai battitori) sarebbe lecito immaginare che Detroit sia arrivata ai playoff come favorita e reduce da una stagione pazzesca. In realtà è la squadra dell’American League ai playoff con il record peggiore (“solo” 87 vittorie) e ha rischiato addirittura di non riuscire a qualificarsi, se non fosse stato per un mese di settembre di altissimo livello.

New York Yankees: la squadra con il monte ingaggi più alto ha avuto una stagione altalenante e piena di infortuni. Dopo un inizio di stagione col freno a mano tirato e la devastante perdita di Mariano Rivera per l’intero campionato, gli Yankees hanno avuto un’estate fortissima, arrivando a metà luglio con 10 partite di vantaggio su Baltimora, seconda nella AL East. A fine agosto però la squadra, anche a causa di infortuni importanti ad Alex Rodriguez, il più pagato della lega, e Mark Texeira (contratto da 180 milioni), ha fatto molta fatica, perdendo tutto il vantaggio acquisito e trovandosi il 2 settembre pari in testa alla propria division con Baltimora. Per tutto settembre le due squadre sono state appaiate, finché negli ultimi tre giorni della stagione gli Yankees sono riusciti a ottenere il primo posto nella AL East e il miglior record nell’American League.

Baltimore Orioles: sono con gli A’s la squadra rivelazione dell’American League. Non andavano ai playoff da 15 anni e hanno giocato tutto l’anno in uno stadio semideserto perché nessuno a Baltimora credeva nelle potenzialità di un gruppo senza campioni, ma con un grandissimo allenatore: Buck Showalter, che ha l’occasione della vita. La città però nelle ultime settimane ha iniziato a crederci e ora che Baltimore si appresta a sfidare i rivali newyorkesi l’entusiasmo è molto alto. Baltimore, che ha un grande bullpen (i lanciatori da partita in corso), un ottimo giocatore in Adam Jones e poi molti gregari che fanno benissimo le piccole cose ma non molto di più, è sicuramente la squadra più interessante della lega.

San Francisco Giants: i Giants vinsero due anni fa contro ogni pronostico e quest’anno hanno avuto una stagione stranissima. Fino ad agosto non sono mai riusciti a esaltare, poi il loro miglior battitore e MVP dell’All-Star Game di quest’anno, Melky Cabrera, è stato sospeso per doping. Da allora i Giants hanno iniziato a vincere e non si sono fermati più. Hanno vinto la division con una settimana d’anticipo e hanno il parco lanciatori più forte tra le otto squadre rimaste.

Cincinnati Reds: il secondo miglior record della MLB e un grandissimo battitore (Joey Votto) non sono sufficienti per garantirgli lo status di favorita neanche nella sfida con i Giants. Sono la squadra più anonima delle otto in circolazione, sono ben composti ma non fanno clamore.

Washington Nationals: la vera storia dell’anno, tra tutte, è a Washington. In una division che doveva essere una questione tra Atlanta, Philadelphia e Miami (che ha speso tantissimo e inagurato un nuovo stadio), una division in cui i Nationals sono ultimi per monte ingaggi, la squadra della capitale ottiene il miglior record della MLB (98 vittorie) e torna a giocare i playoff dopo un’eternità. Hanno fatto tutto questo mentre decidevano ad agosto di far concludere la stagione del giocatore più forte della squadra, il lanciatore Stephen Strasburg, perché aveva superato il limite di inning che la squadra ritiene un lanciatore di 22 anni possa sopportare in una stagione, una delle scelte più contestate e chiacchiarate nella storia dello sport americano: una squadra che lotta per vincere tutto che mette ai box la sua stella non perché infortunata o affaticata, non perché non stava rendendo (anzi), ma perché secondo i medici di Washington (e non solo loro, ma questo è stato il caso più eclatante in cui si è presa una decisione simile) un giovane è più rischio infortuni di un giocatore di 35 anni e non si può rischiare una carriera per un obiettivo a breve termine.

St. Louis Cardinals: sono i campioni in carica, anche quest’anno giunti ad ottobre con il minor sforzo possibile (peggior record delle squadre della National League), sono sempre insidiosissimi e molto esperti. I Cardinals dopo la vittoria dello scorso anno, hanno perso il miglior battitore della lega (Albert Pujols) e il miglior manager della storia del baseball, Tony LaRussa. Sembravano destinati ad una stagione anonima e invece sono sempre lì a giocarsela.

Foto: Doug Pensinger/Getty Images