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  • Lunedì 15 ottobre 2012

La vita di Norodom Sihanouk

La storia ricchissima dell'ex re della Cambogia morto ieri a Pechino, tra colpi di stato, tradimenti, colonizzazioni, la guerra, Pol Pot e, infine, la liberazione

Cambodia’s King Norodom Sihanouk waves at Phnom Penh airport prior to his departure for China Monday, Jan. 19, 2004. Sihanouk left for Beijing on Monday for medical treatment, imploring his country’s political parties to settle their differences and end a stalemate that has held up the formation of a new government for six months. (AP Photo/Nathan Dexter)

Cambodia’s King Norodom Sihanouk waves at Phnom Penh airport prior to his departure for China Monday, Jan. 19, 2004. Sihanouk left for Beijing on Monday for medical treatment, imploring his country’s political parties to settle their differences and end a stalemate that has held up the formation of a new government for six months. (AP Photo/Nathan Dexter)

Ieri sera è morto per un infarto a Pechino l’ex re della Cambogia Norodom Sihanouk: da molto tempo soffriva di gravi problemi di salute (cancro e diabete), aveva 89 anni (ne avrebbe compiuti 90 il 31 ottobre) e si trovava in Cina da gennaio per ricevere delle cure mediche. La notizia è stata data dal suo assistente, il principe Sisowath Thomico: «Sono molto addolorato. Re Sihanouk non apparteneva solo alla sua famiglia, ma alla Cambogia e alla storia». Norodom Sihanouk è morto l’ultimo giorno del tradizionale festival di Pchum Ben, quando gli antenati vengono onorati per quindici giorni con preghiere e offerte di cibo. Il principe Thomico ha anche detto che il popolo cambogiano ha trovato «molto significativo» che il loro vecchio re li avesse abbandonati proprio al termine di questa celebrazione.

Nonostante nel 2004 avesse abdicato a favore del figlio Sihamoni (per problemi di salute e vecchiaia), Norodom Sihanouk era rimasto molto amato e popolare nel suo paese: il suo ritratto si trova ancora oggi sugli edifici pubblici e su molte case di cambogiani. Nonostante comparisse raramente in pubblico, continuava a comunicare con il mondo soprattutto attraverso il suo sito. In un messaggio scritto a gennaio aveva detto che dopo la sua morte desiderava essere cremato e voleva che le sue ceneri venissero conservate in un’urna all’interno del Palazzo Reale: precedentemente aveva invece fatto sapere di voler essere sepolto. Il suo successore Norodom Sihamoni e il Primo Ministro Hun Sen si trovano ora a Pechino per riportare in patria le spoglie dell’ex re e organizzare un rito funerario buddhista.

Norodom Sihanouk fu il protagonista degli ultimi cinquant’anni di storia della Cambogia che dovette affrontare la colonizzazione, la guerra, Pol Pot, l’invasione e, infine, la liberazione. Sihanouk fu posto sul trono nel 1941 all’età di 18 anni dalle autorità coloniali francesi (a quel tempo, infatti, il paese era parte dell’Indocina francese). Nel 1953 ottenne l’indipendenza della Cambogia e due anni più tardi abdicò a favore del padre, Norodom Sumarait, per perseguire una carriera politica più attiva.

Nel 1955 fondò una nuova organizzazione politica, la Comunità socialista popolare, divenne primo ministro e capo dello Stato alla morte del padre, nel 1960. In politica estera cercò sempre di mantenere il suo paese in una posizione neutrale sia in occasione della guerra del Laos che in quella del Vietnam, stringendo e rompendo i rapporti, in base all’opportunità, con la Repubblica Popolare cinese o con gli Stati Uniti.

Nel 1970, rovesciato da un colpo di stato, fu processato e mandato in esilio a Pechino dove si avvicinò a Pol Pot e alla guerriglia dei Khmer Rossi, con i quali aveva stretto l’accordo di riconquistare il trono in cambio di potere. Dopo la vittoria della guerriglia, nel 1975, Norodom Sihanouk divenne nuovamente capo dello Stato ma venne tradito e fatto arrestare. Nel 1976 Pol Pot divenne primo ministro e instaurò un feroce regime comunista che per tre anni esercitò il potere attraverso deportazioni di massa ed eliminazione sistematica degli avversari.

Norodom Sihanouk dal 1976 al 1979 fu posto agli arresti domiciliari, venne esiliato in Cina e in Corea del Nord, divenne presidente del governo di coalizione in esilio e quando il Vietnam invase la Cambogia, liberandola dai Khmer Rossi, fece ritorno in patria. Nel settembre del 1993, dopo l’approvazione di una nuova costituzione che reintroduceva la monarchia ereditaria, fu nuovamente incoronato re soprattutto con funzioni di rappresentanza. Nell’ottobre del 2004 lasciò il posto al figlio Norodom Sihamoni.