Le decisioni dell’assemblea del PD

Poche e abbastanza chiare: le regole precise delle primarie saranno definite da Bersani insieme agli alleati, Renzi si potrà candidare, si voterà con il doppio turno

Oggi il PD ha tenuto la sua assemblea nazionale, l’organo più importante del partito dopo il congresso degli iscritti. All’ordine del giorno c’era la modifica dello statuto per permettere la candidatura alle primarie di altri iscritti al PD oltre al segretario, e la discussione di quali regole adottare per le primarie. Alla fine sono stati votati e approvati tre documenti. Il segretario Bersani ha chiesto e ottenuto che ai documenti non venissero presentati emendamenti.

Chi si può candidare
Lo statuto del PD dice all’articolo 18, comma 8, che in caso di primarie di coalizione l’unico membro del PD che può concorrere è il segretario. Oggi è stata approvata una deroga a questo articolo. Alle primarie potranno quindi candidarsi anche altri iscritti al PD, come Matteo Renzi e Laura Puppato. Il quorum per la votazione era di 475 delegati. I delegati registrati all’evento erano 612: ci sono stati 575 favorevoli, 8 contrari e un astenuto.

Chi può votare
L’altro documento approvato, anche questo con otto voti contrari, stabilisce le regole per i candidati alle primarie che sono già iscritti al PD. Questi dovranno raccogliere entro il 15 ottobre le firme del 3 per cento degli iscritti al PD o del 10 per cento dei partecipanti all’Assemblea nazionale. Pippo Civati ha scritto su Twitter che significa raccogliere 17 mila firme in una settimana. Insieme alle firma, i candidati iscritti al PD dovranno anche depositare una dichiarazione in cui riconoscono il programma dell’Alleanza.

Chi decide le regole
Con un terzo documento, votato all’unanimità, l’assemblea ha dato al segretario Pierluigi Bersani due incarichi. Il primo è quello di discutere con gli alleati (nominati esplicitamente solo SEL e PSI) il programma dell’Alleanza dei democratici e dei progressisti, che è il nome provvisorio con cui l’Assemblea di oggi chiama la coalizione il cui candidato dovrà essere deciso dalle primarie.

Il secondo mandato è quello di discutere con gli alleati le regole delle primarie, basandosi su alcuni indirizzi approvati dalla stessa assemblea. I tre più importanti sono (occhio al secondo punto):
– i candidati alle primarie si impegnano a rispettare il programma dell’alleanza e ad appoggiare il candidato vincitore;
– alle primarie potranno partecipare tutti quelli che si riconoscono nel programma dell’alleanza e che si iscriveranno alle liste dei votanti dal 21° giorno precedente a quello del voto, fino al giorno del voto stesso;
– le primarie dovranno svolgersi col sistema del doppio turno, se alla prima votazione non emergesse nessun candidato con il 50 per cento più uno dei consensi.

Quasi tutti i leader si sono dimostrati soddisfatti per l’esito dell’Assemblea, che Bersani ha definito «un capolavoro di democrazia». Ma sul secondo punto sono già nate differenti interpretazioni. Secondo Rosy Bindi, presidentessa del PD, la regola significa che al secondo turno potrà votare soltanto chi si è registrato per il primo turno. Secondo Enrico Letta potranno esserci delle “eccezioni”, ma la regola resta che al ballottaggio potrà votare solo chi si è registrato per il primo turno.

Secondo il vicepresidente del PD (e blogger del Post) Ivan Scalfarotto e alcuni “renziani”, invece, anche chi non si iscriverà al primo turno potrà votare al secondo turno. Infatti sul documento votato dall’assemblea è scritto che ci si può iscrivere fino al giorno del voto, ma non è specificato se si intende il voto del primo o del secondo turno. Inoltre, sostiene Scalfarotto, il documento approvato oggi rappresenta un indirizzo che dovrà essere discusso con gli alleati, quindi potrà essere cambiato oppure precisato.