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  • Domenica 9 settembre 2012

Il vicepresidente dell’Iraq è stato condannato a morte

È accusato di avere ordinato l'assassinio di due persone: ma lui, che da mesi è scappato dal paese, dice che è una vendetta politica

Oggi un tribunale di Baghdad ha condannato a morte per impiccagione Tariq al-Hashemi, uno dei due vicepresidenti della repubblica irachena, e il suo figlio adottivo. L’accusa è di aver ordinato l’assassinio di un avvocato e di un ufficiale della sicurezza. Al-Hashemi, che appartiene alla minoranza sunnita, è ufficialmente ancora in carica come vicepresidente iracheno, ma fuggì nel dicembre 2011, quando le accuse furono formalizzate. Dopo un primo periodo in cui si è rifugiato nella regione autonoma settentrionale del Kurdistan iracheno, al momento si ritiene che si trovi in Turchia.

Più in particolare al-Hashemi, in carica dal 2006, è accusato di aver comandato una vera e propria forza paramilitare responsabile di più di 150 attentati esplosivi, omicidi e attacchi di vario genere svolti tra il 2005 e il 2011. Secondo l’accusa, questi attacchi erano indirizzati a nemici politici di al-Hashemi, ufficiali governativi e pellegrini sciiti.

La difesa ha respinto tutte le imputazioni e ha accusato la corte di aver ricevuto pressioni dal governo per giungere a un verdetto di condanna. Il governo è a maggioranza sciita, così come sciita è il primo ministro, Nuri Al-Maliki. Durante il processo hanno testimoniato contro diversi impiegati e guardie del corpo di al-Hashemi. Secondo il vicepresidente, sarebbero stati torturati o costretti in altro modo a testimoniare contro di lui.

Dietro questo caso si nascondono le forti tensioni etniche e religiose che dividono i tre gruppi principali che abitano l’Iraq: i curdi del nord (per la maggior parte sunniti), gli arabi sunniti e la maggioranza araba sciita. Dopo il caso al-Hashemi, è aumentato il risentimento sia dei sunniti arabi che dei curdi, molti dei quali accusano il governo di Nuri al-Maliki di voler monopolizzare il potere. Lo stesso al-Hashemi ha più volte detto in questi mesi che dietro il suo processo si nasconde una vendetta politica dello stesso al-Maliki.

Proprio il governo regionale del Kurdistan iracheno ha ospitato al-Hashemi per i primi mesi della sua fuga, dichiarando che non lo avrebbe consegnato alle autorità in caso di condanna. A luglio scorso al-Hashemi ha ricevuto un permesso di residenza in Turchia e ora si ritiene che abbia trovato rifugio nella regione del Kurdistan turco. Nel maggio del 2012, l’Interpol ha emesso un mandato di cattura nei suoi confronti.