Il taglio agli stipendi dei parlamentari sarà rimandato?

L'articolo della manovra che stabilisce l'adeguamento alle retribuzioni europee contiene un errore che dovrà essere corretto in Parlamento

La manovra del governo Monti prevede che da gennaio le retribuzioni dei parlamentari vengano ridotte, sulla base dei risultati di una commissione che deve valutare la retribuzione negli altri paesi europei e che è guidata dal presidente dell’ISTAT. Ma la norma conterrebbe un errore, attribuendo al governo competenze esclusive del parlamento: durante la discussione alle Camere sarà quindi presentato un emendamento per correggere la norma, che secondo alcuni rimanderà di qualche mese i tagli agli stipendi.

I tagli agli stipendi dei parlamentari ci saranno ma non subito come prevede la norma della manovra che stabilisce la decurtazione a partire da gennaio. A rivelare la correzione di rotta è uno dei due relatori del decreto salva-Italia, il democratico Pier Paolo Baretta. «Potrebbe arrivare un emendamento del governo o di noi relatori». La manovra stabilisce che il governo «recepisca» gli esiti del confronto sugli stipendi degli altri Parlamenti Ue di cui si sta occupando la commissione guidata dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini. «Il punto di fondo – prosegue Baretta – è che non può essere il governo a recepire i risultati ma deve essere il Parlamento».

Fini: norma scritta male, materia è di competenza delle Camere
Si lavora quindi a una modifica che corregga l’errore e, come auspica anche il vicecaporguppo del Pdl a Montecitorio, Massimo Corsaro, «fissi un tempo massimo entro cui la commissione dovrà intervenire». Con molta probabilità, quindi, non più il 31 dicembre 2011, come scritto nel decreto, ma un nuovo termine, forse marzo. Il Parlamento avrebbe perciò più tempo per mettere mano alle retribuzioni di deputati e senatori. Visto che, lo ricorda il presidente della Camera, Gianfranco Fini, la competenza è del Parlamento. «Nel decreto del governo la norma era scritta male, nel senso che non è possibile – evidenzia Fini – intervenire per decreto nell’ambito di questioni che sono di competenza esclusiva delle Camere. Ma di questo il governo è perfettamente consapevole e la norma sarà corretta».

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