“Noi l’ICI la paghiamo”
La CGIL smentisce di essere tra chi è esente dalla tassa sugli immobili
In questi giorni, discutendo della tassa sulla casa e di chi ne è esente, in molti hanno fatto notare che oltre agli edifici religiosi molti altri istituti non pagano l’imposta. Fin dalla sua istituzione, nel 1992, sono stati esenti dal pagamento della tassa tutti gli immobili che erano utilizzati da un ente non commerciale e che avevano alcune finalità di utilità sociale: ovvero, come diceva l’articolo 7 del decreto legislativo n. 504 del 1992, gli immobili “destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”, oltre che alle attività di culto religioso (ovviamente, di qualsiasi religione che sia riconosciuta dallo Stato italiano e non solo di quella cattolica). Tra queste, quindi le associazioni di volontariato, le associazioni sportive dilettantistiche, le ONLUS, gli istituti previdenziali, i partiti politici, gli enti pubblici, le fondazioni e i sindacati. Ieri però la CGIL ha risposto a un articolo del quotidiano ItaliaOggi dicendo di pagare regolarmente l’ICI.
Pubblichiamo di seguito una lettera inviata oggi al direttore di ‘Italia Oggi’ in risposta ad un articolo firmato da Franco Adriano. Nell’articolo del quotidiano economico si sostiene che è “facile starsene così acquattati sotto il Cupolone o dietro la sottana del cardinale Tarcisio Bertone. E se l’Ici, oltre alla Chiesa, la pagassero per i loro immobili anche i sindacati, le associazioni di industriali, i partiti, le fondazioni vicine ai partiti, le associazioni sportive tutte, comprese quelle legate ai ricchi club calcistici, le camere di commercio, i consorzi creati apposta per dare prebende ai politici? E perché non anche le Regioni?”.
Franco Adriano sostiene che solo così, “finalmente, gli italiani sarebbero tutti uguali. Invece, basta presentare la cartusciella che dimostri l’esistenza di una «associazione», «fondazione» o «comitato» per farla franca. Emma Marcegaglia, Susanna Camusso, Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini, Renata Polverini e via discorrendo tutti i leader di partito, sindacato, fondazione, associazione, comitato, non dovrebbero forse farsi avanti e dire: vogliamo pagare l’Ici come fa oltre l’80 per cento delle famiglie? Invece, no. Tutti a ripararsi”. Ci dispiace smentire Adriano. La CGIL paga l’Ici e non gode di nessun privilegio.
Gentile Direttore Longoni,
gentile dottor Franco Adriano, volevamo informarvi che per quanto ci riguarda la Cgil non se ne sta acquattata sotto il Cupolone e non pratica la strada della doppia morale. La Cgil, a differenza di quello che si legge su Italia Oggi (E se anche Emma, Susanna, Pierluigi…), paga regolarmente l’Ici in base alla legge sulla tassazione sugli immobili. La Cgil nazionale non gode cioè di esenzioni e paga regolarmente l’imposta sugli immobili. Non abbiamo dunque alcun privilegio da difendere o nascondere e ci meraviglia assai che un giornale specializzato e così attento come il vostro possa cadere in errori di questo tipo. E’ probabile però che l’errore sia dovuto a una predisposizione alla “macchina del fango” alla quale in questi ultimi anni siamo stati abituati. Non ci sembra neppure un caso che la Cgil possa venire attaccata proprio nel momento in cui, dopo oltre un anno di campagne, la sua proposta di far pagare chi non ha mai pagato, magari attraverso una tassa sulle grandi ricchezze, sia entrata nel dibattito politico corrente, anche se non sì è tradotta ancora in una legge.Vi chiediamo quindi di dare notizia di questa nostra risposta e ringraziamo per l’attenzione, augurandovi buon lavoro.
Anche Massimo Gramellini, acuto e preciso commentatore della Stampa, oggi parlando del “decreto Petrolini”, commette un errore quando scrive che la vecchietta che si reca alla sede del sindacato per avere consulenze non sa che il sindacato stesso non paga l’Ici. Sulla CGIL non si è informato abbastanza. Noi l’Ici la paghiamo e non abbiamo privilegi da nascondere alle vecchiette o ai commentatori.