• Mondo
  • Venerdì 2 dicembre 2011

Tre discorsi sulla crisi dell’euro

Tra ieri e oggi hanno parlato Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Mario Draghi: le parole chiave sono "unione fiscale" e "prestatrice di ultima istanza"

Tra ieri e oggi Mario Draghi, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno tenuto tre discorsi in tre diverse occasioni pubbliche: e tutti hanno parlato della crisi dell’euro, come era prevedibile, con la novità rilevante che il presidente della Banca Centrale Europea Draghi si è mostrato possibilista verso un maggior intervento dell’istituzione europea nell’acquisto dei titoli di stato dei paesi più colpiti dalla crisi finanziaria. Intanto gli Stati Uniti guardano con preoccupazione crescente alla crisi europea: l’editoriale di oggi del New York Times sostiene che la Federal Reserve (l’istituzione che funziona da banca centrale degli Stati Uniti) ha fatto la sua parte accettando di rendere più economici i prestiti di dollari alle banche mercoledì scorso, ma “i leader europei sembrano paralizzati e, perfino a questo punto, non riescono a sentire il senso di urgenza della Fed.” E anche secondo il New York Times la risposta alla situazione di crisi può essere una sola: vincere le resistenze tedesche e lasciare che la Banca Centrale Europea faccia “un’azione aggressiva” comprando i titoli di stato dei paesi in difficoltà.

Nicolas Sarkozy
Il presidente francese non era uscito soddisfatto dal vertice di Strasburgo tra Italia, Germania e Francia dello scorso novembre, dove aveva incassato il rifiuto della Germania sia a un maggior impegno della BCE, sia alle obbligazioni comuni europee (i famosi eurobond). Il discorso di ieri, tenuto a Tolone, aveva l’obiettivo preciso di rilanciare la sua politica estera europea e provare a sfuggire alla pressione tedesca.

Sarkozy ha detto che Germania e Francia spingeranno per approvare un nuovo trattato «che rifondi e ripensi l’organizzazione dell’Europa», dato che senza una nuova «convergenza» tra i paesi europei la crisi del debito rischia di diventare irreparabile. Sarkozy ha detto che i leader degli altri paesi europei dovranno accettare regole più strette all’interno dell’Unione, con un maggior coordinamento delle politiche fiscali ed economiche e la previsione di sanzioni per chi non le rispetti. Secondo gli esperti, Francia e Germania rimangono comunque distanti sulle modifiche effettive da approvare e soprattutto sulle sanzioni e i meccanismi di controllo, con la Germania che spingerebbe per un potere molto forte delle autorità centrali europee sui bilanci dei paesi nazionali.

Mario Draghi
Mario Draghi ha parlato ieri per la prima volta davanti al Parlamento europeo, presentando il rapporto annuale della Banca Centrale Europea per il 2010. La novità principale del suo discorso è che, pur con l’usuale linguaggio molto cauto e allusivo, Draghi ha aperto una possibilità all’acquisto massiccio dei titoli di stato dei paesi in difficoltà da parte della BCE, trasformandola così in quella “prestatrice di ultima istanza” che molti economisti e commentatori le hanno rimproverato di non essere. Draghi non ha detto apertamente che questa sarà la sua linea di intervento nella crisi, ma ha esortato i leader europei ad arrivare a «un nuovo accordo fiscale» come condizione necessaria a nuove azioni da parte della BCE. Secondo i commentatori, queste nuove azioni significano la volontà della BCE di intervenire in modo più deciso nella crisi dei debiti pubblici dei paesi dell’euro.

Angela Merkel
In un discorso tenuto oggi al parlamento tedesco, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha promesso “passi concreti verso un’unione fiscale” in Europa. I trattati europei potranno essere rinnovati o potranno esserne firmati di nuovi, ha aggiunto, in modo da ottenere un meccanismo di intervento in caso di crisi più efficace e un maggior controllo sui bilanci dei paesi membri. Ma Merkel ha anche rifiutato esplicitamente la possibilità che la Banca Centrale Europea stampi una quantità maggiore di moneta come risposta alla crisi, dicendo che il suo ruolo è diverso da quello della Federal Reserve degli Stati Uniti o della Banca d’Inghilterra. Secondo il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, Merkel sarebbe comunque favorevole a un maggior acquisto di titoli di stato da parte della BCE come soluzione di passaggio, prima che entri in funzione un meccanismo di controllo più efficiente.

foto: ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images