Intervengono le banche centrali

Si sono messe d'accordo per abbassare il costo dei prestiti in valuta alle banche ed evitare la stretta del credito

Le sei maggiori banche centrali del mondo oggi hanno deciso insieme alcune misure per prevenire una mancanza di liquidità nel sistema finanziario globale.

La Banca Centrale Europea, la Federal Reserve (l’organismo governativo statunitense che funziona da banca centrale) e le banche centrali del Canada, della Gran Bretagna, del Giappone e della Svizzera hanno diffuso un comunicato in cui hanno presentato le “misure congiunte” che saranno attive a partire dai prossimi giorni. Secondo il comunicato,

lo scopo di queste azioni è di alleggerire le pressioni sui mercati finanziari e così mitigare gli effetti di quelle pressioni sull’erogazione del credito ai nuclei familiari e al settore imprenditoriale, in modo da favorire l’attività economica.

La misura principale, che entrerà in vigore il prossimo 5 dicembre, è quella di tagliare di 50 punti base, lo 0,5%, il costo dei prestiti temporanei di dollari da parte delle banche centrali alle banche private, il cosiddetto liquidity swap. Questa ed altre misure più tecniche intendono rendere più facile e economico per le banche ottenere dollari statunitensi e altre valute in caso di necessità. Le borse hanno reagito molto bene alla notizia: il principale indice della borsa di Francoforte, il DAX 30, guadagna oltre il 4 per cento, e anche la borsa di Milano è attualmente in positivo del 3,95 per cento.

Il provvedimento intende contrastare la stretta del credito (in inglese credit crunch) di cui il sistema finanziario ha iniziato a mostrare i primi segni a livello globale, a causa principalmente della crisi dell’area euro: ovvero un calo delle offerte di prestiti da parte delle banche, che ne concedono meno e a condizioni più costose, e dunque meno accessibili ai privati e alle imprese. Di solito il fenomeno si accompagna a un generale ritiro degli investimenti dai titoli e dalle posizioni più rischiose, per fare affidamento a titoli più solidi.

foto: TED ALJIBE/AFP/Getty Images