Le cose che funzionano, e non, del piano anti crisi

Mario Sensini analizza le promesse fatte dal governo a Bruxelles per mettere a posto i conti in Italia

Il Corriere della Sera di oggi pubblica un articolo di Mario Sensini con una efficace analisi critica del piano contro la crisi presentato ieri da Silvio Berlusconi, nel corso del summit a Bruxelles dei leader europei.

Fondi europei
…Utilizzare a pieno i fondi Ue… La quota di cofinanziamento nazionale potrà essere ridotta…
I fondi europei si spendono male, ma il vero problema è che quelli nazionali neanche ci sono. Così, tra le Regioni che non riescono a programmare gli investimenti Ue, e lo Stato che non ha più soldi per accompagnare queste risorse, come impongono le norme europee, nel Sud tutto è fermo. Il governo, dunque, vorrebbe rivedere tutti i programmi in corso, dirottando i fondi, circa 50 miliardi di euro, su pochi e selezionati piani di investimento, affidando alla Commissione Ue una regia rafforzata per bypassare le Regioni. E mettere meno soldi nel cofinanziamento dei progetti, invece del 25 o del 50% richiesto dalla Ue.

Debito
…il governo vuole affidare un piano organico per la riduzione del debito a una commissione…
Bruxelles, Parigi e Berlino, e soprattutto i mercati, si aspettavano dal governo impegni concreti per l’abbattimento del debito pubblico, arrivato al 120% del prodotto interno lordo. Volevano sapere con che mezzi si sarebbe intervenuti, ma dovranno accontentarsi di una commissione. Entro fine anno, si legge nella lettera, sarà costituito un gruppo di lavoro per elaborare un «piano organico» per ridurre il debito «anche attraverso le dismissioni». Per garantire il taglio del deficit pubblico si accantona un tesoretto: l’uso del Fondone di Palazzo Chigi sarà vincolato a una «due diligence» sul deficit a giugno del 2012.

Licenziamenti
…riforma della legislazione del lavoro, anche con la revisione delle regole sui licenziamenti…
È dal 2001 che Berlusconi punta a rivedere l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Allora dovette rinunciare, dopo un’aspra battaglia con la Cgil e la sinistra. Ora riprova in un contesto molto diverso. «Entro maggio 2012», dice la lettera, verrà presentata una riforma «funzionale alla maggiore propensione ad assumere». Come dire: se si riducono i vincoli al licenziamento «per motivi economici», salvaguardando invece la tutela assoluta contro quelli discriminatori, le imprese assumeranno di più. In cambio della maggiore flessibilità si offre una stretta sui contratti parasubordinati, spesso abusati. Ma il governo sembra troppo debole per una riforma di questa portata.

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