Non fidarsi è peggio

Michele Ainis spiega cosa manchi al rapporto tra italiani e governo, e di chi è la colpa

Il giurista Michele Ainis firma un editoriale in prima pagina del Corriere della Sera dedicato alla sistematica demolizione della fiducia da parte dei cittadini che i governanti italiani hanno condotto, rendendo di fatto motto nazionale l’espressione “non fidarsi è meglio” nei confronti delle istituzioni e della comunità.

Almeno oggi l’abbiamo fatta franca. Domani, chi lo sa: la nostra via è piena di trappole, ci vuol poco a mettere un piede in fallo. Ma sono trappole di Stato, inganni tessuti da Sua Maestà la Legge. Come l’idea di revocare il riscatto della laurea e del servizio di leva ai fini pensionistici, con buona pace dei 665 mila italiani che ci avevano creduto, sborsando anche fior di quattrini. O come la trovata speculare del Pd, che ha proposto una tassa aggiuntiva del 15% per chi aveva profittato dello scudo fiscale del 2009, confidando nella garanzia di pagare non più del 5% sui capitali rientrati dall’estero.
Insomma di volta in volta cambiano le vittime, non l’abitudine di stracciare i patti stipulati con l’una o l’altra categoria di cittadini. Eppure quest’abitudine inocula un veleno nella nostra convivenza, perché ci insegna a diffidare delle istituzioni, e a disprezzare in ultimo tutto ciò che è pubblico, di tutti. C’è infatti un principio che in ogni Stato di diritto regola i rapporti fra governanti e governati: il principio dell’affidamento. Non è scritto nero su bianco nei testi normativi, tanto non serve, sarebbe come scrivere che la legge è fatta di parole. Ciò nonostante, la Consulta vi si è riferita in 500 casi, mentre in altre centinaia di decisioni ha usato l’espressione «buona fede», «fiducia», «correttezza» e via elencando. D’altronde pure la Costituzione evoca il concetto di lealtà (art. 120), non meno che la fedeltà e l’onore (art. 54). Non è un caso, così come non è affatto fortuita l’assonanza fra leale e legale. Altrimenti – dice Pericle ad Alcibiade, in un dialogo che ci ha trasmesso Senofonte – la legalità sleale diventerebbe una sopraffazione.

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