La lettera di Tremonti al Corriere

«La ragione del tutto non era di convenienza economica, ma di «privacy»!»

Il ministro Giulio Tremonti ha scritto una lettera al Corriere della Sera che è ospitata con grande spazio in prima pagina oggi, a proposito delle accuse sull’appartamento romano di Marco Milanese in cui il ministro era ospite, non si capisce ancora esattamente con quale tipo di rapporto.

Signor direttore,
Ambasciatore Romano, rispondo in questo modo anche ad una legittima pubblica richiesta di chiarimento.
Per cominciare confermo quanto ho comunicato la sera del 7 luglio scorso: “La mia unica abitazione è a Pavia. Non ho mai avuto casa a Roma. Per le tre sere a settimana che normalmente – da più di quindici anni – trascorro a Roma, ho sempre avuto soluzioni temporanee, prevalentemente in albergo e come ministro anche in caserma. Poi ho accettato l’offerta fattami dall’on. Milanese, per l’utilizzo temporaneo di parte dell’immobile nella sua piena disponibilità ed utilizzo. Apprese oggi le notizie giudiziarie relative all’immobile, già da stasera per ovvi motivi di opportunità cambierò sistemazione». Aggiungo ora quanto segue.
È vero quanto ufficialmente in atti: in contropartita della disponibilità di cui sopra, basata su di un accordo verbale revocabile a richiesta, come appunto poi è stato, ho convenuto lo specifico conteggio di una somma a titolo di contributo, pagata via via per ciascuna settimana e calcolata in base alla mia tariffa giornaliera di ospitalità alberghiera. Come facevo prima e come ora appunto faccio ogni settimana in albergo.

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