“Il giustizialismo non appartiene alla nostra storia”

L'intervista del senatore Alberto Tedesco a Repubblica, col forte attacco a Rosy Bindi e "certi sedicenti cattolici"

Oggi Goffredo De Marchis su Repubblica intervista il senatore Alberto Tedesco, sfuggito all’arresto grazie al voto espresso dal Senato due giorni fa. Tedesco se la prende molto soprattutto con Rosy Bindi, presidente del Partito Democratico, che aveva promesso “gesti eclatanti, estremi” se il Parlamento avesse negato il suo arresto.

Alberto Tedesco ha fatto quel che doveva: chiedere al Senato di autorizzare il suo arresto e di farlo con il voto palese. È accaduto il contrario. Adesso nessuno deve più turbare la sua presunzione d´innocenza. Se la decisione di Palazzo Madama apre un nuovo fronte crepa nella questione morale che coinvolge il Pd, se a salvarlo sono stati anche alcuni “compagni” aprendo un duro confronto nel centrosinistra, il problema non è suo. «Non mi suicido anche se qualcuno vorrebbe. Non farò come Jan Palach, non mi brucerò nella piazza davanti al Parlamento. E comunque il suicidio sarebbe una richiesta più comprensibile delle dimissioni».

Di Pietro però insiste: lasci lo scranno. Idem Debora Serracchiani. E la presidente del Pd Rosy Bindi le intima di fare un passo indietro.
«Milito nella sinistra da 35 anni e il giustizialismo non appartiene alla nostra storia. Forse è nella storia dei cattocomunisti. Allora lasciamolo ad altre culture, ad altre maniere di avere rispetto del prossimo. Lasciamolo a certi sedicenti cattolici».

Sono le parole della Bindi ad averla ferita di più?
«La Bindi non ha letto una sola pagina della richiesta di arresto. Non sa niente della mia vicenda. Parla a prescindere. Il suo moralismo mi fa orrore. E non da oggi. Sono vent´anni che la vedo invocare manette e galera con un livore indegno di una persona civile. Lei chiede le dimissioni a me? Ma si guardi intorno! Le chieda al parlamentare più assenteista del mondo, Gaglione, che lei ha imposto in lista, lei ha costretto il Pd ad eleggere in Puglia. Insomma, ci vuole un minimo di coerenza. E soprattutto un po´ di rispetto umano per le persone».

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