«Mannino non mi restituisce i soldi»

Gian Antonio Stella perse in primo grado una causa e pagò il risarcimento al parlamentare, che ora ha perso in appello e deve ridargli la somma

Sul Corriere della Sera di oggi, Gian Antonio Stella prende spunto dalla vicenda del risarcimento milionario del lodo Mondadori per raccontare di quando Calogero Mannino gli fece causa per diffamazione, ottenendo in primo grado un risarcimento di oltre 15mila euro. Stella pagò, ma l’Appello diede poi ragione al giornalista, che aspetta ancora di riavere i suoi soldi indietro.

Caro direttore,
«e se poi De Benedetti perdesse in Cassazione e non desse i soldi indietro al Cavaliere?». Per giorni, prima che Mediaset facesse sapere che avrebbe pagato, i parlamentari berlusconiani hanno posto questo pensoso interrogativo. E c’è stato chi ha teorizzato la necessità di una leggina, già tentata nella manovra, per evitare che un cittadino condannato debba versare un centesimo prima della conferma in Cassazione. A me è successa una cosa curiosa: un parlamentare al quale avevo disciplinatamente dato 15.752 euro dopo aver perso una causa civile in primo grado, da oltre due anni non mi restituisce quei soldi, come gli imporrebbe la legge, dopo avere perso lui l’Appello, che ha riconosciuto che avevo ragione io. Coerenze…

Il galantuomo in questione è Calogero Mannino, che nel libro Lo spreco edito nel 1998 da Baldini & Castoldi, citavo come uno degli sponsor, in quanto patriarca politico dell’area, del progetto di fare di Sciacca la «Marienbad del Mediterraneo». Un progetto così megalomane da aver lasciato in eredità, tra l’altro, un galoppatoio dove mai ha corso un cavallo, un orribile teatro perennemente incompiuto, una piscina con una vasca non di 25 o 50 metri regolamentari ma 33 (!) poi prolungata con un nuovo appalto, un corso professionale per 290 sguatteri, portieri e banconisti così spropositato che ogni cameriere addestrato venne a costare 53 milioni dell’epoca (circa 150 mila euro d’oggi) manco dovesse pilotare un elicottero e così via… Per non dire dell’acquisto di due orche marine tenute a pensione per anni in Islanda, in attesa di costruire il parco acquatico poi mai fatto, al modico prezzo di 121 mila euro attuali al mese di vitto e alloggio.

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