L’organizzazione non governativa Freedom House ha pubblicato poche settimane fa il rapporto 2011 sui paesi meno liberi del mondo. La classifica è formata tenendo conto dei diritti politici e civili garantiti ai cittadini, e degli episodi di violazione dei diritti umani: l’organizzazione segnala che oggi, nel mondo, più di 1,6 miliardi di persone non possono esprimere liberamente le loro opinioni, non hanno voce in capitolo nella scelta dei governanti e non possono avere giustizia quando sono vittime di crimini. Secondo il rapporto, 87 nazioni sulle 194 che esistono nel mondo possono essere definite “libere”, mentre altre 60 sono “parzialmente libere”. Nella terza categoria, “non liberi”, ci sarebbero 47 stati, circa un quarto del totale.
Nove stati nazionali e un territorio hanno il punteggio più basso nella classifica e rientrano nella sezione Worst of the Worst (“Il peggio del peggio”) del rapporto annuale.
Myanmar
Il paese è governato da una giunta militare, guidata dal 1992 dal generale Than Shwe, che a marzo scorso ha ceduto il posto al suo successore designato, Thein Sein. I militari hanno il controllo assoluto dei poteri esecutivo, giudiziario e legislativo (hanno a lungo governato attraverso decreti) e possiedono o controllano tutti i mezzi di comunicazione. Nel novembre 2010 si sono tenute nel paese le prime elezioni parlamentari dal 1990, ma i militari hanno fatto in modo di ottenere una vittoria schiacciante per il loro partito, l’Unione per la Solidarietà e lo Sviluppo, cancellando i voti di intere aree del paese non completamente sotto il loro controllo. Il principale partito di opposizione, la Lega Nazionale per la Democrazia, ha annunciato il rifiuto di partecipare alle elezioni ed è stato sciolto dal governo a settembre, anche se il suo leader, Aung San Suu Kyi, è stata rilasciata a novembre dopo anni agli arresti domiciliari.
Guinea Equatoriale
Il presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo governa dal 1979 ed è stato rieletto nel 2009 con il 95,4% dei voti. Il parlamento è unicamerale e formato da cento membri, 99 dei quali fanno parte del partito del presidente (che si chiama Partito Democratico). La Guinea Equatoriale è ai primi posti nella classifica mondiale dei paesi più corrotti, e i guadagni dell’industria petrolifera vanno ad aumentare le fortune personali di Mbasongo e della sua cerchia. I mezzi di comunicazione sono tutti di proprietà del governo, eccetto RTV-Asonga, un’emittente televisiva e radiofonica privata di proprietà del figlio del presidente e successore designato, Teodoro Nguema Obiang Mangue. Mangue è accusato di riciclaggio di denaro negli Stati Uniti.
Eritrea
Dopo 17 anni di indipendenza, e dieci anni di pace (piuttosto precaria) con la vicina Etiopia, si devono ancora tenere le prime elezioni democratiche, che nella costituzione del paese dovrebbero servire a eleggere parlamento e presidente. Attualmente è legale un solo partito, il Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia guidato da Isaias Afwerki, che mantiene il controllo nel paese con arresti, torture e luoghi di reclusione segreti, nonché reclutando nell’esercito, spesso forzatamente, moltissimi giovani uomini e donne. Il servizio militare obbligatorio sarebbe obbligatorio per 18 mesi, ma le dispute di confine non risolte con l’Etiopia sono la scusa da parte del governo per prolungare la ferma per anni e tenere il paese in uno stato di guerra permanente.