«Ben lungi»

Dario Di Vico è molto deluso dalle misure economiche e fiscali presentate dal governo

Oggi sul Corriere della Sera Dario Di Vico fa un consuntivo dei progetti finanziari e fiscali annunciati dal governo in questi giorni, e non è un consuntivo convinto.

Usando il linguaggio degli economisti si può convenire che per centrare davvero entro il 2014 il pareggio di bilancio l’Italia e gli italiani sono chiamati a un cambio di paradigma. Devono mutare mentalità, cultura del proprio rapporto con lo Stato, persino stili di vita. E devono farlo – speriamo di riuscire a spiegarlo ai nostri lettori – per i propri figli, per consegnare alle nuove generazioni un Paese all’altezza della sua storia, di nuovo culla di civiltà e innovazione.
Queste ore e questi giorni ricordano i tempi delle finanziarie omnibus, quando dal Consiglio dei ministri uscivano grandi contenitori legislativi zeppi di provvedimenti, i più disparati e in gran parte destinati a diventare vittime delle scorribande parlamentari. Nella conferenza stampa di ieri sera Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti si sono presi un doppio merito, aver conseguito il pareggio di bilancio e aver raggiunto un moderno patto per il lavoro. Ora il primo obiettivo è ben lungi dall’essere incamerato e comunque moltissimo dipenderà dalla perizia del governo che sarà in carica nel biennio 2013-2014 e quanto all’accordo Confindustria-sindacati è stato così lineare e rapido proprio perché il governo se ne è disinteressato. Un gesto, in verità, l’esecutivo lo poteva fare per mettersi in sintonia coni cambiamenti chiesti ai propri elettori: tagliare i costi della politica e iniziare da subito, proprio per comunicare al Paese il senso di un`emergenza e la compartecipazione delle élite politiche. Ma anche simbolicamente la Casta non si è voluta emendare, ha difeso apertamente le sue prerogative, ha preferito rimandare i tagli alla prossima legislatura e, parole (ben scandite) del premier, «fatti salvi i diritti acquisiti»! Tremonti ha annunciato che sarà formata un’apposita commissione che studierà i costi della politica in Europa e rícalibrerà quelli italiani sulla media dei grandi Paesi dell’euro.

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