Quelli che rimontarono ai ballottaggi

I precedenti, da Guazzaloca ad Alemanno

Tra gli scongiuri di chi ha festeggiato i risultati del primo turno delle elezioni amministrative, oggi Fabio Martini racconta sulla Stampa una serie di precedenti di rimonte ai ballottaggi.

Quella notte, nella sua villa dell’Eur, Francesco Rutelli si addormentò con un filo d’ansia nel cuore. Era lunedì 13 aprile del 2008 e al primo turno il candidato sindaco del centrosinistra a Roma aveva ottenuto il 45,8% dei voti, contro il 40,7% di Gianni Alemanno, un vantaggio sostanzioso in vista del secondo turno. Ma Rutelli confidò la sua inquietudine: «Guai sedersi sugli allori, ripartiamo ventre a terra». Pubblicamente, per rassicurare i suoi elettori, l’ex sindaco ri-candidato disse: «Abbiamo 84.000 voti in più, una città di vantaggio o, se volete, lo stadio Olimpico, quando i posti non erano numerati…». Due settimane più tardi, lo stadio si svuotò e ad Alemanno riuscì un sorpasso da primato: eletto al secondo turno con 106.000 voti in più dello sfidante. Non è l’unica “rimonta impossibile” nella storia dei doppi turni, un francesismo in vigore in Italia dal 1993 nei Comuni e dal 1995 nelle Province. Certo, quasi sempre chi vince al primo turno, bissa il primato anche al secondo, ma quando si determinano condizioni particolari si possono produrre spettacolari sorpassi.

Difficile prevedere se anche Letizia Moratti possa replicare questi exploit, ma certo esistono precedenti con divari ancora più cospicui di quello che dovrebbe colmare il sindaco di Milano. Il 23 aprile del 1995 a Roma si vota per eleggere il nuovo presidente della Provincia e il candidato della destra, il rautiano Silvano Moffa (oggi uno dei capi dei Responsabili) incassa un corposo 48%, con un vantaggio di ben 11 punti sul rivale, il ds Giorgio Fregosi, fermo al 37,6%. Vittoria in tasca e invece, due settimane più tardi, il cinquantasettenne Fregosi (un cursus honorum da assessore provinciale, quasi sconosciuto al “grande pubblico”), riesce a sorpassare Moffa, uno dei più noti dirigenti missini romani, con uno scarto di 43.000 voti. Che era successo? Come tutti i miracoli umani, anche quello di Fregosi, aveva una spiegazione razionale: «Oltre alla convergenza di Rifondazione, lo scatto che portò alla clamorosa rimonta ricorda Roberto Morassut, oggi deputato pd, allora tra i leader del Pds romano – si determinò nelle stesse ore della prima sconfitta: quello stesso giorno, Piero Badaloni era stato eletto presidente della Regione e quella vittoria inattesa galvanizzò l’elettorato e trascinò il sorpasso di Fregosi. Paradossalmente uno stato d’animo di segno opposto, soltanto tre anni più tardi ribaltò tutto»

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