Michel Martelly ha vinto ad aprile il ballottaggio delle elezioni per la presidenza di Haiti, battendo l’ex first lady 71enne Mirlande Manigat. Oggi si è tenuta la cerimonia di giuramento come presidente della repubblica. Al primo turno, lo scorso novembre, era arrivato terzo, ma le proteste per i brogli e la pressione internazionale avevano costretto al ritiro il vincitore dichiarato della prima votazione e candidato del partito di governo, Jude Celestin. Poco prima della cerimonia, a cui ha partecipato anche l’ex presidente americano Bill Clinton, c’è stata una interruzione di corrente: un segno tangibile delle difficoltà del paese con cui dovrà fare i conti Martelly. Migliaia di persone hanno manifestato il loro entusiasmo ad Haiti per l’inizio del suo mandato presidenziale.
La situazione ad Haiti continua a essere molto difficile, dopo il terremoto che ha devastato il paese e raso al suolo la capitale Port-au-Prince il 12 gennaio 2010. Centinaia di migliaia di persone sono ancora senza casa e vivono in ripari di fortuna, mentre il governo si è dimostrato del tutto inadeguato a gestire l’emergenza. Martelly ha impostato la sua campagna elettorale sul cambiamento e sulla novità della sua figura nel panorama politico. Ha dichiarato di non essere mai stato interessato a un suo diretto impegno in politica prima del terremoto del 2010, anche se nelle sue canzoni erano contenuti anche in precedenza riferimenti espliciti (e a volte molto critici e volgari) ad esponenti politici. È riuscito a convincere l’elettorato più giovane e più povero, soprattutto dopo che alla popstar Wyclef Jean, sempre originario di Haiti, è stato impedito di partecipare all’elezione presidenziale. Jean è un suo grande amico e lo ha sostenuto durante la campagna elettorale.
In effetti Michel Martelly è del tutto nuovo a esperienze amministrative o di governo: fino a oggi il 50enne era conosciuto soprattutto come cantante, con il nome d’arte di “Sweet Micky”, ed era celebre per i suoi spettacoli stravaganti. Durante la campagna elettorale ha intervallato spesso i comizi con le canzoni, dimostrando di meritarsi il soprannome, precedente al suo diretto impegno politico, di “presidente della Kompa”, il ballo di carnevale tipico di Haiti.
Ma da quando si è candidato, Martelly ha abbandonato gli abiti stravaganti, le magliette a maniche corte e i bermuda per cominciare a vestirsi in giacca e cravatta e parlare seriamente di riforme agricole, migliore gestione degli aiuti umanitari e ristabilimento della tranquillità nel paese. Si è circondato di un gruppo di consiglieri politici internazionali, che comprendeva persone che avevano lavorato per il presidente del Messico Felipe Calderón o persino per la campagna presidenziale del senatore americano. I consulenti gli hanno imposto ore di studio sul funzionamento dei meccanismi di governo e hanno cercato di mitigare la sua retorica spesso sopra le righe.
Dal punto di vista politico, Michel Martelly è un conservatore, soprattutto per quanto riguarda le sue idee per riportare la pace e l’ordine nel paese. Questi sono seriamente messi a rischio dai gruppi paramilitari e da quello che resta dell’esercito sciolto circa dieci anni fa (da allora Haiti non ha un esercito). Nella sua storia recente, Haiti ha attraversato una serie di rivolte, dittature e colpi di stato, e anche prima del terremoto era il più povero dell’emisfero occidentale. L’ordine è garantito solamente dalle forze di peacekeeping dell’ONU, presenti nel paese sin dal 2004, e le centinaia di organizzazioni umanitarie operano come una sorta di governo parallelo. Martelly dovrà fare i conti con un parlamento in larga parte a lui ostile.
foto: JIM WATSON/AFP/Getty Images