Le proposte del PD per l’economia

Le ha illustrate il responsabile economico del partito, Stefano Fassina, al Corriere della Sera

Il rapporto tra il Corriere della Sera e il Partito Democratico non è tranquillissimo, e la circostanza è stata rappresentata efficacemente da un recente scambio di lettere tra Stefano Fassina e Ferruccio De Bortoli. Il primo chiedeva al Corriere come mai aveva ignorato il recente Piano nazionale delle riforme presentato dal PD in alternativa a quello di Tremonti, visto che gli editorialisti del Corriere ripetono spesso che il PD è un partito senza idee. Il secondo gli ha risposto in modo piuttosto brusco: “Caro Fassina, le vostre proposte sono così innovative che passano inosservate. E lei sa che il Corriere è aperto a ogni vostro contributo. Anche il più inutile. È accaduto spesso”. Com’è e come non è, oggi sul Corriere della Sera Stefano Fassina illustra in un’intervista le proposte economiche del Partito Democratico.

Definisce le proposte trapelate in questi giorni dalle interviste di Calderoli e Tremonti «inadeguate e di sapore elettorale visto che vengono annunciate a pochi giorni dal voto esattamente come l’anno scorso». E rilancia la ricetta pd basata su un netto abbattimento del debito, il recupero delle lenzuolate di Bersani, un bonus di tremila euro per ogni figlio. Stefano Fassina, romano e bocconiano, 45 anni, cinque dei quali passati al dipartimento fiscale del Fondo monetario internazionale a Washington e da due responsabile economico del Partito democratico, non si trova d’accordo su un solo provvedimento economico del governo.

Davvero non salva nulla?
«Ci sono cose anche utili ma è come dare l’aspirina a un malato di polmonite. Che si tolga la comunicazione annuale dei contribuenti per la consistenza del nucleo familiare per carità facciamolo. Ma occorreva intervenire in profondità e all’inizio di legislatura sulla struttura fiscale senza toccare l’equilibrio di finanza pubblica».

Anche Tremonti ha annunciato provvedimenti ma non in deficit…
«E incredibile, sembra che la cultura della stabilità l’abbia inventata lui o sia comparsa con la crisi. Per noi e per l’Europa è un dato acquisito da almeno vent’anni. I nodi veri del Paese non si toccano nemmeno con questo Pnr».

Voi cosa fareste?
«Da subito avremmo posto come simbolo irrinunciabile l’abbattimento del debito pubblico senza abbandonare la crescita. L’Ocse ha calcolato che a regime le liberalizzazioni sull’economia, gran parte quelle avviate dai decreti di Bersani, possono generare ben i i punti di Pil. Se il governo, anziché fare marcia indietro, avesse proseguito, la crescita del Paese sarebbe aumentata».

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