«Internet può fare più danni di quanto pensiamo»

Europa ha intervistato Evgeny Morozov, noto critico della tesi per cui la Rete non può che promuovere la democrazia

Filippo Sensi ha intervistato Evgeny Morozov per Europa. Morozov è un popolare studioso e commentatore delle cose che hanno a che fare con la Rete e in questi anni si è distinto per il suo punto di vista realistico e disilluso riguardo le potenzialità di Internet come mezzo di promozione della democrazia. Le sue tesi sono lucide e interessanti, e si possono leggere sul blog che tiene su Foreign Policy e sul suo libro The Net Delusion.

Con la sua aria bonaria da ragazzone, Evgeny Morozov non ricorda certo l’affilata severità di Karl Popper. Eppure, leggendo il suo The Net Delusion, manuale di demistificazione dei miti che proliferano attorno alla Rete e alla sua influenza sui regime change, l’aria che si respira è proprio quella popperiana della falsificazione di luoghi comuni e idées reçues. Così questo giovane ricercatore e blogger di origine bielorussa che insegna a Stanford e scrive per le più prestigiose testate di tutto il mondo è diventato in breve tempo il watchdog di entusiasmi ed utopie che spesso attribuiscono a internet quasi una missione catartica e redentrice. Siamo partiti da qui per una conversazione sulla rete e il futuro della democrazia che anticipa alcuni dei temi che Morozov affronterà oggi al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.

Sarà l’Egitto, sarà la Tunisia, ma il treno delle “rivoluzioni di Twitter” è ripartito sui media, e non ci togliamo dal novero neanche noi di Europa. Forse un po’ del realismo che pratichi nel tuo fortunato libro può funzionare quasi da antidoto, che dici?
Non ho mai concepito il mio libro come una sorta di risposta distopica alla Fine della Storia (il best seller di Francis Fukuyama). Non mi sono mai sognato di avanzare la tesi che le dittature, una volta diventate digitali, sarebbero divenute invulnerabili alla protesta popolare e al cambiamento democratico. Sarebbe una argomentazione ridicola, resa anzi ancora più ridicola dal ruolo che essa assegna alla tecnologia come motore di eventi politici e sociali. Chiunque pensi che la tecnologia possa far regnare per sempre i dittatori sarebbe altrettanto fuori strada di chi pensa che la tecnologia serva a far trionfare i dissidenti basta che aprano abbastanza profili Facebook. Nessun tipo di controllo di internet può risolvere il problema della disoccupazione. Guardando alla Tunisia e all’Egitto, vedo due regimi che non sono stati particolarmente capaci a governare il flusso informativo (oltre agli altri numerosi errori commessi). Le cose sarebbero potute andare in modo differente se la polizia segreta di Mubarak e i suoi pierre fossero stati altrettanto dotati di quelli cinesi? Possibile.

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